Hugo

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Ho continuato a fissarla mentre vedevo la fitta nuvola di pensieri che le passava sulla testa.
C'è qualcosa che non va, credo molto sia dipeso da quella foto o forse potrei essere io il suo problema...
Spero non sia così, ogni minuto che passa sento che c'è un tassello in più che ci accomuna.
Ho delle emozioni contorte.
Non ho un cuore; quindi, so che non è per nessun motivo amore, ma sento che non è la classica tipa da botta e via e non so più come gestire queste emozioni. Non so più come ci si rapporta con una donna se non per il sesso.
Finalmente torna in sé, vuole iniziare a giocare.
Sono pronto!
Non è vero, ora che mi fissa mi sto letteralmente sentendo male.
"Allora Signor Esperanza, c'è qualcuno nella sua vita sentimentale?"
Deglutisco a fatica, ma ho deciso di essere sincero e sarà ciò che farò.
"Sentimentale no, sessuale diciamo che ho una vita molto attiva"
Le si arrossano le guance e credo stia trattenendo il respiro.
"Ok, molto conciso nelle risposte. Si aspetti lo stesso trattamento dopo. Passiamo oltre, Cosa ci faccio io qua?"
Bella domanda, cosa ci fa lei qua. Cosa ci faccio IO qua?!
Non riesco a parlare, mi si sta già seccando la gola.
"Gioco il jolly", i suoi occhi si fanno tristi, credo.
Sospira, si passa una mano tra i capelli e continua.
"Perché si sfoga su un sacco da box?"
Vorrei rispondere a monosillabi, ma dopo voglio sapere tutto di lei. Devo cercare di ampliare le mie risposte.
Mi volto guardando il giardino e inizio a parlare, in un modo in cui non mi sarei mai aspettato.
"Un po' di tempo fa ero fidanzato con una ragazza, mora, occhi scuri, alta. Il suo nome è Anna, siamo stati insieme per quattro anni. Gli ultimi mesi qualcosa non andava, io ero sempre in viaggio per lavoro ma cercavo di essere presente il più possibile ma lei sembrava diversa, sembrava...cambiata. Una sera il suo telefono ha squillato, le arrivarono dei messaggi, non mi ero mai permesso di controllarle il telefono. Ma il sesto senso alle volte non sbaglia..."
Sento lo schiocco dell'accendino, mi passa la sigaretta già accesa, in rigoroso silenzio. Sta rispettando i miei spazi.
Ne accende una anche per sé e capisco di dover continuare...
"Quella sera non dovevo essere a casa, lei viveva da me. Era la prima convivenza e non mi dispiaceva affatto. Ero rientrato in anticipo da una trasferta ed evidentemente chi mandava i messaggi non ne era a conoscenza. I messaggi erano molto chiari, nulla da immaginare, un botta e risposta che, viste le lunghe docce di Anna, mi hanno consentito di arrivare a leggere discussioni lunghe sei mesi.
Non era tanto il tradimento a fare male, ma la persona.
Lui, il mio migliore amico, colui che mi era stato accanto da bambini e che continuava ad essere nella mia vita ancora al tempo. Non ci potevo credere! Sono uscito di casa, furioso arrabbiato e frustrato. Sono arrivato da lui, ho sfondato la porta del suo appartamento a calci e lo stavo per picchiare. Forse per compassione, forse per quella briciola di umanità che avevano lasciato viva, ho iniziato a colpire il muro. Sempre più forte. Fino a rompermi tutte le ossa della mano destra. Il giorno dopo ho buttato fuori Anna e tutte le sue cose e ho contattato un terapista. É lui ad avermi insegnato a focalizzare la rabbia. Ha provato anche a farmi tornare un cuore, ma non è riuscito nel suo intento."
Sento una mano leggera attraverso la giacca che mi sfiora il petto, poi si avvicina al mio orecchio "Credo ti porterò in ospedale, qui dentro qualcosa batte. Lo sento. E se non è un cuore è molto più preoccupante la faccenda."
La guardo e mi sta sorridendo, non è compassione, è quel sorriso sincero che ti danno le persone oneste. Strappa un sorriso anche a me e si ricompone nella sua posizione da domanda.
"Ultima domanda e nessun jolly... male Signor Esperanza, molto male..."
Si sfrega le mani come per la più abile delle strategie e la sferra, così, senza diritto di replica o di contestazione.
"Se tu riavessi il tuo cuore, se potessi tornare ad amare senza usare, se Anna non fosse mai esistita, ora, qui... cosa faresti?"
Tutto mi aspettavo ma non questo... ma so esattamente cosa farei ora se avessi un cuore, se sapessi di non portare solo delusione e sofferenza o peggio, di riceverne io stesso...
