Capitolo 19 - Ellie

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Aver fatto venire Liam nel letto insieme a me aveva fatto si che tutto ciò per il quale stavo faticosamente resistendo, accrescesse in maniera tale da non poter più resistere. Ma dovevo, obbligarmi a reprimere ciò che la mia mente tamburellava insistente perché il rispetto era dovuto verso me stessa. Quella vocina lontana identica al tono calmo e profondo di mia madre mi ripeteva quanto fosse fondamentale, per una vita da degna principessa, avere sempre sotto controllo ogni umana emozioni. Non potevamo permetterci distrazioni né tanto meno lasciare che chiunque entrasse sotto la nostra pelle a fare il proprio nido sopra cui nascere e crescere, non sarebbe più venuto nessuno a toglierlo via.

Io non sapevo cos'era l'amore, lo avevo solo visto di nascosto tra le scene di un film e nonostante il finale fu struggente, era chiaro che non fosse proprio come me lo aveva sempre raccontato lei. Una cosa era ben chiara: volevo innamorarmi e nel farlo volevo raccontarlo senza paura di doverlo tacere o nascondere.

Molto spesso, egoisticamente, avevo pensato a quanto sarebbe stato bello nascere da genitori umili e senza sangue regale. Lo avevo confidato una sera a Gisy mentre spazzolava i miei capelli stando ben attenta a non lasciarsi sfuggire alcun nodo. Lei non aveva profilato molte parole, c'era ben poco da dire, ma ricordo una frase che mi spinse a non pensare più a quanto le avevo detto: io ero stata più fortunata di molti altri bambini, avevo una madre mentre in tanti avrebbero voluto averla senza potere. Dovevo imparare ad apprezzare di più l'affetto da cui ero circondata e accoglierlo con rispetto.

Era anche stupido chiedere se con Tanya avesse mai fatto l'amore sul letto dove attualmente stavo sdraiata io, ben attenta a non andare troppo oltre lo spazio vuoto che avevo lasciato a dividermi da Liam.

Era poco, se guardato dalla porta, ma a me sembrava essere separati da chilometri irraggiungibili. Avevo fatto fin troppe domande per questa notte che mi morsicai la lingua talmente forte da farmi uscire una lacrima, volevo chiedergli se la amasse davvero e se mai ci fosse stata la possibilità che il suo cuore andasse fuori via per un'altra donna. Ma poi avevo pensato che l'amore non è un sentimento che si nutre per più persone, è uno solo e lo si vuole dare a pochi. Nonostante non avessi ancora mai amato, sapevo per certo che era così.

Sentivo il calore, quello emanato dal suo corpo rilassato e quel respiro costante nemmeno tanto fastidioso. Avevo giurato di non invadere il suo spazio ma quando mi ero girata verso di lui, sentivo di averlo appena violato e quasi me ne feci una colpa.

Ma non potevo, non volevo privarmi di vedere se si fosse mosso, se anche lui si fosse girato per il mio stesso motivo. Non rimasi delusa nel non aver visto differenze nella sua posizione piuttosto provavo un senso di conforto, se adesso avessi avuto il suo viso e non la sua schiena chissà se avrei resistito dal non avvicinarmi più di quanto avrei dovuto.

Disegnai nell'aria la sua sagoma stando ben attenta a non sfiorarlo, arrivata alle spalle avevo potuto osservare quanto i vestiti ingannassero il suo corpo ben allenato.

Chissà com'era stretto un suo abbraccio, pensai lasciandomi sfuggire un sorriso. Lo sapevo quasi bene come fosse, lo aveva fatto involontariamente quando aveva cercato di evitarmi la caduta dalla scala. Le sue braccia erano decise e forti, sapeva quel che stava facendo e sembrava anche piacergli.

Non avevo mai dormito in compagnia di qualcuno o meglio, non di un uomo. Se contassi invece le volte in cui andavo nel letto di mia madre o quelle in cui avevo chiesto a Gisy di entrare nel mio, non  sarebbero bastate le dita di mani e piedi per tenerne il conto. Era una sensazione piacevole quella di ritrovarmi accanto a qualcuno che condivideva con me il suo sonno, chissà Liam cosa stava sognando e chissà cosa avrei sognato io. Sospirando a pieni polmoni tornai a girarmi facendo più lentamente possibile, le molle del materasso erano abbastanza resistenti da non permettere alcun cigolio ma l'onda del mio movimento era percepibile ed io non volevo che Liam si svegliasse.

