Un motivo per restare

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Un motivo per restare

Il giorno in cui Simone viene dimesso dall'ospedale, è un giorno strano per Manuel.

È come se non stesse accadendo davvero, come se Manuel stesse guardando Simone che recupera le sue cose da quella camera con gli occhi di un'altra persona.

Si sente come se le scene davanti a lui fossero prese da un film e lui non fosse altro che un inerme spettatore.

Forse è perché ha aspettato - sognato - quel momento così tanto che ora gli sembra impossibile che stia accadendo davvero.

Ha il timore di svegliarsi da un momento all'altro e di rendersi conto che in realtà il tempo non è passato, che è ancora su quelle scomode sedie della sala d'attesa ad aspettare che Simone si svegli.

Osserva Simone aggirarsi nella stanza, controllare di aver preso tutte le sue cose, ma è come se non fosse veramente lì e quasi non lo sente quando dice: "Penso di aver preso tutto."

Manuel si riscuote solo quando si accorge che Simone lo sta fissando con la fronte aggrottata e l'espressione un po' confusa, tipica di chi si è reso conto che il suo interlocutore non lo sta ascoltando.

"Sì, scusa, dicevi?"

"Va tutto bene?" chiede Simone.

"Sì, certo" risponde distrattamente Manuel, e Simone finge di crederci.

Richiude il borsone in cui ha gettato dentro i pigiami e le tute sgualcite che ha indossato durante il ricovero, mentre pensa a quanto sia assurdo che lì dentro fino a qualche settimana prima teneva la roba necessaria agli allenamenti di rugby. E ora invece non sa nemmeno quando potrà tornare a giocare.

Manuel lo guarda silenzioso. Forse un po' troppo silenzioso, perché Simone continua a gettargli occhiate confuse.

Alla fine, spinto dal coraggio ma soprattutto dalla paura di perderlo di vista, dice: "Posso venire a casa con te?"

Simone lo guarda per un attimo, sembra indeciso su come rispondere, ma alla fine acconsente. E Manuel si sente più leggero.


***


Manuel ha già dormito a casa di Simone. Anzi, sarebbe più giusto dire che quella cameretta con il letto estraibile e tutti quei poster di rugby attaccati alle pareti, Manuel la sente un po' come se fosse casa sua.

Eppure, quando quella sera entra in quella stanza, si sente un estraneo.

Prima dell'incidente, Manuel non aveva mai avuto paura di dire o fare qualcosa in presenza di Simone. Ora invece si sente come se dovesse soppesare ogni parola, ogni azione, come quando ci si trova davanti a uno sconosciuto e non si sa come potrebbe reagire.

Non hanno parlato di quello che è successo tra loro - né della notte al cantiere, né del litigio del giorno seguente - e se Manuel in un certo senso è grato di non aver affrontato l'argomento, dall'altra parte deve ammettere che la consapevolezza che tra loro ci siano delle cose non dette lo rende inquieto.

È come se tra loro si fosse creato un muro invisibile. Riescono a vedersi, riescono a parlarsi, ma c'è sempre qualcosa tra loro che li tiene distanti.

La prima volta in cui Manuel è andato a trovare Simone in ospedale, si era preparato un discorso pieno di scuse e belle parole per fargli capire quando fosse pentito e dispiaciuto di ciò che aveva detto. Ma appena era entrato nella sua stanza, Simone aveva sorriso come se non aspettasse altro che vederlo e Manuel non se l'era sentita di affrontare il discorso e rischiare di rovinare di nuovo tutto.

I was blind before I met youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora