Carrie

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Ho preferito dirglielo io... era giusto sapesse ciò che è accaduto con Anna direttamente da me.
Non appena la mia bocca ha pronunciato quel nome si stava alzando immediatamente dal pavimento.
Gli ho preso il polso fermando la sua risalita e si è riseduto.
"Ti prego, non scattare così. Resta un attimo qui"
Mi sta fissando negli occhi e ogni tanto mi asciuga una lacrima con un fazzoletto da taschino.
"Hai ancora il segno sulla guancia, è molto arrossato. Dovresti metterci del ghiaccio. Dai alziamoci da qua, andiamo via."
Mi solleva piano tenendo strette le mie mani. Poi d'istinto lo abbraccio, non piango sul calore del suo petto ma mi sento come rigenerata. Le sue braccia mi avvolgono, non parliamo, non è necessario.
Dopo poco mi allontano lentamente da lui e apro la porta, le urla di Sophie e il suo abbraccio mi riportano alla realtà.
Marco mi abbraccia e insieme mi portano alla macchina. Hugo ci segue qualche passo dietro.
Ci sediamo in auto e aspetto che Hugo salga con noi, invece si avvicina al finestrino.
"Metti qualcosa su quel rossore così domattina non ci sarà più il segno. Io ho una cosa da fare ora. Buonanotte"
Senza darmi il tempo di reazione sparisce nel buio del parcheggio.
Arrivati a casa mi metto una tuta larga e comoda beige, le pantofole e vado in balcone.
Mi domando dove sia Hugo, non dovrebbe interessarmi lo so, ma forse, se fosse venuto qua a casa con noi, mi avrebbe fatto capire qualcosa... invece mi ha lasciata così.
Non posso avanzare pretese, non siamo nulla e di certo lui non ha amiche con cui parla senza arrivare al dunque.
L'altra sera è stato un caso, anche se nelle sue parole sentivo sincerità, magari era solo una tattica d'approccio recitata molto ma molto bene.
Sophie e Marco mi convincono a mangiare qualcosa e a restare un po' sul divano con loro. Non appena si distraggono sgattaiolo nel balcone, ho bisogno di aria pulita a contemplare il nulla.
La testa come sempre sta andando più veloce, i pensieri vengono fermati però dal suono del campanello.
Guardo il telefono, le 23:00. Visto l'orario è Marco ad alzarsi per aprire. Io sbircio dalla porta del balcone restando seduta nella sedia di plastica.
Quando Marco si sposta riesco a vedere oltre lui, è Hugo, in una tuta grigia, sembra un ragazzo come tanti. Mi giro verso la città, magari è qui per altro e non voglio illudermi di un qualcosa che non è.
Dopo poco sento la porta del balcone chiudersi e un peso si adagia sulla sedia affianco a me.
L'accendino scatta e una sigaretta mi arriva tra le mani, poi la sedia si sposta di fronte a me, alzo lo sguardo e i suoi occhi mi sembrano diversi.
"Ehi, tutto ok?"
Sorride "Certo che vuoi tenerti stretto il soprannome di Supergirl per molto tempo eh? Sei tu che sei stata presa a schiaffi e chiedi a me se è tutto ok..."
"Mi sembri strano, sto solo cercando di capirti"
"È complicato capirmi. Sto cercando di risolvere la situazione che si è creata oggi ma ci vuole del tempo. Anna non è una persona semplice e affrontarla di petto può portare solo a peggiorare le cose. Ho parlato per ora con un amico in comune. Mi ha detto che l'altra sera lui l'ha portata alla serata nella villa di mio padre e dopo quindici minuti si è fatta venire a prendere. Di sicuro è lei ad averci visto e oggi era qui semplicemente con l'intento di ferire te. Credo proprio di poter giurare sul fatto che sapesse anche della mia assenza in ufficio"
Mi sembra tutto così assurdo.
"Come può darle fastidio? Qualsiasi cosa abbia visto insomma... La causa della vostra rottura è proprio lei, come può avere queste reazioni sapendo di essere nel torto?
"Anna è così, lei deve essere il centro del mondo di chiunque. Anche se di quel mondo non ne fa parte. Era molto tempo che non ricompariva. Di sicuro è di nuovo sola!"
