Capitolo 3 - Liam

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"Avanti, non puoi continuare a stare con lei dopo tutto quello che ti ha fatto".

Ero seduto a tavola del garage di Andrew, dopo il lavoro era d'obbligo passare parte della notte a bere della birra ghiacciata con limone a casa sua. Gli altri erano andati via prima ma io ero rimasto ancora un po', sapevo che il sonno sarebbe tardato ad arrivare nonostante fossi stanco così mandai giù altri quattro bicchieri.

Io ed Andrew ci conoscevamo da sei anni e di lui sapevo che fosse quella persona giusta da considerare quasi più un fratello che un fedele amico. Lui era, e tutt'ora è e so che lo sarà sempre, un supporto psicologico stabile. Lasciatosi trasportare da una vita piena di movimentate situazioni, sapeva per certo che poteva trascinare anche me senza farmi entrare in profondità nel vortice della follia. Il giorno aveva sempre dietro una sfilza di ragazze che ignorava educatamente mentre la notte sapeva trasformarsi in cacciatore senza dare mai a nessuna la possibilità di rubargli il cuore che aveva riposto con cura nel petto.

Era rimasto scottato ben quattro volte e ormai era cresciuto per ricaderci di nuovo, per lui tutte le donne erano gabbie per uccelli e lui si sentiva quel passero intelligente da non rimanere intrappolato nonostante all'interno ci fosse il suo mangime preferito.

Io vivevo l'amore in maniera del tutto diversa da lui, forse troppo fiabesca per essere reale, magari ignoravo molte cose eppure quando amavo sapevo farlo con calma. Senza correre e senza pretendere di piacere a tutti i costi a qualcuna, ero riuscito a conquistare Tanya.

Non pensavo di aver fatto molto e lei non era sicuramente caduta ai miei piedi, l'avevo corteggiata con la semplicità che conoscevo meglio e ad oggi stavamo insieme da un anno.

"Ha fatto anche di peggio credimi", risposi con un mezzo sorriso.
"E tu l'hai sempre perdonata", Andrew era severo:"Ecco perché continua a ripetere sempre lo stesso errore, perché sa che tu gliela darai vinta ogni volta".

Oltre a non avere più la voglia di impegnarsi seriamente, Andrew era diventato un ottimo psicologo in fatto di donne. Aveva sempre la risposta giusta quando si trattava di loro e raramente sbagliava tiro, ma questa volta c'era in ballo una persona a me vicina e probabilmente ero io a non vederci chiaro quanto lui. Per me era tutto perfetto, o quasi, e non vedevo gli sbagli di Tanya allo stesso suo modo.

"Vedrai che questa sarà la volta buona in cui non sbaglierà più", cercai di convincerlo convincendo più me stesso.

Ero al corrente di come la mia relazione stesse andando avanti, tra un tira e molla continuo e giorni di pace senza ore di guerra, ero convinto che più sopportavo e più le cose sarebbero migliorate quindi perché non aspettare?

"Ci credo poco, quella è una donna che sta bene da sola".

E forse era davvero così, ma se lo fosse stato non avrebbe deciso di stare insieme a me.

Le giornate a Manhattan erano sempre le stesse, non succedeva mai nulla di diverso dal giorno prima o da quelli precedenti ancora e le persone facevano costantemente le stesse cose. Avevano un potere inumano nel comportarsi come fossero macchine programmate a svolgere lo stesso compito, perfino i movimenti erano standard e mai diversi dal solito.

C'era la signora del chiosco che tutte le mattine,
alle 9:00, prima di alzare la saracinesca del suo negozio, sistemava una per una tutte le rose rosse nel vaso accanto la porta oppure il signore dell'internet café ogni pomeriggio cambiava di un posto tutti i tappetini del mouse senza mai sbagliare la monocromia.

E come loro, tanti altri.

Poi c'ero io che a stento preparavo il caffè per riprendermi da una notte passata a bere e poi a disegnare sul soffitto i modi più veloci ed efficaci per prendere sonno prima che il sole spunti minacciandomi di non dormire.

Princess on the runTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang