Capitolo XVII

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Christopher vorrebbe tanto darsi uno schiaffo, ma neanche quello può cancellare l'immagine del viso di Zack dalla sua mente, un viso deturpato dall'imbarazzo ed arrossato dalla vergogna, perchè lui non ha saputo tenere a freno la lingua e ha dovuto dire forse la cosa più stupida e sbagliata che andava detta in un momento del genere.

Non forse.

Sicuramente era la cosa più stupida e sbagliata, perchè poteva benissimo star zitto e se l'avesse fatto magari adesso non sarebbe sdraiato sul letto a fissare il soffitto come un idiota che ha perso un'occasione d'oro.

Sospira e si copre gli occhi con il braccio.

Guardarlo salire sulla metro forzando il sorriso più falso che gli abbia mai visto fare è stato, poi, ancora più brutto, specialmente dopo avergli detto che con lui non ha bisogno di mentire. Ma che senso ha avuto fare quel discorso se poi è lui stesso che lo ha costretto in quell'angolo?

Ora deve solo sperare che Zack non inizi ad evitarlo, anche se ne avrebbe il pieno diritto dopo l'imbarazzo a cui l'ha sottoposto.

A quel pensiero le sue labbra si piegano ironicamente in un sorriso. Curioso come si siano invertiti i ruoli. Ad un certo punto Christopher ha smesso di essere l'inseguito ed è diventato l'inseguitore.

Non sa dire con esattezza quando la situazione si sia capovolta. Forse è successo la prima volta che l'ha sentito cantare o magari ancora prima, quando tra le mani aveva tenuto le prove del suo grande talento.

Forse invece è stato così sin dall'inizio, perchè nonostante da una parte si sentisse a disagio nel ricevere le sue attenzioni, dall'altra era anche eccitato: per la prima volta qualcuno era disposto a non fermarsi al muro di ghiaccio che ha sempre innalzato tra sè e gli altri per conoscerlo meglio.

E Christopher gliel'ha permesso.

Gli ha lasciato oltrepassare la barriera e l'ha fatto entrare nel suo spazio che ha sempre protetto ferocemente, donandogli qualcosa che non ha mai concesso a nessuno: l'autorità di incasinare tutto.

Ma cosa può fare ora per riordinare?

Smile balza agilmente sulla scrivania e destreggiandosi tra la lampada da tavolo e la pila di libri, si accascia sul laptop dove inizia a leccarsi la zampina.

Certo! Il laptop!

Christopher si porta alla scrivania, lo prende per la collottola e gli lascia un piccolo bacio tra le orecchiette bianche prima di adagiarlo sul pavimento.

Poi apre il portatile in standby sul programma di composizione: in riproduzione il brano che ha finito di comporre ieri.

Se la musica incasina, la musica riordina.

Ci lavora ancora per una mezzoretta, sistemando le ultime battute e quando si ritiene soddisfatto lo salva.

Apre internet e torna su quel sito che pensava di non riaprire mai più. Inserisce la password -la stessa del suo cellulare- ed ecco che si ritrova nel suo vecchio profilo.

Wow, sono passati sette anni eppure sembra solo ieri: la foto profilo -il suo pianoforte a coda-, il nickname ridicolo -Composer- e l'unico post della bacheca -la sua prima ed unica composizione.-

Ricorda ancora la sera che è nato quel brano: alcuni suoi compagni di classe lo avevano deriso dicendo che era un robot che non provava emozioni. Quand'era tornato a casa, suo fratello aveva intuito che era successo qualcosa e gli aveva suggerito di usare la musica per calmarsi.

Indispettito di non riuscire ad esprimersi come gli altri ed ingenuamente convinto che Anthony l'avesse detto perchè troppo impegnato con il suo lavoro per dar retta ai suoi problemi adolescenziali, aveva sfogato i suoi sentimenti nelle note che avevano poi composto il suo primo brano.

Rooted in my mind Where stories live. Discover now