14.1 Per lei

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«Sei stupenda, ma chérie

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«Sei stupenda, ma chérie

Ma chérie... Arthur non sapeva da dove fosse nato quel nomignolo, perché gli fosse saltato in testa così all'improvviso. Sapeva soltanto che adesso non riusciva più a smettere di usarlo.

Chandra gli sorrise e, avvolta solo dalle onde dei suoi capelli d'argento, a cavalcioni sul bacino di lui, tornò a baciarlo.

Ad Arthur era mancato il sapore delle sue labbra, il modo timido e delicato con cui la lingua di Chandra si intrecciava alla sua. E gli era mancato il suo corpicino, soprattutto, tanto minuto quanto invitante.

Le mani di lui, dai fianchi sottili, si spostarono ai seni. Erano più pronunciati di come li ricordava.

«Adesso possiamo tornare a casa, ma chérie», le fece, a un soffio da lei.

C'erano voluti cinque giorni ma, alla fine, era riuscito a ricongiungersi a lei ed era pronto a portare a termine la promessa fatta a Lucine Noyer.

Era cominciato tutto quella mattina, quando Arthur come ogni giorno si era piazzato sulla spiaggia scogliosa dove lui e Chandra avevano studiato l'Acqua – il luogo dove si erano innamorati – e le aveva mandato una dozzina di messaggi nella speranza che lei rispondesse. In genere, rincasava a notte fonda con un mix di delusione e voglia di riprovarci nel petto, ma quella volta non solo Chandra aveva risposto ai suoi richiami: si era persino presentata.

L'espressione di Chandra, a quel punto, si incupì. «Io non posso tornare a casa.» E si indicò la fronte, dove un cerchio nero sporcava la perfezione diafana del suo incarnato.

Arthur incurvò le sopracciglia. Col pollice, tracciò i contorni del marchio: era ruvido sotto il polpastrello, rialzato ai bordi. Chandra gemette di dolore e lui si ritirò.

«Non fa niente, ma chérie», le disse. «Troveremo un modo per cancellarlo.»

«E come? Sai che non c'è.»

Arthur rifletté. Era così che funzionava l'incantesimo d'Epurazione, purtroppo: soltanto l'artefice poteva toglierlo dalla vittima. Solo che, nel caso specifico di Chandra, Jesse Deroy non avrebbe mai acconsentito a liberarla dallo stigma a cui l'aveva costretta. E Arthur, benché fosse convinto che doveva esserci una strada alternativa, non riusciva a trovare alcuna parola di conforto.

Pertanto, tutto ciò che fece fu baciarla. «Io e la tua famiglia ti proteggeremo, ma chérie. Non devi avere paura.»

Tuttavia, Chandra non apparve per nulla contenta da quella frase. «Sarebbe stato tutto più facile, se avessi testimoniato per me come ti aveva chiesto mia madre.»

«Sai che non servirebbe a niente, Chandra», sbuffò Arthur. «Non verrei ascoltato da nessuno.»

Aveva pensato a lungo alla richiesta che gli aveva fatto Lucine, da quando aveva parlato con lei, ma non c'era modo di metterla in pratica: tutti sapevano cosa era successo a Dame Noyer, grazie a Jesse, e Arthur per di più non aveva neanche così tanta influenza sociale da far cambiare idea a un intero Ordine di fedeli di punto in bianco. Era un piano destinato al fallimento in partenza.

Di nuovo, Chandra si arrabbiò e incrociò le braccia sotto il seno pronunciato. «O forse dici così perché sai che anche questo è colpa tua

Arthur aggrottò la fronte, mentre le mani lasciavano le forme nude di Chandra per andare a poggiarsi sopra le pietre lisce su cui era seduto. «Colpa mia? Come può essere colpa mia una situazione simile?»

«Sei stato tu a insultare e prendere a pugni Sire Deroy, l'unico col potere di reintegrarmi.»

E lì, Arthur boccheggiò senza sapere come rispondere. Era vero: lo aveva fatto e, in parte, se ne era anche pentito. Ma poi ricordava il motivo che l'aveva spinto a lanciarsi all'attacco, che gli aveva annebbiato la vista quella mattina al Tempio, lasciando il pieno controllo all'istinto.

«Dovevo difenderti, Chandra. Ti ha chiamata puttana», le ricordò. «E poi conosci Jesse meglio di me, a quanto pare: sai bene che non sarebbe mai tornato sui suoi passi.»

Contro ogni sua aspettativa, Chandra non si lasciò scalfire. Il suo musetto si fece ancora più imbronciato e le iridi ancora più nere, se possibile. «Avresti dovuto supplicarlo, Artie. Tu sai quanto lui gode nel vederti umiliato.»

Arthur sbatté le palpebre. Non riusciva a credere che Chandra – sa chérie – lo stesse rimproverando per non essersi prostrato ai piedi di Jesse. Come se farlo davvero sarebbe servito a qualcosa, poi: Jesse l'aveva Epurata per ottenere il titolo a cui aspirava da tutta una vita, non perché era convinto della sua colpevolezza o aveva mal interpretato le vicende dell'ultimo Consiglio. Niente e nessuno l'avrebbe portato a desistere o, quanto meno, a mettere in discussione le sue stesse azioni.

«Le cose sarebbero andate in modo diverso se tu non gli avessi raccontato del tuo Ordine», si lasciò scappare Arthur, con un po' troppo risentimento nella voce. «Come hai potuto fidarti di lui? Avevi capito fin da subito che era uno stronzo.»

«Perché lui era lì con me, a differenza tua.» Chandra ridacchiò con gli occhi chiusi e si portò le mani sul petto; una folata di vento le scosse i capelli argentati. «E io mi sono innamorata.»

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Come Acqua e FuocoWhere stories live. Discover now