Carrie

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Ha ancora la bocca spalancata, non si aspettava questa risposta e a dirla tutta, nemmeno io.
Devo fare qualcosa, devo trovare il modo giusto per sdrammatizzare la situazione.
È il mio corpo ad aver parlato, è lui che vorrebbe avvicinarsi, baciarlo davvero, ma il cuore e la mente non sono in sincro.
"Sai Hugo, purtroppo però le vite hanno avuto tutti questi aspetti, tutte queste delusioni. E non esiste una macchina del tempo per riaggiustarci, serve solo tempo..."
Mi alzo piano dalla panchina e lo guardo, ha finalmente serrato le labbra e ripreso un colorito normale.
"Dai forza, -lo incito-, domani ci aspetta una lunga giornata a lavoro. Sarà meglio rientrare"
Si alza, mi guarda per un istante "Certo. Hai ragione. Sarà meglio andare"
La strada sembra più infinita, c'è un silenzio assordante in auto, lui non parla, io non parlo, spero solo la pensi come me.
Non è momento, per nessuno dei due, ma non mi dispiacerebbe parlare ancora ogni tanto. Sono stata bene, questo è certo.
Segue le mie indicazioni fino a casa, e mi lascia al portone del palazzo.
Come se ci fossimo messi d'accordo, Sophie e Marco parcheggiano dietro di noi levandomi, a loro insaputa, dal classico imbarazzo che racchiude il momento del saluto.
Apro la portiera, lo guardo.
Ha la mascella contratta, e le mani stringono il volante come se da un momento all'altro potesse sparire, sembra teso.
"Grazie per la serata, Hugo. Davvero...grazie"
La presa diventa più morbida, la mascella si rilassa. Si volta verso di me.

"Grazie anche a te. Alla prossima cena!" Sorride, si riferisce alla mia battuta.
"Ci vediamo domani, buonanotte", mentre chiudo lo sportello l'eco della sua risposta si mischia al saluto di Marco, che riapre lo sportello e dopo aver parlato con il fratello, saluta Sophie e vanno via insieme.
Mi avvicino a Sophie "È tutto ok? Come mai ha lasciato l'auto qua?"
"Ci ha lasciato le chiavi, domattina io e te andremo con questa meraviglia rossa fiammante in ufficio. Hanno una riunione presto con Hugo e ne approfittano ad andarci insieme."
Saliamo le scale fino al secondo piano e apriamo il portone.
Entro nella mia stanza per poggiare le mie cose e sento Sophie che grida dal bagno.
"So cosa stai cercando di fare Signorina. Spostare l'attenzione su Marco non ti salverà dall'interrogatorio. Mettiti pure il pigiama. Ti aspetto sul divano bionda"
Sorride con le braccia conserte facendo capolino nella mia stanza.
Anche da piccole era così, quando succedeva qualcosa dove lei non era presente mi attendeva un vero e proprio interrogatorio. Da bambine usavamo proprio la lampada della scrivania come se fosse la luce di un commissariato, la madre8 guardava un po' troppi polizieschi. Poi da grandi siamo passati alla tattica del divano, senza luce ma con i popcorn.
Chi fa la domanda mangia, chi deve rispondere non tocca neanche un popcorn. Ci si passa la ciotola in base al turno.
E dal ticchettio del microonde capisco che li sta già preparando.
Mi accomodo sul divano mentre lei arriva con la ciotola colma di popcorn fumanti.
"Allora bionda, mi spieghi come sei finita sull'auto di Hugo?"
Acchiappa una manciata di popcorn e attende.
"Ehm, allora...hai presente la foto che mi hai mandato?
Beh, quando l'ho aperta ero con lui fuori dalla villa, si voleva scusare per le mail, pensavo non lo avesse notato ma si è accorto che piangevo. Poi dopo che alcuni presenti si sono riversi fuori per la pausa dell'asta mi ha chiesto se volessi andare via con lui e ho accettato"
"Risposta esaustiva signorina, ma non basta. Perché ci sei andata? Cioè so che il gene degli Esperanza spicca in bellezza, ma visto il precedente, e conoscendo il tuo lato orgoglioso, non pensavo lo perdonassi così facilmente. Oppure ha fatto già qualcosa per farsi perdonare e non vuoi dirmelo?!?!?"
Mi punzecchia un fianco facendomi il solletico.
"NO! Tesoro, sei completamente fuori strada. Non mi ha sfiorato neanche con un dito. Ha capito che ci vuole molto più di questo gesto galante per farmi sbollire. È stato al gioco, mi ha offerto una cena e un gelato. Abbiamo parlato un po' e mi ha portata a casa. Fine!"
"E tu vorresti farmi credere che quell'uomo palestrato, tatuato e abbronzato non ti faccia nessun effetto? Per favore bella, puoi mentire a te stessa ma non di certo a me"
Non so nemmeno io quale sia l'effetto.

È un insieme talmente ampio di sensazioni che non so come descriverli, soprattutto perché ci metto molto ad aprirmi con le persone e questa serata ha avuto dei risvolti nuovi, per lo meno per me.
"Mi conosci. In dodici ore un uomo non può farmi cambiare. Sai quanto mi ci vuole per sbloccarmi, prendere confidenza e aprirmi con qualcuno"
Spero ci creda, non saprei come spiegarle delle confidenze che ci siamo fatti, della naturalezza che ho sentito nel raccontargli tutto.
Non era mai successo prima, ma alla fine della serata l'angoscia ha fatto il suo ritorno, la rabbia per la storia delle mail e il fatto più grave. Non lo conosco.
Certo, so qualche suo segreto, ma un uomo che manda quelle mail, e che, a suo dire, è circondato da donne non fa proprio per me.
Roberto è stato l'unico, certo qualche storiella prima c'è stata, ma nulla di serio o importante. Alla fine, avevo diciotto anni quando ho dato il mio primo bacio, e venti quando mi sono fidanzata con Roberto.
Non sono proprio la classica tipa da botta e via, come credo invece che siano le ragazze che frequenta Hugo.
A questo pensiero un piccolo brivido mi si annoda nello stomaco.
Se non fossi così allibita potrei pensare sia gelosia.
"Va bene bionda. Per oggi ti lascio andare! Ma non è finita qua. Me lo sento"
Eccola qui la mora del mio cuore, l'unica che non smetterò mai di amare incondizionatamente.

Ci sorridiamo e mentre vado verso il balcone penso che si, credo abbia ragione, non è finita qua.

Ti voglio vicinoWhere stories live. Discover now