Una brezza inizia a raffreddare la nottata, lui deve aver notato un mio sussulto.
"Entriamo dentro o ti congelerai"
Sophie e Marco non sono più nel divano e io d'istinto cammino verso la mia stanza.
Mi segue senza parlare, mi metto sul letto e lo guardo.
Neanche la luce dell'abatjour lascia intravedere un minimo difetto, questa tuta poi segna esattamente i punti giusti.
Si avvicina e si sdraia accanto a me. Ci mettiamo entrambi sul fianco, faccia a faccia.
Poi la sua domanda mi lascia senza parole "Posso riabbracciarti?"
Ricordo la sensazione provata nel bagno, annuisco, senza parlare. Un suo braccio passa sotto il mio collo mentre l'altro mi avvolge la schiena e mi tira a se.
Mi addormento così, con il battito del suo cuore e le sue labbra che poggiano sulla mia fronte.
Apro gli occhi al suono della sveglia, la mano d'istinto cerca il calore di un petto che non c'è più.
Mi alzo sperando di trovarlo in sala ma ad attendermi ci sono solo Sophie e Marco.
Mi sorridono e mi fanno notare che il rossore è scomparso.
Vorrei chiedere se sanno a che ora è andato via Hugo ma non voglio condividere con nessuno ciò che è accaduto...almeno non per adesso.
Ci stiamo avvicinando, questo è certo. Stiamo vivendo il nostro tempo, con rispetto e verità. E sento che forse è esattamente questo di cui ho bisogno ora.
Mi preparo per l'ufficio, mi vedo più carina del solito oggi quindi opto per un vestito nero con dei diamanti in vita, dei collant decorati e i miei immancabili stivaletti neri.
Un leggero trucco e un po' di profumo e siamo pronti ad uscire.
Arriviamo al parcheggio dell'ufficio, la macchina di Hugo si affianca alla nostra e subito dopo un'altra auto fa il suo ingresso nel piazzale ancora sgombero.
Scendo dall'auto, mi sto per avvicinare a salutarlo.
Gli sorrido, ma un rumore di tacchi che rimbomba nell'eco del parcheggio lo blocca dal contraccambiare.
Sono quasi arrivata a lui quando una donna gli si piazza davanti, e posa le sue labbra sulle sue mentre lo abbraccia.
Riconoscerei quell'altezza e quei capelli ovunque ormai.
È Anna.
Non voglio vedere se lui contraccambia, se le mette le mani chissà dove.
Ho solo voglia di uscire dal parcheggio.
Non stiamo insieme, quindi? Qual è il mio problema? È forse un inizio di gelosia?
Mi volto, Sophie mi fissa e capisce all'istante.
Mi prende sotto braccio e facendo finta di cambiare discorso mi porta fuori dal parcheggio, mentre sento la voce di Hugo che mi chiama, continuo a camminare verso il giardino sotto l'ufficio.
Sto per avere un attacco di panico e ho solo bisogno di allontanarmi un attimo.
Ormai so come superarli e questo sembra essere un po' troppo forte vista la dinamica.
Non è il mio ragazzo, siamo entrambi liberi e il fatto che stanotte ci siamo addormentati abbracciati non significa assolutamente nulla.
Mi siedo su una panchina e inizio a respirare con Sophie ma sento un dolore forte nel petto.
So cosa accade dopo, mi conosco. Ho bisogno di piangere ma non è questo il momento. Vedo Hugo che viene verso la panchina seguito da Marco, d'istinto levo la mano dal petto.
Nessun uomo avrà più la soddisfazione di vedermi piangere per lui.
Ingoio l'ansia cercando di non perdere il controllo, mi accendo una sigaretta deviando la mente a pensieri felici con molta difficoltà.
Reprimo le lacrime che sento e indosso gli occhiali da sole che fortunatamente ho portato con me.
Mi alzo quando Hugo è a due passi da me, sta per dire qualcosa, mi volto e cerco di dare felicità alla voce, come quando chiamano i clienti in hotel. Il sorriso nella voce rende felici agli occhi degli altri anche nella più pessima delle giornate.
"Forza ragazzi o faremo tardi. Chi vuole un caffè prima?"
Mi incammino verso il bar e sento Sophie che mi elogia a denti stretti
"Bravissima bionda!"

Ti voglio vicinoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