Di capelli biondi e verità svelate

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Di capelli biondi e verità svelate

Manuel è un ragazzino cresciuto troppo in fretta, questo lo sa bene.

Se ne rende conto quando sente i suoi compagni parlare dell'ultima felpa firmata che hanno acquistato con i soldi della loro paghetta, mentre lui una paghetta non l'ha mai avuta; se ne rende conto quando va al bar con gli amici e tutto quello che può permettersi è un caffè perché è la cosa che costa meno; se ne rende conto quando ripensa alle bollette pagate in ritardo, agli avvisi di sfratto, ai tempi - nemmeno poi tanto lontani - in cui ha lavorato per Sbarra pur di aiutare sua madre. Se ne rende conto anche quando torna a casa dopo la scuola e il suo primo pensiero è sapere come sta sua madre, perché negli anni ha imparato che sua madre viene prima di qualsiasi altra cosa e che spetta a lui prendersene cura.

Manuel è un adulto nel corpo di un diciottenne. Poco importa che a diciotto anni si venga considerati effettivamente adulti.

La maggior parte dei diciottenni non ha la minima idea di cosa voglia dire essere adulti. Manuel invece lo ha imparato molto tempo prima.

Quindi Manuel, che ormai è a tutti gli effetti un adulto, proprio non capisce che gusto ci trovino i suoi compagni di classe a fare giochi come Obbligo o Verità, in cui sostanzialmente bisogna scegliere l'umiliazione migliore: fare qualcosa dietro ordine di qualcun altro, o mettersi a nudo raccontando una verità che probabilmente era destinata a rimanere un segreto.

Quella sera di dicembre, durante il diciassettesimo compleanno di Luna, ovviamente finiscono per giocare a Obbligo o Verità.

Manuel ci prova in tutti i modi a convincere il gruppo a giocare a qualcos'altro. Gli andrebbe bene qualsiasi altra cosa, anche il Gioco del Drago nonostante sia consapevole che probabilmente sarebbe l'unico a reggere per più di un giro.

Ma ovviamente nessuno lo ascolta e ovviamente tutti decidono di giocare a Obbligo o Verità. Perché per loro, che a differenza di Manuel sono davvero ancora dei ragazzini e non sono cresciuti troppo in fretta, a quanto pare è divertente obbligare gli amici a svolgere compiti stupidi o raccontare qualcosa che è rimasto nascosto fino a quel momento.

"Io passo" dice Manuel prendendo una birra dal tavolo e sedendosi sul divano, a pochi passi di distanza dal punto in cui i suoi amici si sono seduti per giocare.

"Dai, Manuel! Non fare sempre l'asociale" dice Chicca.

"Non sono asociale. È che non mi va di giocare."

"Perché? Hai qualcosa da nascondere?"

In effetti, a pensarci bene, Manuel qualcosa da nascondere lo ha.

La notte trascorsa con Simone quasi un anno prima, ad esempio.

Tutti i pensieri che ha iniziato ad avere dopo quella notte, oppure lo stomaco in subbuglio ogni volta che sta accanto a Simone.

Sono solo alcuni esempi delle verità che si tiene dentro e che preferirebbe non dire.

"Non ho niente da nascondere. Solo che sto gioco non mi piace" risponde Manuel prima di bere un sorso di birra.

Chicca scrolla le spalle. "Va beh, come vuoi. Se cambi idea..."

"Non la cambio."

Non ci pensa nemmeno a cambiarla e a rischiare di parlare troppo.

Rimane seduto sul divano per buona parte della serata a guardare i suoi amici giocare - e stranamente divertirsi - tra una confessione e qualche penitenza idiota.

Poi, all'improvviso, la sua attenzione viene attirata dalla voce di Matteo che dice: "Simone, obbligo o verità?"

È la prima volta che la bottiglia che stanno facendo roteare sul pavimento indica Simone.

I was blind before I met youWhere stories live. Discover now