Hugo

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Sono sdraiato nel letto, non riesco ad addormentarmi.
Troppi pensieri mi tengono sveglio.
Ho riflettuto molto sulle parole di Carrie.

Il tempo, serve tempo.
Dalle sue parole ho potuto capire il suo modo di vedere e vivere l'amore, dodici anni, le nozze.
Devo starle lontano, lei non ha bisogno di me. La farei soffrire, per quanto le immagini di lei su di me completamente nuda non mi dispiacciano affatto, so che poi non saprei darle altro che sesso.
E lei non è come tutte le altre.
Devo starle lontano, il mio carattere le rovinerebbe quel bellissimo sorriso che ha.
Devo starle lontano, non vorrei mai essere io la causa delle sue lacrime, e so che, stando con me, ne verserebbe parecchie e non potrei sopportarlo.
Devo, devo, devo.

Ma ce la farò?
Oggi su quella panchina era come stare nudi in mezzo ad una strada gremita di gente senza alcuna vergogna...
Mi ha fatto sentire diverso, e vorrei davvero riprovare per vedere se tutto ciò si ripresenterebbe o no...
Credo che siano anni che la mia testa non elabora dei pensieri così profondi riguardo me o riguardo una donna.

Apro gli occhi, tutto quel pensare alla fine deve avermi fatto addormentare.
C'è già un messaggio di Marco, tra trenta minuti sarà qui e andremo insieme alla riunione.
Per lo meno oggi con tutti questi impegni sarò lontano dall'ufficio e lontano da Carrie. Dovremo finire le riunioni verso le 17 e a quell'ora in ufficio non ci sarà più nessuno.
Mi preparo con un abito gessato blu, camicia bianca e cravatta blu e mentre sto sistemando il nodo Marco suona.
Preciso come un orologio da taschino.
Usciamo subito e arriviamo alla riunione in anticipo di dieci minuti.
Questa giornata sembra procedere alla perfezione, la prima riunione ha portato i frutti sperati. Un accordo con una compagnia di volo ci garantirà un continuo sponsor sulle maggiori tratte.
Il pranzo si è svolto in un ristorante in centro con i finanziatori inglesi con cui avevo trattato in Spagna.
Alle 15 altra riunione per dei cartelloni pubblicitari riguardo i servizi che offriamo e la giornata, senza rendercene conto, volge al termine con un accordo inaspettato tra mio padre e un consulente di una banca americana al telefono.
I nostri servizi fiscali e il settore pubblicitario vanno alla grande.
Marco sta cercando di contattare Sophie da un po', sta iniziando a preoccuparsi quindi cerchiamo di rientrare il più in fretta possibile in ufficio, manca ancora un po' alla fine del turno quindi dovrebbe trovarsi la.
L'auto rossa di Marco è nel parcheggio, si fionda all'ascensore e lo seguo subito dietro.
Arriviamo al piano degli uffici, sembrano deserti ma si sentono delle grida provenire dai bagni.
Una ragazza ci intercetta nel corridoio "C'è qualcosa che non va nel bagno ma la porta è chiusa"
"Scusami ma dove sono tutti?" Chiede Marco preoccupato.
"Suo padre ha chiamato, visti i vostri risultati di questo pomeriggio ci ha fatto uscire prima. Sono tornata perché avevo dimenticato la borsa e ho sentito le grida"
Mentre Marco parla con la ragazza, vado verso i bagni.
Sento nitidi tre pugni su una porta, e poi il suo nome che viene chiamato da Sophie.
"Carrie...Carrie apri la porta ti prego"
Mi fiondo sul bagno, la prima porta è blindata ma ha un difetto nella maniglia. Due calci ben assestati sulla serratura e si apre all'istante.
Sophie sta seduta in lacrime davanti la porta del bagno, corre verso di me ma mi accorgo che mi supera.
Marco è dietro di me.
"Aiutatemi a farla uscire di là, vi prego"
Busso piano alla porta ma sento solo il suo lungo pianto.
Sophie e Marco si avvicinano. Lei ci fa cenno di allontanarci dalla porta e inizia a raccontare.
"Stava facendo la prova di una presentazione per domani con le ragazze. Ad un certo punto è arrivata una ragazza che cercava te, l'ho sentita mentre raggiungevo Carrie e le altre.
Poi non so perché una di loro ha iniziato a fare supposizioni riguardo te e Carrie. L'ha insultata, le hanno detto che se è qua è perché viene a letto con te, che hanno visto come eravate vicini ieri sera.
Lei ha cercato di difendersi e difendere te con molta tranquillità. Poi la ragazza che ti cercava l'ha chiamata puttana e in meno di un battito di ciglia le ha sferrato due schiaffi in piena faccia. Non volevo crederci, pensavo si difendesse invece è chiusa qua dentro da quasi un'ora."
Busso piano alla porta, dall'altra parte si sente sussurrare "Chi è?", la sento spezzata in due.
"Ehi Supergirl, sono io. Posso?"
La sento piangere ancora un po', dopo poco la serratura scatta e la porta si socchiude.
É seduta accanto al lavandino, una marea di fazzoletti sparsi sul pavimento, il trucco colato e le unghie tutte rovinate dalla rabbia.
É così vulnerabile.
Ha lo sguardo verso il pavimento, mi siedo di fronte a lei.
"Allora Signorina Lorena, facciamo il gioco delle tre domande?"
Alza di poco il volto, ha un mezzo sorriso che si mescola al pianto.
Il suo sguardo si sposta sul mio, fa male vederla così.
"Non servono tre domande. Era Anna, è stata Anna"

Ti voglio vicinoWhere stories live. Discover now