Niente che ti assomigli

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Niente che ti assomigli

Simone si domanda spesso chi sia il fenomeno - si fa per dire - che ha stabilito che si diventa maggiorenni a diciotto anni.

Se lo chiede spesso perché lui diciotto anni li ha appena compiuti e si sente ben lontano dall'essere un adulto.

Soprattutto in quel momento, mentre sta provando una camicia dietro l'altra domandandosi quale lo faccia sembrare meno idiota. Gli adulti non dovrebbero farseli questi problemi, non quando il motivo per cui si vuole sembrare lontanamente decenti è un ragazzo.

Sbuffa guardandosi allo specchio. In un anno non è cambiato niente: è sempre lo stesso idiota che sbava dietro a Manuel Ferro, consapevole che non otterrà mai nulla.

O meglio, che non otterrà mai cosa vuole. Perché in realtà qualcosa in quei dodici mesi l'ha ottenuto, ma è ben lontano da ciò che si aspettava e sperava.

Suo padre entra in camera senza bussare e Simone gli scocca un'occhiata infastidita.

"Scusa" dice Dante. "Volevo solo avvertirti che io sto uscendo. Vado a cena con Anita, poi rimango a dormire da lei, così voi potete festeggiare fino a tardi. Ma ricordati che ora sei maggiorenne, se succede qualche casino ne rispondi tu!"

"Sì, papà" risponde Simone scocciato. "La nonna?"

Dante fa una smorfia. "Stasera è da Lombardi. Penso che non mi abituerò mai a questa situazione."

Simone ride perché in effetti anche lui sta faticando parecchio ad abituarsi all'idea che sua nonna esca con un suo insegnante (e che abbia una vita sentimentale più appagante della sua).

"Manuel dorme qui, vero?" chiede Dante.

"Sì. Non corri il rischio che arrivi all'improvviso a interrompere qualsiasi cosa tu e sua madre abbiate intenzione di fare" risponde Simone. Si dà un'ultima occhiata allo specchio e poi dice: "Sembro almeno decente vestito così?"

"Stai benissimo. Su chi devi fare colpo?"

Simone gli lancia un'occhiata eloquente e richiude l'anta dell'armadio, mentre suo padre aggiunge: "Perché se si tratta di Manuel, credevo che ormai quella fase fosse passata. Dorme qui almeno tre sere a settimana, e vorrei ricordarti che le pareti di questa casa sono sottili."

"Papà!" esclama Simone, coprendosi il volto per la vergogna.

Ovviamente si aspettava che suo padre avesse intuito qualcosa, che avesse capito ciò che stava succedendo tra lui e Manuel, ma sperava di non doverne parlare.

Dante lo ignora e prosegue: "Quindi penso che tu abbia già fatto colpo su di lui."

Simone non risponde. Sarebbe troppo difficile - e imbarazzante - spiegare a suo padre che lui e Manuel non stanno insieme, che semplicemente vanno a letto insieme ogni volta che si trovano da soli in una camera da letto, che Simone spera sempre che quelle notti non finiscano mai e che puntualmente rimane deluso. Sarebbe troppo doloroso spiegargli che ha provato più volte a dire a Manuel che vorrebbe qualcosa di più, ma che lui ha sempre evitato l'argomento fino a quando anche Simone si è stancato di affrontarlo.

Sarebbe troppo triste ammettere che, a soli diciotto anni, è già arrivato al punto di accontentarsi piuttosto che pretendere ciò che vuole e che merita.

Quindi non risponde. Annuisce con un cenno, come a dare ragione a suo padre, e finge che vada tutto bene. Anche se in realtà non va più bene da un po'.


***


Organizzare una festa a casa è stata una decisione decisamente più furba che rubare le chiavi della scuola e organizzare una festa lì. Forse la maturità dei diciotto anni si vede anche da quello.

I was blind before I met youWhere stories live. Discover now