13.1 Ile-et-Vilaine

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Io abito nel dipartimento dell'Ille-et-Vilaine, vicino alla città di Chantepie

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Io abito nel dipartimento dell'Ille-et-Vilaine, vicino alla città di Chantepie. Se un giorno ci ripenserai, sai dove trovarmi.

Chandra aveva dato ad Arthur delle coordinate precise, l'ultima volta che l'aveva vista. Sul momento, lui aveva dichiarato che non se ne sarebbe fatto nulla perché non aveva intenzione di tornare sui propri passi, sebbene le avesse immediatamente memorizzate.

In verità, una piccola parte di lui – la stessa che nei sogni gli ricordava che sarebbe comunque finito con Chandra – sapeva già da allora che avrebbe cambiato idea con il tempo. Anche se mai avrebbe immaginato che lo avrebbe fatto in quelle circostanze.

Casa Noyer era una semplice casetta di campagna, non sfarzosa come la villa dov'era nato e cresciuto ma neanche troppo modesta. Era graziosa, nella sua semplicità borghese.

Arthur spinse il cancelletto e attraversò il viale.

Aveva visto la famiglia di Chandra al completo in due singole occasioni: alla Cerimonia per la scelta degli accoliti e allo scontro per decretare il Guardiano. Aveva invece avuto l'onore di presentarsi alla madre – Lucine Noyer – poco prima che Chandra partisse per l'Ultimo Plenilunio. Poco prima che il loro futuro si sgretolasse fra le dita di Dundra.

Arthur era certo di non aver fatto bella impressione in nessuno dei tre casi, soprattutto nell'ultimo. Se ripensava al fatto che, in quel periodo, l'intera comunità della Luna – compresi i Noyer – lo vedeva come un approfittatore, gli veniva voglia di fare marcia indietro e svanire nell'Aria.

Se ben ricordava gli sguardi disgustati della signora Noyer, nell'unica occasione in cui avevano scambiato due parole, Arthur si sentiva sporco come se avesse davvero circuito Chandra e si pentiva di essersi presentato in casa sua senza preavviso.

Ma ormai, davanti alla porta d'ingresso, era troppo tardi per ritirarsi.

Col cuore a mille, Arthur bussò. Non era così ingenuo da credere che sarebbe stato accolto a braccia aperte dalla famiglia di Chandra, o che avrebbe affrontato con questa una conversazione semplice e lineare. Era molto più probabile che fosse prima coperto di insulti e poi, nella migliore delle ipotesi, ascoltato – oppure che l'avrebbero lasciato a marcire dietro alla porta finché non se ne fosse andato per esaurimento.

«Chi è?» chiese una vocina dall'altro lato, che lui ricondusse subito alla sorellina di Chandra.

Arthur si spostò davanti allo spioncino, con una mano in tasca e l'altra sullo spallaccio dello zaino. Non si presentò: era certo che Elara – se ricordava bene il suo nome – lo avrebbe riconosciuto subito.

Ci fu un attimo di silenzio.

«Vattene.»

«Elara, ti prego», provò Arthur, avvicinandosi alla cornice della porta come se, così facendo, la ragazzina avesse potuto sentirlo meglio. «Devo parlare con i tuoi genitori.»

Come Acqua e FuocoWhere stories live. Discover now