11.2 Mamour

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Attenzione: questa parte, se venite dalla versione precedente, l'avete già letta. È stata divisa in una sezione tutta sua per i diversi temi trattati

Note: la data è uguale a quella del capitolo 11.1

Artie

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Artie.

Jesse e Artie avevano condiviso gran parte della vita insieme: erano stati fianco a fianco sino al giorno della Cerimonia, quando Artie era stato chiamato dal Sole e gli aveva rubato tutto. Da allora, Jesse non l'aveva mai davvero perdonato.

«Non so quando ci rivedremo, Artie», gli aveva detto Jesse mentre Nova controllava la candela. «Fra la vita da accolito e gli impegni da Guardiano, non avrò più molto tempo libero.»

Artie aveva alzato le spalle e aveva sorriso. Poi, quand'era stato fatto il suo nome, gli aveva dato una pacca sulla spalla dicendogli: «Scusa, Jesse. Non so quando ci rivedremo. Fra la vita da accolito e gli impegni da Guardiano, non avrò più molto tempo libero.»

Era da stronzi, Jesse lo sapeva: ma aveva goduto come mai in vita sua quando Artie si era arreso. Per lui, era stata la conferma a ciò che andava dicendo fin da principio: Artie era una pessima scelta come accolito e, di conseguenza, sarebbe stato un pessimo Guardiano.

In un certo senso, Jesse sentiva di aver vinto. E per questo non aveva potuto trattenersi dal sorridere durante lo scontro, anche se non credeva lo avesse notato qualcuno.

Ciononostante, Jesse era un uomo buono. Pertanto, ricordando l'infanzia condivisa, sentiva fosse giusto vedere come stava Artie – poco importava se aveva avuto il pensiero di farlo a distanza di ventidue giorni dallo scontro.

Prima di lasciare casa Leblanc e andare a capire Chichi, Jesse passò dalla camera di Artie e bussò. Non rispose nessuno. Jesse aprì la porta lo stesso.

La stanza era al buio e immersa in un silenzio che di naturale aveva ben poco. Jesse accese l'interruttore e, prontamente, Artie annullò l'incantesimo del Silenzio con un gesto della mano e si affacciò dal soppalco sopra al letto, dove c'era la scrivania piena di quelle schifezze che chiamava arte.

Jesse aggrottò la fronte. «Ma disegni al buio, adesso?»

Arthur sospirò. Aveva gli occhi gonfi.

«Mi correggo», incalzò Jesse. «Adesso piangi e disegni al buio?»

Arthur strinse i pugni sulla ringhiera. «Vattene.»

«Dai, Artie. Non fare così.» Jesse gli si avvicinò. «Sono venuto a salutarti. Sto per andarmene.»

Artie soffiò una risata sprezzante. «Finito con mia sorella?»

Jesse alzò gli occhi. Aveva capito fin dal principio che Artie non approvava la relazione fra lui e Miranda. Certo, non si era mai messo in mezzo e non aveva mai cercato di separarli, ma era snervante per Jesse vederlo sempre scocciato quando lui era con Mira.

Come Acqua e FuocoWhere stories live. Discover now