Hugo

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Morto.
Ecco come preferirei essere in questo momento che la vedo dentro l'ascensore.
Il suo profumo penetra nelle mie radici, tra milioni di persone lo riconoscerei, sempre.
Quando l'ascensore si ferma e le porte si aprono spero davvero che anche lei stia andando al parcheggio, ma quando sento la sua presenza accanto alla mia capisco che non è così.
Le nostre dita si sfiorano per un misero istante e non si tengono strette una con l'altra come pochi giorni fa.
Esce dell'ascensore e quando penso che le porte siano chiuse sollevo finalmente lo sguardo e lei è davanti a me, lontana, mi fissa e ha gli occhi lucidi.
Piango senza rendermene conto.
Arrivo alla macchina e non riesco a ragionare.
Decido di andare a casa, il mio sacco mi restituirà un po' di pace.
Forse.
Mi libero dai vestiti, indosso un pantalone di tuta e scendo nella palestra.
Inizio sferrando un pugno, poi un altro e un altro ancora.
Sento il respiro tornare costante e la testa inizia a pensare.
Per cosa sto soffrendo?
Perché mi manca lei?
Per la voce di quello stronzo dall'altra parte del telefono?
Per il suo viso quando mi ha visto baciare quella ragazza?
Per il suo sguardo di oggi?
Non riesco a darmi una risposta, non riesco a scegliere un'unica opzione.
È un insieme di cose.
Mi fermo all'ennesima fitta alle nocche, prendo il telefono e faccio ciò che non avrei mai pensato.
Marco risponde dopo pochi squilli.
"Ehi, che succede? Non mi chiami mai"
Ha ragione, ma ho davvero bisogno di lui ora.
"Puoi venire da me? Ho bisogno di parlarti."
Non faccio in tempo a finire la frase che dall'altra parte arriva la sua risposta.
"Cinque minuti e sono da te"
Salgo verso casa e aspetto Marco nelle scale, con una sigaretta in una mano e l'altra avvolta nel ghiaccio sintetico.
Quando arriva scende dall'auto in pochi secondi e si fionda da me.
"Che succede? Stai bene? Hai fatto a pugni?"
Sposta lo sguardo verso la mano e poi riguarda il mio viso.
"Diciamo di sì, ma sono certo che il sacco starà bene. Ho bisogno di parlarti. Devo sapere e sono certo che tu puoi aiutarmi"
Si acciglia e poi si siede accanto a me.
"Ringrazia che sei mio fratello, davvero. Ieri ti avrei preso a pugni in faccia quando ti ho visto con quella. Ma si può sapere che ti è preso? Pensi che non mi sia reso conto del tuo cambiamento dopo che Carrie è entrata nella tua vita? C'è qualcosa tra voi, me lo sentivo. Dopo ieri ne ho avuto la conferma.
Ora spiegami"
"Diciamo che se mi avessero fatto scommettere su un mio cambio improvviso per una donna, avrei assolutamente riso in faccia al mio interlocutore. Poi invece è apparsa, e io mi sono perso nei suoi occhi.
Ho confidato molte cose a lei e lei ha fatto lo stesso con me. Siamo stati due giorni in viaggio insieme e lei mi ha fatto capire che stavamo andando oltre, che per lei ci fosse qualcosa di più."
Mi blocca e si volta verso di me.
"Immagino invece che tu abbia fatto al tuo solito, dicendole che per te non era lo stesso. Vero?"
"Non proprio, le ho fatto capire che sentivo qualcosa ma che avevo bisogno di tempo. Che non sapevo identificare cosa fossimo. Ma poi lei è partita..."
"E tu per due giorni di assenza ti sei sentito in diritto di lasciare alle spalle ciò che potevate essere?"
"No, io l'avrei aspettata. Lei non mi ha spiegato perché è dovuta partire e io non ho voluto pressarla. Ma poi la sera l'ho chiamata, e dall'altro capo del telefono ha risposto Roberto e lì mi sono dato le risposte che lei non mi aveva dato. Era lì per lui, ed io, come un coglione, la stavo aspettando invano"
Mi mette una mano sul ginocchio.
"Frena, frena! Ma che stai dicendo? Ero presente quando Carrie ha chiamato Sophie. Non ha assolutamente menzionato questa telefonata. Ha spiegato che era partita perché i genitori hanno visto Roberto entrare a casa, nella loro casa, e lei ha dato di matto.
Abbiamo scoperto che era in Sardegna solo perché si è fatta sentire appena aveva risolto."
Credo di avere una strana espressione in viso perché mi continua a fissare.
"Ti spiego, lei è arrivata a casa e ha scoperto che lui era ancora lì, ubriaco e afflitto visto che la sua ragazza lo aveva lasciato.
Lei ha provato a mandarlo via subito ma lui non sentiva ragione. Alla fine, ha chiesto di avere indietro alcune delle sue cose. Lei è andata nella camera, ha buttato tutto in un sacco della mondezza e glielo ha lanciato addosso. Quando lui se n'è andato, lei ha cambiato la serratura di casa e ha chiamato Sophie. Ci ha detto che poi, subito dopo, avrebbe chiamato te. Ma immagino che non vi siate parlati...mi sbaglio?"
Non si sbaglia, affatto.
Il mio orgoglio ha prevalso sulla verità, la mia testardaggine ha peggiorato la situazione e non le ho dato modo di spiegare.
"Immagino quindi che quel coglione le abbia preso il telefono mentre lei raccoglieva tutte le sue cose. Dimmi, ora, come ti senti?"
Una tra le cose che mai avrei pensato in tutta la mia vita include il piangere davanti a mio fratello.
Ma è proprio ciò che sto facendo.
Mi abbraccia, non so da quanto tempo non accadeva.
"Ehi, Carrie sta male ma sono certo che parlandone risolverete. Dovete capirvi e sistemare le cose. Siete molto spensierati quando siete insieme ed è ciò di cui entrambi avete bisogno per accantonare il passato."
Ha ragione, ma temo che il perdono non lo meriterò così facilmente.
"Grazie mille Marco. Ne avevo bisogno."
"Ora c'è qualcun'altro che ha bisogno di te, dovete solo ritrovarvi"
E con quelle parole si alza e se ne va.
Entro a casa e non riesco a credere a nulla.
Come posso essere stato così superficiale nella valutazione di quello che è successo?
Sotto il getto dell'acqua, in doccia, cerco di capire come riavvicinarmi a Carrie.
Non sarà facile ma deve sapere la verità, deve sentire tutto ciò che mi passa per la testa ora e soprattutto deve ascoltare le mie scuse.
Di nuovo.
Mi vesto e d'istinto prendo le chiavi della macchina.
Esco e mi metto alla guida.
So esattamente dove andare, le ho scritto nel biglietto che saprà dove trovarmi, se lo vorrà.
Ed è proprio lì che andrò.
Se non sarà stasera, primo o poi verrà.
Ne sono certo.

Ti voglio vicinoWhere stories live. Discover now