Capitolo 14 - Liam

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Lasciando in disparte il pensiero drammatico che aveva spento il piacere di una serata in compagnia, io ed Andrew raggiungemmo Louisa dopo che Sylvio e gli altri erano da poco andati via. Non avevo mai domandato perché non rimanessero fino a tarda notte con noi e non lo avevo fatto neppure questa volta. L'unica cosa che volevo, da quando era piombata improvvisamente nella mia giornata, era poter stare in compagnia di Louisa.

Avevo bevuto la mia bottiglia e mezza di sempre e per questa notte mi andava bene così, Andrew non sembrava intenzionato a fermarsi mentre lei reggeva ancora il primo bicchiere. Oramai la sua birra doveva essersi sfiatata, non vedevo più le bollicine correre lungo il vetro trasparente e potevo capirla se non riusciva più a buttar giù alcun sorso.

"Tu non sei una grande bevitrice, vero?"

L'osservazione che di nascosto avevo fatto io, non sfuggì all'occhio furbo di Andrew. Louisa aveva dato una risposta breve attivando la voglia in lui di chiedere sempre di più. In cuor mio, così sciocco e presuntuoso, desideravo solo che non provasse a far con lei ciò che faceva con le altre. Iniziava sempre così le sue conquiste: offriva loro da bere, faceva il simpatico e poi tutto succedeva in un attimo. Io dovevo lavorarmela accuratamente una donna, conoscerla più a fondo, sentire per lei quell'attrazione mentale al di sopra di quella fisica.

Certo doveva piacere ai miei occhi precisi ma doveva muovere il mio stomaco con una risata o qualche parola, quella giusta avrebbe messo sottosopra ogni mio organo vitale.

Nel parlare di un bicchiere, quello che Lou non aveva volutamente finito, eravamo arrivati a raccontare delle nostre situazioni imbarazzanti. Io avevo corso nudo e ubriaco per le strade di New York gridando a squarciagola di essere l'uomo invisibile che non ero, Andrew era quasi finito a letto con un trans mentre Louisa era semplicemente caduta davanti ad una guardia. Se non altro avevo appena saputo qualcosa in più su di lei: amava i fiori, le rose in particolar modo ed era la figlia di un ex militare.

Non me ne sorpresi più di tanto, ai tempi dei nostri padri era ancora obbligatorio arruolarsi nell'esercito. Per tanti anni, quando avevo l'età per fantasticare su un futuro immaginario, mi vedevo bene con addosso la divisa verde. Oggi preferivo indossare il grembiule del mio locale e servire caffè.

Mandando giù l'ultimo sorso, poggiai il bicchiere sul tavolo:"Resterei ancora altre ore a raccontare di tutte le volte in cui Andrew ne ha combinata una più del diavolo, ma si è fatto tardi".

"Ma Lou non ha ancora finito la sua birra", piagnucolò lui.

Ero certo, conoscendo Andrew, che apprezzasse la compagnia di Louisa tanto quanto me. In un altro momento si sarebbe permesso a farmi notare quanto ci tenessi ad averla tutta per me ma non lo fece. Io non dovevo pensarla come una mia proprietà, non lo era e probabilmente non lo sarebbe mai stata.

"Magari domani sera lo finirò", gli rispose con un sorriso.

"Quindi verrai di nuovo?" Le domandò Andrew:"Voglio dire non ti sei scandalizzata dei nostri momenti imbarazzanti, vero?"

Louisa scoppiò a ridere:"Ma certo che no anzi, domani dovrai raccontarmene ancora".

"Allora questa notte proverò a ricordarmene altri così potrò raccontarteli tutti".
"Non vedo l'ora".
"Anche io", le sorrise amorevolmente.

Mi lasciai sfuggire uno sguardo contrariato, anche se sapevo che quella di Andrew era solo gentilezza. Lui se ne accorse stringendosi subito nelle spalle, una volpe come lui sapeva bene come arrivare alla sua uva.

Lungo la strada io e Louisa non avevamo profilato parola, ritenevo che non fosse necessario farlo se i nostri occhi erano impegnati a guardare altrove. Lei ad ogni passo alzava lo sguardo al cielo mentre io ero impotente dal non contare a mente ogni suo respiro.

Princess on the runWhere stories live. Discover now