16.1 Delegato

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Erano passate tre ore dall'occupazione del Monastero della Luna, tre logoranti ore che gravano come tre lunghissimi anni

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Erano passate tre ore dall'occupazione del Monastero della Luna, tre logoranti ore che gravano come tre lunghissimi anni.

I quattro incantatori del Sole si erano ritirati negli alloggi del Sire avvolti dal mortuario silenzio dei corridoi di pietra, con l'intento di ragionare in un luogo meno accusatorio possibile. Solo che da allora nessuno aveva aperto bocca sull'argomento.

Se ne stavano lì, nel salone principale, senza neppure guardarsi negli occhi, a rimestare tutti gli sbagli della notte precedente.

Nova camminava in tondo da un capo all'altro della stanza, borbottando come un calabrone impazzito; Jesse e Miranda erano seduti al centro del divano in pelle bianca, lei avviluppata al suo braccio e lui a consumare sigarette su sigarette. Arthur era in piedi, immobile, con le spalle poggiate al muro e le braccia incrociate.

L'immagine di Chandra, con le labbra a cuoricino schiuse e la testolina argentata inclinata verso sinistra, indelebile sotto le sue palpebre. E il marchio nero, con Fuoco e sangue impresso al centro del viso da bambola, indelebile nella sua mente.

«Ragazzi.» Sua sorella Miranda. «Non possiamo continuare così.»

Nova fermò il passo, dall'altro lato del tavolinetto in vetro, di fronte alla coppietta. «Così come, Miranda? È finita. Ci siamo rovinati da soli.»

Jesse sgranò gli occhi e tirò fuori un'altra sigaretta dal pacchetto, se la portò alla bocca e l'accese tramite una scintilla dalle dita. Ne aveva fumate così tante in sole tre ore che il fondo del posacenere era diventato un tappeto di filtri gialli.

«Continuando con questo atteggiamento disfattista.» Miranda allungò una mano verso Nova. «Secondo te abbiamo qualche possibilità di risolvere la situazione se ci diamo già per spacciati?»

«Non c'è modo di risolvere la situazione», sentenziò Nova. «Forse non subito, non in questo secondo, ma prima o poi tutti sapranno quello che abbiamo fatto e allora sì che saremo spacciati.»

«Nova, datti una calmata», sbottò Jesse, la sigaretta tenuta alta dalle dita rigide. «Qui l'unico che avrà delle conseguenze sono io.»

«Certo, perché i seguaci del Sire aggressore sono sempre stati graziati.» Nova aveva ripiegato sul tipico tono acido e sarcastico, alzando le braccia. «Come ho fatto a dimenticarlo?»

«Non c'è nessun aggressore», la zittì Miranda, laconica. «Jesse ha già detto cosa chiediamo noi del Sole, basterà aspettare che-»

«Che il loro Reverendo ceda alle nostre pressioni, al solito», la interruppe Nova. «Perché è questo il modo di fare di noi del Sole, no? Proponiamo un Accordo che quelli della Luna non vogliono e aspettiamo che cedano per siglarlo; insistiamo per avere l'Equilibrio Elementale che non vogliono e aspettiamo che cedano per raggiungerlo. Sempre così, centodiciassette anni di storia tutta uguale.»

Come Acqua e FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora