Capitolo XIV

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Zack si sente soffocare.

Gordon è stato molto gentile ad ospitarlo in questi giorni, dato che se fosse stato da solo avrebbe probabilmente trascorso tutto il tempo raggomitolato sotto le coperte a piangere, ma la sua assidua presenza mette a dura prova i suoi nervi già fragili.

Sa di averlo spaventato -dieci giorni di convivenza senza che lui abbia mai alzato la voce o iniziato una discussione ne sono la prova-, ma questo non significa che se sta tagliando le verdure Gordon deve badare che non usi il coltello in altri modi.

Ok che lui e la cucina non sono mai andati d'accordo, ma così esagera.

Se si fosse trattato solo di questo, tuttavia, avrebbe potuto anche chiudere un occhio ed apprezzare la preoccupazione, ma la protettività di suo cugino aveva sfiorato vertici tali che se la sua doccia si potraeva oltre i dieci minuti, cominciava a bussare insistentemente alla porta finchè non gli apriva.

Una volta aveva provato ad ignorarlo e lui aveva quasi sfondato la porta per entrare.
A quel punto si era aspettato una sfuriata con i fiocchi, invece il moro aveva sospirato di sollievo e gli aveva chiesto di non chiudere la porta a chiave prima di tornarsene in cucina.

Una richiesta come tante altre, ma i suoi occhi avevano parlato chiaro: Gordon temeva che potesse commettere qualche cazzata.

Da lì Zack aveva cercato di farlo preoccupare il meno possibile riempiendolo di messaggi quando è a lezione per raccontargli cosa sta facendo, rimanendo in soggiorno con lui quando si esercita al piano e tenendo sempre la porta della sua camera aperta; piccoli accorgimenti che rendono Gordon meno ansioso e lui meno in colpa per averlo coinvolto ancora una volta nei suoi problemi.

La loro incapacità di comunicazione, però, si sente eccome.

Nonostante il moro si assicuri che faccia i gargarismi con acqua e limone e che usi lo spray antinfiammatorio prescrittogli dal medico, nessuno dei due ha più menzionato ciò che è successo la sera del buffet, lasciando tutti quei sentimenti repressi a ristagnare dentro di loro senza possibilità di un confronto.

Zack sospetta che Gordon si stia frenando per paura di triggerare un'altra reazione violenta, ma una parte di lui vorrebbe solo che suo cugino si arrabbiasse, che urlasse e gli dicesse che è colpa sua se è in queste condizioni -perchè lo è- e che dopo tutte le volte che l'ha avvertito ora non meriterebbe il suo aiuto.

Questo, ironia della sorte, lo farebbe sentire meglio, perchè vorrebbe dire che sono gli stessi di sempre che litigano poichè quello è il loro modo di comunicare, invece Gordon sta cercando di essere considerevole nei suoi confronti nella maniera meno gordoniana di sempre: trattandolo con premura e non sottolineando i suoi errori e lui, questo Gordon, non sa come affrontarlo.

In realtà, non sa come affrontare molte altre cose e perciò fa ciò che sa fare meglio, rimandare.

Per quello non è ancora andato in conservatorio per discutere della sua borsa di studio che rischia di perdere se fa troppe assenze.

Per quello non risponde alle chiamate dei suoi genitori.

Per quello non ha più aperto la chat del Composer.

Tutti i problemi che ha accumulato sono ora macigni che gli comprimono la cassa toracica rallentandogli il respiro e la soluzione alla maggior parte di questi sarebbe la mazzata che glielo toglierebbe definitivamente.

A quel pensiero la sua mente corre istintivamente a Christopher ed il minuto successivo lo sta chiamando.
Il ragazzo risponde al primo squillo.

- Zack.
Solo il suo nome ed il biondo sente che i suoi polmoni tornano a riempirsi d'aria.

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