Dimmi che mi ami

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Dimmi che mi ami

Dopo tanti anni, ormai Manuel conosce Simone alla perfezione.

Sa qual è il suo colore preferito, qual è il primo film che ha visto al cinema, come si chiamava il pesciolino rosso che aveva quando faceva terza elementare.

Sa che non gli piacciono i pistacchi ma ama il gelato al pistacchio, che adora la pasta al forno, che la sua bibita preferita è il tè alla pesca ma che quando mangia in un fast food ordina la coca cola.

Sa che la prima parola che ha detto è stata papà, anche se non gli piace ammetterlo per via del rapporto burrascoso che ha sempre avuto con suo padre.

Manuel sa quasi tutto di lui, eppure molte cose sono ancora un mistero.

Ad esempio non sa quando ha dato il suo primo bacio o a chi. Non sa quando ha iniziato a capire che gli piacevano i ragazzi, se è stato quando ha conosciuto lui o c'è stato qualcun altro prima. Non sa quando esattamente Simone si sia reso conto di essere innamorato di lui.

E poi c'è un'altra cosa che lo assilla. Non sa come mai quella sera al cantiere, la sera della loro prima volta, Simone gli abbia detto di volergli bene quando in realtà in quegli occhi Manuel ci vedeva molto di più.

Sono passati più di due anni da quella sera, eppure Manuel se la ricorda come se fosse qualcosa di molto più recente. Ricorda bene Simone che gli dice: "Non ti lascio perché ti voglio bene", così come ricorda il suo sguardo che sembrava invece urlargli: "Non ti lascio per ti amo."

Dopo quella sera, sono passati sei mesi prima che Manuel aprisse gli occhi e si rendesse conto di volere Simone al suo fianco, e non come amico. Ma da quel momento è passato quasi un anno prima che Simone gli dicesse di amarlo per la prima volta, e solo dopo che era stato Manuel a dirlo per primo.

Manuel si è sempre domandato come mai Simone avesse aspettato tanto quando era ovvio che fosse innamorato di lui già da tempo, ma non ha mai avuto il coraggio di chiederglielo.

Fino a quella sera.

Gli esami di maturità sono finiti qualche ora prima. L'ultimo a fare l'orale è stato proprio Simone, visto che era stata estratta la lettera C e lui era di conseguenza finito in fondo alla lista.

Non sanno ancora i risultati ma ormai, nel bene o nel male, è un capitolo chiuso. Quindi si sono riuniti tutti a casa di Simone, con una quantità imbarazzante di alcolici - che Dante ha finto di non vedere mentre usciva di casa - e stanno festeggiando la fine di quella forma di tortura altrimenti conosciuta come esame di maturità.

Manuel ha bevuto qualche bicchiere in più di quanti ne potrebbe reggere, confortato dal fatto che dormirà a casa di Simone e non dovrà guidare per tornare a casa. Ma non ha considerato che oltrepassare quella linea sottile tra lucidità e piacevole ebbrezza gli avrebbe anche fatto venire voglia di esternare tutti i suoi pensieri.

"A volte penso che Simone non mi ami quanto lo amo io" dice Manuel mentre sta parlando con Chicca, ancora dignitosamente sobria.

"Io invece penso che dovresti lasciar pensare gli altri, perché a quanto pare tu non ne sei più in grado" risponde lei.

Sono in veranda, seduti su una panchina di vimini che la nonna di Simone ha sistemato lì.

"Dico davvero, Chicca. Lo so che mi ama, lo vedo da come si comporta. Ma non lo dice quasi mai, solo quando lo dico io per primo" dice Manuel mangiandosi un po' le parole.

"E questo che significa? Non deve per forza dirtelo. Un sentimento non va via se non lo si pronuncia ad alta voce" dice Chicca.

Manuel sbuffa come un bambino che sta facendo i capricci. "Lo so. Ma è così strano che voglia sentirmelo dire ogni tanto?"

I was blind before I met youWhere stories live. Discover now