Non era passato troppo tempo perché il sonno mi raggiungesse e mi accarezzasse il viso dolcemente, sentivo gli occhi pesanti e non li avevo costretti in alcun modo a rimanere ancora aperti: ciò che volevo vedere mi stava accanto ma cosa avrei detto se si fosse accorto di essere guardato?

Non sapevo dopo quante ore il mattino era arrivato, sembrava passato tanto tempo ma probabilmente era solo il mio sentirmi riposata a darmene l'illusione. Ciò che mi stava piacendo era il silenzio che mi girava intorno e che faceva da tappo alle mie orecchie, i miei risvegli erano sempre così parlati e chiassosi che mi chiedevo quando mai avrei potuto scendere dal letto senza che qualcuno mi dicesse cosa fare o mettesse le pantofole a terra prima che i miei piedi toccassero il pavimento.

Nel regno io non ero padrona di fare nulla di ciò che volevo, erano sempre le serve a fare tutto al posto mio. Quando scendevo per la colazione, mi poggiavano il tovagliolo sulle gambe per non macchiare il mio vestito e pulivano l'angolo della mia bocca ad ogni fine pasto, quando tornavo in stanza il letto era già aggiustato insieme alla scrivania che spesso e volentieri lasciavo in disordine dalla sera prima e mi rimboccavano le coperte per la notte.

Adesso invece mi ero messa a sedere attendendo che i miei occhi si aprissero completamente per accorgermi che al mio fianco Liam non c'era più, mi abbandonai al dispiacere di pensare che non avrei dovuto dormire così forse lui non si sarebbe alzato.

"Ti sei svegliata", ma bastò vederlo poggiato alla porta per tornare ad assaporare il mio stesso sorriso.

Aveva in mano un vassoio sopra cui era poggiata una grossa tazza al profumo di cappuccino appena tolto dalla macchinetta, si era avvicinato per consegnarmelo insieme al suo sguardo intenerito.

"Quanto ho dormito?" Mugolai stiracchiandomi.

"Spero abbastanza per affrontare la nostra giornata, ricordi che dovevamo andare a fare compere?" Si sedette al mio fianco.

Mi dispiaceva il suo essersi rivestito della maglietta, avrei potuto guardare indisturbata la pelle del suo petto senza sembrare troppo interessata nel volerlo toccare, magari me lo avrebbe anche permesso se glielo avessi chiesto.

"Non andiamo al lavoro?"

"Non questa mattina", guardò me poi il vassoio:"Non hai voglia di cappuccino?"

"È per me?" Chiesi fingendo di non sapere.

"Beh non è la stessa colazione del locale, ma si è per te", accennò un sorriso.

Quando mandai giù il primo lungo sorso stando ben attenta a non bruciarmi la lingua, qualcuno bussò al campanello.

Io e Liam ci guardammo confusi:"Aspetti qualcuno?"

"In realtà no", disse alzandosi al secondo squillo:"Torno subito".

Mi alzai anche io per spiare da dietro la porta, quando sull'uscio vidi i corti capelli biondi di Tanya il cuore iniziò a martellarmi nel petto: non volevo che mi vedesse a casa di Liam, con indosso la sua camicia e per giunta nella sua camera da letto. Dal tono che aveva assunto sembrava anche lui agitato nell'aversela trovata davanti senza preavviso, indietreggiando con la punta dei piedi cercai di trovare un posto dove nascondermi: sotto il letto sembrava il posto migliore. Così feci portando con me tutto ciò che era di mia appartenenza, sentivo Liam obbligare Tanya a non passare per la camera da letto ma lei aveva ignorato completamente il suo ordine.

"Da quando fai colazione sul letto?" Gli chiese.

"Oggi avevo voglia di coccolarmi un po'".

Il suo tono adesso sembrava leggermente più rilassato, avevo fatto proprio bene a nascondermi.

"Se vuoi posso coccolarti io", la voce di Tanya odorava di forte malizia.

E il mio cuore, quando le mie orecchie avevano raccolto lo schiocco di un bacio, perse un battito rallentando la sua pulsazione: forse era proprio questo ciò che avrei voluto fare questa notte.

Princess on the runWhere stories live. Discover now