Capitolo 7 - Ellie

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Nel locale di Liam c'erano ben quattro bagni, uno dei quali apparteneva ai disabili. Ero appena entrata in quello delle donne: ampio, con un lungo e rettangolare specchio posto sulla destra della porta, tre lavabo cementati al muro e quattro water nascosti dietro porte di legno.

Legato al polso come un braccialetto avevo il mio elastico, quello che immotivatamente mia madre odiava più di tutti. Legai i capelli e cominciai a ispezionare i bagni, girai in lungo e in largo prima di trovare uno straccio e un prodotto da usare per pulire. La confezione della carta igienica mi cadde sulla testa non appena cercai di tirarlo giù dallo scaffale, le chiavi del porta tovaglioli per poco non si infilarono nei tubi di scarico e più volte mi ero bagnata per far uscire l'acqua dai rubinetti. Ma la cosa che rese triste il mio primo giorno di lavoro come donna delle pulizie, fu l'aver spezzato a metà lo scopettino.

"Ma dai, non puoi esserti rotto con così tanta facilità". Imprecai affannata, i capelli dapprima ordinatamente raccolti erano per buona parte sciolti e sconvolti tanto quanto lo ero io in quel momento, i miei vestiti quasi fradici e il viso sudato che evitai di guardare allo specchio. Lasciai il bagno recandomi all'angolo bar reggendo fra le mani ciò che rimaneva dello scopettino, chissà come avrebbe reagito alla notizia del mio piccolo disastro:"Ehi Liam, non l'ho fatto di proposito ma..."

"E questa qui chi è?"

Quando alzai gli occhi, avevo davanti una bellissima donna dai corti capelli biondi e un corpo da far impazzire anche un non vedente. Accanto a lei c'erano altri tre ragazzi e Liam che mi stava lanciando lo stesso identico sguardo che avevo volutamente ignorato per raggiungere la signora Litzy. Sfoggiai il mio sorriso migliore, in quella situazione era sicuramente il più finto che avevo, nascosi immediatamente le braccia dietro la schiena e attesi che qualcuno dicesse qualcosa che potesse sciacquare via il mio imbarazzo.

"Sì Liam, lei chi è?" Chiese il ragazzo che gli era accanto.

Era alto poco più di lui, capelli biondi e leggermente mossi, carnagione olivastra e fisico asciutto nascosto da indumenti casual.

Liam, concentrato a fissarmi con il panico negli occhi, si schiarì la voce dandosi una scossa per riprendersi dal blocco totale:"Lei è Louisa, la ragazza di cui vi stavo parlando proprio adesso".

Ah bene, ancora dovevo entrare nel locale e già altre quattro persone sapevano chi io fossi.

"Da quando avevamo bisogno di una sguattera?"

Chiese la ragazza che nonostante avesse posto una domanda scortese, non riusciva a farmi smettere di ammirare la sua bellezza.

"Tanya, sii più gentile". Liam la rimproverò, lei fece una smorfia di disapprovazione:"Avevo pensato potesse servire a ridurre i vostri compiti, avete tanto lavoro da fare che comprendo quanto per voi sia faticoso dover adempiere a tutto".

"Se lo dici tu", disse Tanya:"Io non ne vedevo l'utilità", commentò avviandosi al bancone bar.

"Vedrai, mi ringrazierai". Liam le sorrise.

Dal modo in cui la guardava, differente da come aveva guardato me fino ad ora, sembrava esserci qualcosa di affettivo fra i due che nascondevano perfettamente bene. Il contrario invece era lo sguardo che il ragazzo del quale ancora mi sfuggiva il nome, mi aveva puntato addosso con velato divertimento.

"Quindi tu sei Louisa?" Domandò avvicinandosi.

Dalle mie labbra non cancellai il sorriso:"Così mi hanno presentata", ironizzai facendolo sorridere.

"Io sono Andrew", si presentò:"E ti chiedo a nome di tutti di non far caso a ciò che dice Tanya, lei è solo un po' gelosa".

"Gelosa? E di cosa?"

Princess on the runWhere stories live. Discover now