Carrie

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Non sono riuscita a stargli lontano, avevamo bisogno di tutto questo.
Bramavano la nostra vicinanza come mai prima d'ora e dopotutto sento di aver fatto la scelta giusta.
Riprenderemo l'argomento del nostro allontanamento, questo è certo.
Ma pensare di vivere sotto lo stesso tetto senza viverci mi stava facendo mancare l'aria.
Seduti in quel terrazzo con Sophie e Marco che si tenevano abbracciati mi ha letteralmente destabilizzato.
Non avrei mai pensato, visto il mio carattere, di farmi scivolare addosso in questo modo quel gesto ma sto cercando di vederlo dalla sua prospettiva e, se è vero il detto che nelle situazioni ti ci devi trovare, forse lo comprendo.
Ora, usciti dalla doccia, sembra essere tutto normale.
Lui che non mi toglie gli occhi di dosso e presta tutte le sue attenzioni su di me rendono il tutto sempre dannatamente stupendo.
Mi vesto mentre lui, già pronto, mi osserva seduto sul letto con i suoi meravigliosi occhi verdi.
Raggiungiamo Sophie e Marco nel salone e Hugo mi fa accomodare con loro sul divano.
"Allora ragazze vi spiegheremo brevemente come si svolgerà il lavoro da domani" Spiega Hugo mentre il fratello lo raggiunge accanto alla finestra.
Visti così, uno vicino all'altro inizio a notare qualche somiglianza, il taglio degli occhi e la forma del viso come anche le spalle larghe.
"Si ragazze, come diceva Hugo domattina dedicheremo le prime ore per svolgere in smart working tutti gli impegni o i progetti che avremo dovuto portare a termine.
Dopo pranzo, invece, avrete accesso nei vostri computer ad alcuni file personali dell'azienda dove visioneremo al dettaglio le entrate e le uscite degli ultimi cinque anni.
Qualsiasi anomalia o discordanza la segneremo in un altro file creato appositamente, per poi controllarne i risvolti a fine giornata."
Sophie si schiarisce la voce prima di parlare.
"Scusa amore ma non capisco. Perché se ci sono delle persone qualificate e pagate per farlo abbiamo noi questo compito? Non fraintendermi, non mi dispiace tutto questo -mentre con il dito indica tutta la casa- ma lo sai che sono curiosa."
Marco sorride dolcemente a Sophie ma è Hugo a prendere la parola, solo che il suo tono si è fatto più rigido e sembra incupirsi.
"Non avete nulla da temere Sophie, ma non fate domande. Come puoi capire, se stiamo controllando le finanze di nostro padre sostanzialmente, non possiamo fidarci di chiunque. Potrebbe aver speso duecento euro per un regalo di Natale a mia madre e non aver scaricato le spese. Chiunque del reparto contabilità porterebbe a galla la cosa creando problemi su eventuali tasse non pagate o motivazioni di movimenti in uscita, diverse da ciò che sono realmente state."
Decido di intervenire per smorzare gli animi.
"Sophie purtroppo è così. Mia madre una volta per sbaglio ha usato la carta dell'hotel per un giorno intero di shopping sfrenato, per vizi personali e varie spese. Al commercialista il mese dopo stava per esplodere la gola per quanto le ha urlato. Sono spese ingiustificate uscite da conti che devono e hanno solo uno scopo."
Mi avvicino a Sophie che ora sembra aver capito e le metto una mano sulla spalla.
"Tranquilli ragazzi, vi aiuteremo noi."
E con quest'ultima frase il mio stomaco emette un brontolio assordante udibile da tutti.
Scoppiamo a ridere e Hugo ci propone di cucinare qualcosa
tutti insieme.
In cucina non manca assolutamente nulla, le dispense sono piene di ogni ben di Dio.
Optiamo per preparare una buonissima pasta alla carbonara che allieterà i nostri palati accompagnata da un ottimo vino rosso.
Mangiamo nel tavolo da pranzo tutti insieme e, una volta terminato e sistemato, la giornata inizia a farsi sentire.
Siamo tutti molto stanchi e provati.
Fumiamo un ultima sigaretta nel balcone, Sophie e Marco si allontanano dandoci la buonanotte mentre io e Hugo rimaniamo ancora qualche minuto.
