𝗏𝖾𝗇𝗍𝗂.

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Watermelon Sugar - Harry Styles
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«Troppo basso», ridacchió Shoto afferrando il pacco di farina situato tra gli scomparti più alti di quella “sezione”.
Era sul punto di ribattere e dire “senti chi parla”, ma si ricordó un istante prima di pronunciare tali parole che, effettivamente, c'era una notevole differenza di altezza tra loro, per cui si limitó ad un rumoroso sospiro che divertì il bicolore.
«Quando ti è venuta in mente l'idea di fare una torta perché ho acconsentito?», domandó ironico Izuku, posando all'interno del carrello una confezione di zucchero.
«Perché in fondo mi adori»
«L'importante è crederci»

Todoroki aveva invitato il più piccolo nel suo appartamento quel pomeriggio, voleva passare del tempo con lui in un luogo più riservato e voleva non pensare negativo per un po'.
La torta era stata solo una piccola idea che non sarebbe probabilmente giunta a compimento, poiché nessuno dei due aveva minimamente idea su come cucinarne una.
Tuttavia erano in quel gran supermercato da circa trenta minuti alla ricerca di ciò che serviva, ma anche di ciò di cui si poteva fare a meno per la preparazione, per cui non potevano più tirarsi indietro. Il carrello, quindi, oltre a esser colmo di ciò che per quel giorno era essenziale, conteneva anche schifezze di vario genere.

«Non è che manca ancora qualcosa?», chiese Todoroki alternando lo sguardo tra il carrello e gli alimenti che lo circondavano.
«Spero tu sia scherzando», replicó il verde al solo udir di quelle parole, spingendo il carrello verso la corsia che conduceva alla cassa.
Shoto ancora una volta rise. Gli piaceva provocarlo, la sua espressione diveniva buffa ed era impossibile non ridere. E gli piaceva, così come ogni cosa che gli apparteneva.
«Non vieni?», lo richiamó l'altro, rendendosi conto, una volta risvegliato da quei banali pensieri, di essersi incantato a guardarlo.
Annuì e velocemente lo affiancó.

«Quanto è venuto?», chiese a Todoroki, che si era gentilmente offerto di pagare, uscendo dall'edificio.
«Non è importante», rispose eglì sorridendo, continuando a guardare la strada davanti a sé.
«Devo darti la mia par-»
«La prossima volta», lo interruppe, per poi fermarsi e guardare prima a destra, poi a sinistra e poi nuovamente a destra, prima di attraversare.
Izuku era in disaccordo. Se Shoto aveva liquidato il discorso con un “è solo un po' di spesa”, il verde, dal canto suo, era dispiaciuto per aver lasciato pagare tutto a lui. Certamente per quest'ultimo i soldi non erano un problema, ma Midoriya insistette più volte: era testardo e deciso a dargli i soldi che gli spettavano.
Alla fine, dopo aver passato i restanti dieci minuti per tornare a casa a discutere sulla questione “soldi” e “spesa”, ebbe la meglio il più grande.
«La prossima volta pago io, qualsiasi cosa sia», affermó il verde fingendosi offeso.
«Certo», rispose sarcastico l'altro, facendolo borbottare.

Giunti a casa, e posata la spesa sul tavolo, i due si guardarono per qualche secondo, quasi a volersi domandare attraverso un solo sguardo cosa avrebbero dovuto fare a “danni fatti”.
Si ritrovarono a contorcere i loro volti che assunsero un'espressione divertita, ma dopo essersi ricomposti, pochi secondi dopo, il medesimo problema sorse nuovamente.
Alla fine si decisero a cercare su internet i procedimenti, proprio come avevano fatto per gli ingredienti, e dopo poco avevano sistemato lo zucchero nel contenitore da porgere sulla bilancia, la farina all'interno della ciotola da usare, le uova lì vicino per poterle rompere in seguito e il latte in un bicchiere, che avrebbero svuotato pian piano.
Si erano muniti di sbattitore, e sperarono con tutto il loro cuore di non far volare nulla quando lo avrebbero utilizzato.

Insomma, in mezz'ora, non seppero spiegarsi neanche loro come, avevano preparato l'impasto che «modestamente, non è male», descrisse Izuku.
Impiegarono, tuttavia, altri minuti per manovrare il forno, che si erano dimenticati di accendere in precedenza e che, di conseguenza, non si era riscaldato.
Per cui dovettero aspettare ancora, sedendosi sul divano a guardare la tv, davanti a loro, spenta. Sembravano due barboni pensionati viste le loro posizioni alquanto esilaranti, ma non potevano saperlo e non c'era Bakugo a deriderli, in quel momento.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora