Capitolo II

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Esistono degli attimi durante la giornata che rendono il confine tra realtà e irrealtà molto labile, come una linea tratteggiata che puoi superare per qualche metro, ma dalla quale non puoi veramente allontanarti e l'alba è uno di quelli.

O meglio, i pochi minuti prima dell'alba. Quando il sole non è ancora sorto, ma la sua aura dorata inizia ad espandersi sui tetti delle case allontanando le ombre della notte.

È un istante di attesa, di speranza in un giorno migliore, di voglia di riscatto, ma è anche un attimo di malinconia: saper di dover tornare ad indossare la maschera che ogni sera l'uomo si concede di togliere quando nessuno può più giudicarlo.

In quel momento, quando si è ancora se stessi e si guarda il cielo schiarirsi viene spontaneo chiedersi se per un giorno, uno solo, va bene mostrarsi a nudo, rivelare la propria anima, poi però il sole si innalza nel cielo e quella luce diventa troppo acceccante per non coprirsi; per non nascondersi.

Forse è per quello che Zack ama la notte.
Lì, tra le ombre ed il buio, può smettere di sorridere, può irrigidire i muscoli ed autocommiserarsi. Non che ne abbia il diritto visto che è arrivato a quel punto per le sue scelte -e non se ne pente-, ma a volte è bello potersi lamentare senza che nessuno ti rinfacci i tuoi sbagli o ti guardi impietosito.

Certo, se volesse davvero sfogarsi Ezra e Gordon lo ascolterebbero senza indugio -il secondo è solo restio ad ammetterlo-, ma è consapevole che nemmeno loro riuscirebbero a decifrare tutti i suoi sorrisi e forse è meglio così; c'è davvero troppo disordine lì sotto che spesso nemmeno lui riesce a raccapezzarsi.

Tuttavia, di una cosa è certo: non vuole essere frainteso da Christopher. Non sa esattamente il perchè, ma c'è qualcosa che lo attira di lui -e non si riferisce solo alla sua bellezza stratosferica-.

Per questo si trova nel parco retrostante del conservatorio alle 6:30 del mattino, dondolando da un piede all'altro per non addormentarsi. In casi normali basterebbe il vento freddo a tenerlo sveglio, ma dato che ha solo un paio d'ore di sonno sulle spalle e non è affatto un tipo mattiniero, quest'impresa si sta rivelando più difficile del previsto.

Fortunatamente viene salvato dall'eco di passi cadenzati sul ciottolato ed alza la testa giusto in tempo per vederlo girare l'angolo dell'edificio facendo jogging.

Mandando un bacio mentale ad Ezra per la dritta, aspetta che sia più vicino prima di alzare una mano e richiamarlo a gran voce.

Christopher si blocca sul posto guardandosi attorno e quando lo nota una piccola ruga gli si forma tra le sopracciglia.

"Woah, devi avere una gran forza d'animo per correre a quest'ora" esclama Zack falciando la distanza che li separa e tentando di non soffermarsi su come la tuta bianca gli fasci perfettamente quel corpo allenato.

"Il conservatorio è ancora chiuso".

"Lo so, ma io sono qui per te".

Una scintilla di curiosità gli illumina lo sguardo, ma veloce com'è apparsa scompare. "Per me?".

Zack annuisce eccitato rivelando un sacchetto marrone che teneva nascosto dietro la schiena e da cui proviene il dolce aroma del té caldo. "Tadà, ti ho portato la colazione".

Christopher alza un sopracciglio.

"Non so che dolci mangi, ma non mi sembri un tipo a cui piace la panna o il cioccolato, quindi ti ho preso un muffin ai mirtilli, sperando tu non sia allergico ai mirtilli... o ai muffin. C'è qualcuno che è allergico ai muffin? Forse alla farina o al lievito. Ecco, avrei dovuto prendere qualcos'altro, comunque i-".

"Perchè?" chiede atono. È maleducazione interrompere qualcuno che sta parlando, ma ha la sensazione che questo ragazzo potrebbe andare avanti ore se non gli si dà un freno.

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