Capitolo 12 - Liam

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Avevamo da poco finito di giocare, la partita era la mia ma non lei. Che sciocco ero ad immaginare lo fosse dopo solo un giorno che la conoscevo e nemmeno quanto avrei dovuto. In quel fuoco di emozioni stavamo bruciando insieme ed ero sicuro stesse consumandosi anche lei, potevo leggerglielo negli occhi quando si erano avvicinati ai miei più di quanto avrebbero dovuto, il giusto per lasciarsi guardare oltre l'anima che sapeva di fresco e puro.

Ma dopo il suo cedimento di fronte al mio volermi costringere dal resisterle, non mi ero più permesso di guardarla. Perché forse era sbagliato, io lo ero.
Il mio cuore sapeva di appartenere ad una grande donna, una di quelle che dovevi avere la forza di tenere al tuo fianco.

Tanya era senza ombra di dubbio la persona perfetta per ogni uomo, ma lo era anche per me? Era una domanda a cui avevo vietato risposte fino ad ora che ancora non ne avevo.

Louisa si era seduta ad un tavolino qualunque ad osservare un vuoto che ai suoi occhi celava un intero mondo, forse il più straordinario che potesse mai esistere ma che non mi era dato vedere. Chiusi la cassa quando mi avvicinai a lei per farle capire che potevamo lasciare il locale. Quando abbassai le saracinesche la flebile luce del lampione oscurò di un quarto il suo viso da bambola di porcellana, rendendo luminose le rose della signora Litzy al quale aveva rivolto il suo ultimo sguardo.

"È molto lontano il posto dove si trova Andrew?" Mi guardò.

Dovetti fingere di non star facendo lo stesso spostando rapidamente i miei occhi davanti la strada, come se ci fosse qualcosa di più interessante da vedere oltre lei:"Giusto pochi isolati, ce la fai a camminare?"

"Certo che si".

New York era completamente addormentata, o quasi. Durante il nostro cammino furono davvero poche le persone scontrate o i taxi in strada, una scena simile potevi viverla solamente di notte quando i suoi abitanti si preparavano ad una nuova giornata frenetica di lavoro. Di sottecchi mi sfuggì di guardare Louisa, come per questa mattina stava guardandosi curiosamente intorno. Mi venne poi una piccola idea che sicuramente le avrebbe fatto piacere.

"Vorresti vedere dove abita la signora Litzy?"

"Me lo faresti vedere sul serio?" Il suo tono era felice proprio come lo ero io.

"Guarda sulla tua destra, la vedi quella villetta laggiù?" Le indicai l'ultima casa di colore giallo, l'unica con un terrazzo fuori porta:"Ecco, lì è dove abita".

"Ma è piena di rose", disse ammaliata:"Un giorno vorrei vederle da più vicino".
"Litzy sarà davvero felice", sorrisi.

Una cosa nuova su di lei la sapevo adesso, le piacevano i fiori.

Un altro paio di isolati e ci trovammo davanti a lui: il grande schermo accoccolato stanco sul fianco del palazzo. Di solito veniva trasmessa della musica sopra cui si poteva anche ballare, dimenticando i problemi della giornata oppure le partite di football che nel tempo libero mi fermavo a vedere in compagnia di Andrew. Adesso stava trasmettendo la pubblicità di un cosmetico che usava anche Tanya e che le avevo regalato al nostro mesiversario.

"È sempre stata così?"
"Così come?"
"Calma e solitaria", osservò con tanta attenzione.
"Solo quando lo decide lei", sorrisi:"Dai andiamo, Andrew ci starà aspettando".

Era proprio così: arrivati al garage Andrew ci raggiunse con in volto un espressione di tranquillità:"Pensavo non veniste più".

Reggeva nella mano sinistra il suo bicchiere e nella destra quello che poi consegnò a me:"Non potrei mai mancare", bevvi un sorso di birra lasciando che asciugasse la mia bocca da tutti i vizi che non colmavo da giorni.

Al contrario del solito, Sylvio, Luke e Travis non erano ancora andati via, ci avevano salutati con un colpo di mano e poi si erano spostati al centro del garage a parlare di cose a cui non mi ero mai interessato particolarmente.

Princess on the runWhere stories live. Discover now