"Ti bacerei, ora e adesso."
I suoi occhi mi stanno osservando, ho contato trenta espressioni diverse in dieci secondi, poi parla.
"Mi è concessa un'altra domanda extra?" , le sta piacendo questo modo di comunicare, e credo piaccia anche a me.
Annuisco e non credo davvero che quelle parole possano essere uscite da quelle meravigliose labbra rosee...
"Ma, tu, mi hai visto bene?"
Pensare che Carrie non veda ciò che vedo io è inconcepibile.
"Assolutamente sì! Vista -le sfioro i capelli- e rivista"
Le do un bacio sulla testa e si alza di scatto...
Vedo che si sistema la maglietta e tira la giacca quasi a voler renderla un vestito. Ho capito i suoi dubbi, ma se lo avessi ora le porterei uno specchio gigante e la mostrerei ai suoi occhi come la vedono i miei.
Lancia il pacchetto di sigarette sulla panchina e si mette nel muretto di fronte a me. Se allungassi le gambe di poco ci sfioreremo tant'è vicina.
"Dai forza, mi esorta. Tocca a te"
Voglio cercare di restare sugli stessi temi che ha toccato lei, piano e con delicatezza.
"Allora Signorina..."
"Lorena -ribatte lei- Lorena"
"Benissimo Signorina Lorena, le rifletto la domanda, c'è qualcuno nella sua vita sentimentale?"
Guarda in basso... "Non più, né in quella sentimentale, né in quella sessuale... ti risparmio una domanda...guarda che brava giocatrice"
Mi guarda e recupera il suo sorriso. Ora devo giocare sporco, mi dispiace per lei ma ho bisogno che giochi subito il jolly perché alla domanda vera voglio che risponda, ho bisogno che risponda.
"Quante volte ti tocchi al giorno?"
"Ma sei serio??? Jolly jolly, assolutamente jolly!"
Il mio sorriso parla chiaro, è fregata...e lo percepisce.
"Ribadisco, sei proprio un coglione"
"Allora Signorina Lorena, chi è colui che oggi le ha fatto scendere quelle due lacrime sul telefono alla villa?"
Scuote la testa, e un misto tra incredulità e beffardaggine le si disegna in volto. Prende un bel respiro e si rimette accanto a me.
"Ero fidanzata con Roberto per 12 anni, ad una settimana circa delle nozze ho scoperto, proprio come te, una lunga lista di messaggi, video, foto con la rossa con cui ora si è fidanzato. É passato un mese e mezzo da che ho scoperto tutto. L'ho chiamato, gli ho chiesto di tornare a casa con una scusa e quando è arrivato ho sfuriato mostrandogli tutte le prove. Non ha battuto ciglio, non si è neanche scusato. Credo non vedesse l'ora che lo scoprissi. Ho lanciato tutta la sua merda dal balcone..."
La voce le si sta strozzando, respira una, due, tre volte e si ricompone. Le accendo una sigaretta e gliela passo, lo stesso gesto che lei ha fatto per me...
Mi poggia una mano sulla gamba come a voler ringraziare e continua. "Dopo trentasei giorni, ho preso l'aereo per raggiungere Sophie qua, non riuscivo più a stare in quella città, in quella casa e lavorando in famiglia non ho dovuto dare molte spiegazioni sul motivo del perché dovessi andarmene. Stavo bene fino a che qualche giorno fa Sophie non mi ha mostrato una foto di loro due, a Tenerife, che dichiaravano di festeggiare i primi tre mesi del loro amore. Ed è lì che mi sono sentita ancora più stupida ai miei occhi e agli occhi di tutti i centosettanta invitati che, di certo, avranno visto la foto.
E poi oggi la batosta, l'anello. Non ce l'ho fatta. L'amore non si spegne con la rabbia, per quello ci vuole tempo. Prima che arrivi l'odio si passano varie fasi, e ancora io non ne ho superate neanche la metà. Di sicuro ora c'è un odio verso l'intero genere maschile; quindi, non ti vantare di questa serata perché, te l'ho detto, me ne devi offrire di cene per recuperare"
Si volta verso di me e sorride, come può aver passato tutto questo e continuare a sorridere.
"Woooo, vai altra domanda", si carica da sola. É una forza della natura.
"Ok Supergirl, andiamo avanti"
Rifletto se sia la domanda giusta, se farla o meno. Poi le parole escono senza filtro.
"Se non avessi sofferto così tanto, se non odiassi il genere maschile, se non ci fosse stato un Roberto nella tua vita...ora...qui, cosa faresti?"
Si rimette a gambe incrociate sulla panchina, mi guarda e pronuncia quelle esatte parole.
"Ti bacerei, ora e adesso."

Ti voglio vicinoWhere stories live. Discover now