La vita non è un film

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La vita non è un film



Manuel non ha idea di come sia finito in quella situazione.

Il lenzuolo lo copre fino alla vita, la sua pelle è ancora sudata dopo l'amplesso, il respiro affannato. La mente confusa.

Come ha fatto a ritrovarsi in quella situazione dopo che per mesi non ha fatto altro che dire che i ragazzi non gli piacciono?

In realtà, se ci pensa bene, lo sa come è successo.

È iniziato tutto la sera del compleanno di Simone, con un bacio impulsivo di cui Manuel quasi non si è reso conto all'inizio.

Si sentiva frustrato, non amato, non capito. E Simone era lì, a dirgli che gli voleva bene.

È stato un gesto automatico sporgersi verso di lui, baciarlo, quasi a volerlo ringraziare perché nonostante tutto Simone per lui c'era sempre stato.

Ciò che era successo dopo era stato un po' meno impulsivo.

Le carezze incerte, i sospiri che si infrangevano sulla pelle, i gemiti.

Manuel si era fatto trascinare dallo sciame di farfalle che aveva sentito nello stomaco quando aveva baciato Simone. Ma non aveva fatto le cose senza riflettere.

Ogni gesto era stato accompagnato da mille domande che Manuel aveva scelto di non ascoltare. Perché in quel momento, tra le braccia di Simone, aveva preferito godersi la sensazione di essere amato piuttosto che dare ascolto ai propri dubbi.

Ma il giorno dopo le domande erano tornate, più forti, più prepotenti. E Manuel non era più riuscito a togliersele dalla testa.

Ecco come era finito in quella situazione. Ecco perché, a distanza di tre mesi si ritrovava in un letto singolo troppo piccolo per due persone, accanto ad un ragazzo.

Aveva dato ascolto alle domande e aveva capito di non avere le risposte. Quindi le aveva cercate a modo suo.

E, per quanto possa sembrare assurdo, il sesso aveva iniziato a dare le risposte di cui aveva bisogno.

"Sei già sveglio?"

La voce del ragazzo accanto a lui arriva leggera, quasi avesse paura di svegliarlo davvero nel caso non si fosse già svegliato per conto proprio.

Manuel si stropiccia gli occhi con una mano poi si volta e annuisce dicendo: "Sì. Già da un po', in realtà."

"È presto."

"Lo so, ma devo tornare a casa."

Si alza dal letto cercando i vestiti con lo sguardo. Sono disseminati per tutta la stanza, segno della rapidità con cui si sono spogliati la sera precedente.

Non ci sono stati gesti lenti, romantici. È stato tutto rapido, senza sentimenti.

Un atto meccanico.

E in fondo Manuel sa benissimo perché è stato solo un atto meccanico, senza sentimenti.

Perché quel ragazzo non è Simone.

A dire la verità, Manuel non ricorda nemmeno come si chiama.

Qualcosa con la G. Giorgio, forse?

Non ne ha idea.

Si sono conosciuti alla festa di istituto del liceo Da Vinci, la sera precedente. Manuel ricorda che si sono presentati, ma la musica era troppo alta e non è certo di aver capito il nome. L'altro ragazzo gli ha detto che frequenta un altro istituto, ma che si è imbucato alla festa grazie a suo fratello che frequenta il quarto anno al Da Vinci.

I was blind before I met youWhere stories live. Discover now