Come se mi leggesse nella mente mi prepara una tisana allo zenzero per farmi rilassare prima di andare ufficialmente a dormire.
Un bacio e un abbraccio dopo riapro gli occhi ed è già mattina.
La nottata è volata ma fortunatamente il sonno sembra esser stato perfetto perché mi sento molto riposata.
Hugo dorme ancora.
Sono solo le 6:30 e non ho neanche ben capito questo nuovo modo di lavorare a che ora comincia.
Mi alzo comunque dal letto assonnata e, dopo una breve sosta nel bagno ed essermi coperta con un felpa pesante, salgo sul terrazzo per prepararmi il primo caffè di questa strana giornata.
Sento dei passi nelle scale, è Sophie che, con gli occhi ancora chiusi, mi raggiunge con il suo pigiama rosa in pile.
Finisco l'ultimo sorso di caffè e le sussurro un sorridente buongiorno.
Mi risponde con una voce impercettibile.
"Vuoi un caffè?"
Annuisce solamente, sembra il mio riflesso.
Glielo preparo e glielo avvicino alla poltrona sul quale si è seduta e mi accendo una sigaretta.
Ad ogni sorso che beve, si schiarisce la voce fino ad arrivare al suo tono normale.
"Non riuscivo a riprendere sonno, ti ho sentita salire e ho preferito venire qua che continuare a sentire Marco che russava. Deve aver molti pensieri. Gli capita solo nelle giornate più impegnative."
"Tesoro è normale, sai che spavento anche per lui sapere della casa, sapere che potevi essere nella tua stanza quando è successo tutto, non voglio neanche immaginarlo."
"Si lo so bionda, ma qualcosa non mi convince. Questa storia dei conti è sospetta, c'è qualcosa che mi sta nascondendo. Ne sono certa. Adesso torno in camera e vedrai che saprò esattamente come farlo parlare."
Ammicca verso di me e mi lascia sola nel terrazzo.
Ho intuito quale sarà il suo modo e, in quell'esatto momento Hugo fa un balzo nel terrazzo e sento il suo cuore martellare da qua. Come mi scorge, seduta sulla poltrona, si porta una mano al petto e si ricompone.
Mi alzo e vado verso di lui.
Lo raggiungo e gli stringo le braccia attorno al collo.
"Ehi, che succede?"
Temporeggia alla mia domanda, quasi stesse preparando la risposta giusta ma forse è solo la mia immaginazione a crederlo.
"Io, credevo, io ho fatto un incubo."
Ha gli occhi terrorizzati, quel verde che di solito mi infonde sicurezza hanno un luccichio diverso, più cupo, più buio.
"E cosa succedeva in questo incubo?"
"Beh, ecco tu, mi avevi abbandonato. Mi continuavo a girare senza mai trovarti ed ero spaventato."
Le parole escono lente dalle sue labbra, quasi balbettate dalla paura.
Cerco di rassicurarlo, questa paura nei suoi occhi mi ha dato ancora una volta la consapevolezza del suo sentimento per me.
"Ehi, tranquillo. Sono qui, ad un passo da te e non vado da nessuna parte"
Con queste ultime parole mi prende in peso e mi porta nella nostra stanza.
Mi avvicino al suo orecchio e lo bacio sul collo.
"Sarò sempre qua, non temere. Non scapperò più da te. Finché lo vorrai io sarò accanto a te."
Il suo cuore riprende a martellare.
"Piccola, io, io ti..."
Non gli faccio finire la frase, ma dal bacio che ci stiamo dando in questo momento so che la cornice del nostro puzzle si è appena ricomposta e nessuna mano maldestra potrà più distruggerla.
Poi tra un bacio e l'altro mi lascio sfuggire anche io quelle due parole.
"Anche io tesoro, anche io."
Con questa frase mi fa sua con il corpo e con il cuore.
Finalmente ci siamo ritrovati in tutti i modi possibili.
Finalmente siamo tornati.
Finalmente non ci è servita la panchina ed il frappè al cioccolato.
Finalmente ci amiamo.

Ti voglio vicinoWhere stories live. Discover now