Hugo

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La testa mi scoppia, letteralmente.
Ricordo poche cose di ieri sera.
L'unica cosa certa è questa mora al mio fianco che dorme beatamente con solo il lenzuolo addosso e la bottiglia di vino semi vuota poggiata al tavolino di vetro di questa suite.
Le manette di pelo rosa sono ormai rotte e posate sul tappeto bianco ai lati del letto.
Non mi è sembrata una cattiva idea fare quel pit stop al sexy shop con lei.
Diciamo che su alcuni oggetti ci siamo trovati in sintonia.
Ora ho un paio di manette rotte, un foulard di pizzo per coprire gli occhi, un frustino e un paddle a forma di cuore. Di questi ultimi credo le si vedano ancora i segni su quel culo perfetto che sporge dal lenzuolo di raso.
Ricordo che mi ha chiesto di andare a casa mia e ricordo anche la mia sonora risata mentre le rispondevo "No bellezza, casa mia si chiama mia per un motivo"
Dopo averle palpato il sedere donandole uno dei miei baci migliori non si è opposta e siamo arrivati qua, non prima di aver rubato qualche bottiglia di vino dal buffet della serata di beneficenza al quale ci siamo incontrati.
Essere socio dell'azienda di papà porta con sé molte rotture quanti benefici.
Negli ultimi tre mesi sono sempre stato in viaggio per lavoro tra Inghilterra, Francia ed ora Barcellona.
Essendo i mesi estivi direi che non posso proprio lamentarmi.
Mio fratello Marco non ne voleva sapere di venire in Spagna mentre io non mi oppongo a dieci giorni di bella vita e ne ho approfittato anche per salutare i nonni che non vedevo da un po'.
Mentre la ragazza dorme ancora dò uno sguardo al tablet per visionare i punti fondamentali della riunione di questa mattina.
Sono impeccabile negli affari ma quando cala la sera posso essere chiunque io voglia e godermi ciò che la vita mi pone sulla strada, che sia una bella donna, o due, che sia una bottiglia di vino o un whisky invecchiato su una terrazza mentre ascolto musica di ogni genere.
Una cosa è certa le donne non devono mai essere le stesse, nessuna ha mai avuto il mio numero e sono chiaro fin dall'inizio riguardo le mie intenzioni.
Nemmeno una, tra le svariate conquiste, ha mai rifiutato le condizioni anche se, qualcuna, ha trovato il modo di ricontattarmi chiedendomi anche solo un'altra sera di sesso senza pretese.
Qualcuna mi chiama "Dio" altre "Lucifero" ma tutte vogliono sempre il secondo e il terzo round quindi deduco che questi nomi possano essere dettati dal mio saperci fare.
Non per vantarmi, ma mi do da fare con il sesso come sul lavoro.
In ufficio mi dedico molto alla perfezione e stimolo gli altri per ottenere sempre il massimo e adoro essere gratificato.
La ragazza si sta svegliando, non ricordo il suo nome (come sempre) , mi rifugerò sul classico "tesoro" che non dispiace mai.
Dopo averle ribadito che non le darò il mio numero si riveste ed esce.
Ho ancora trenta minuti prima di dover andare alla riunione di questa mattina.
Entro in doccia non prima di aver inviato un messaggio a Jonas, il mio assistente, chiedendogli di farmi avere in stanza un completo per la riunione.
La mattinata scorre alla perfezione, riesco anche a far firmare il progetto ai nostri nuovi clienti e dagli sguardi che mi lancia la loro assistente credo anche di sapere come finirà la mia serata.
Quando si presenta nel mio ufficio dopo la riunione sembra ancora più provocante di quanto avessi notato, mi avvicina la mano per presentarsi.
Quel nome mi rimbomba nelle orecchie, il cuore si blocca, mi tremano le mani.
Riesco solo a farfugliare delle parole a caso ed esco di fretta dall'ufficio.
Salgo nell'auto e a Jonas basta uno sguardo, mi deve portare a casa.
Immediatamente.
Ho bisogno di sfogarmi ed è meglio che io lo faccia contro un sacco nella mia palestra che con qualcuno di reale.
Fortunatamente anche qui nella casa di Barcellona ho una stanza con qualche attrezzo e il mio fidato sacco da box.
Arrivo a casa e so già dove andare, lungo il tragitto mi levo selvaggiamente la giacca e le scarpe, e quando arrivo davanti al sacco sferro un pugno senza neanche il guantone.
Intanto il suono rimbomba ancora nella mia testa e mi scoppia come se mi fossi sgolato tre bottiglie di vino
"Anna, che nome di merda Anna!"
E mentre sento le nocche bruciare continuo a sferrare un gancio ancora più potente ringraziando Dio che il mio terapista mi abbia aiutato a canalizzare la mia rabbia così piuttosto che su qualcuno.
Con questa forza temo che nessun uomo ne sarebbe uscito vincitore.
Dopo quasi un'ora, non sento più le mani, vado finalmente verso la doccia e mentre il sangue si mescola con l'acqua quello stato di angoscia che speravo si fosse spento fa capolino.
Sento un ringhio che mi sale dal cuore, e lì mi ricordo chi sono.
"Io sono Hugo Esperanza, non ho più un cuore. Io non voglio nessuno vicino a me." É il mantra che mi ripeto da una vita ormai.
L'unico modo in cui ho concesso alle donne di far parte della mia vita è solo una notte e via.
Perché in una notte e via sono altre le emozioni che prendono il sopravvento, e il cuore, seppur continuando ovviamente a battere, non ha il tempo di reagire per niente e nessuno.
E sono io ad aver scelto tutto questo, e ogni giorno che passa so di aver fatto costantemente la scelta giusta.

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