Capitolo 5 - Liam

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Io e la mia nuova compagnia non ci eravamo detti più nulla dopo quel momento. Mi sentivo maleducato a non averle rivolto la parola ma non perché non volessi, in realtà mi sarebbe piaciuto sentirla parlare, semplicemente mi metteva allegria il modo in cui si guardava intorno con attenzione, come se non volesse dimenticare niente della strada che i nostri piedi lenti stavano calpestando.

Sembrava così assorta, meravigliata per lo più, come se non avesse mai visto il mondo se non attraverso qualche giornale ed io non ero nessuno per interromperle quel piacere.

Dopo poco tempo eravamo arrivati al mio locale, non distava molto da quel vicolo che ci aveva fatti incontrare di nuovo. Forse, ogni volta che ci sarei passato davanti, mi sarei ricordato di lei.

Entrambi ci fermammo e prima che potessi alzare la saracinesca la guardai contando a bassa voce fino al numero tre.

"Adesso la signora Litzy comincerà ad annaffiare tutte le piante", le dissi muovendo gli occhi verso le mie spalle per invitarla a guardare.

E senza sbagliarmi di un solo secondo, eccola lì con il suo fedele annaffiatoio blu pronto a dare da bere alle sue preziose bambine... era così che le piaceva chiamarle, sicuramente aveva dato loro anche un nome ma non avevo mai osato chiedere. Conoscevo Litzy da quattro anni, così come l'intero vicinato e le loro piccole e grandi abitudini. Era impossibile per me sbagliarmi quando precedevo il loro da fare prima che potessero farlo, mi divertiva far coincidere la mia mente alle loro azioni così come mi stava divertendo l'espressione meravigliata che la ragazza davanti a me aveva dipinto sul suo piccolo viso.

Aveva alzato la mano e aveva salutato Litzy con un largo sorriso, ma seppur mi piacesse l'idea che fosse una signora aperta al relazionarsi con chiunque le desse un minimo di confidenza, sapevo quanto chiacchierona fosse. Non appena compresi che la ragazza ancora estranea aveva tutte le buone intenzioni di avvicinarsi a lei, cercai in tutti i modi di evitarglielo senza alcun risultato: mi aveva appena piantato.

Sospirai cercando di non girarmi verso di loro e venire risucchiato dal vortice delle chiacchiere interminabili della buon cara Litzy, attesi pochi minuti prima di alzare le saracinesche sperando che questa volta il mio segnale non venisse ignorato.

Così non fu perché dopo poco lei si avvicinò alla porta d'ingresso del mio locale dove io non aspettavo altro che lo facesse il prima possibile, il mio occhio cadde rapido sulle sue piccole mani dentro cui reggeva una rosa rossa appena tagliata: era bella proprio come lei.

Cancellai immediatamente quel sentimento impetuoso e mi lasciai andare al pensiero che colei che avevo davanti era una perfetta estranea e che una volta datole da mangiare, probabilmente non l'avrei mai più rivista.

"Guarda, la signora Litzy è stata così gentile da regalarmene una", disse portandosi la rosa sul viso per annusarla.

Il mio stomaco esplose in una violenta eruzione vulcanica nel vedere quel gesto così semplice e spontaneo. Perché lo aveva fatto proprio adesso, davanti a me? Non poteva farlo prima quando non potevo vederla?

"E' sempre così, la ringrazierò più tardi con una grossa tazza di latte caldo e cacao", dissi cercando di tornare il Liam di sempre.

"Magari potrei portarglielo io", sembrava euforica:"Ha detto che sono la tua collaboratrice".

Quando concluse la frase, eravamo appena entrati per evitare che qualcun altro la vedesse e cominciasse a riempirle la testa di troppe chiacchiere. Qui dove lavoravo, fin troppe persone avevano qualcosa da raccontare e non cercavano altro che qualche viso sconosciuto per poterlo fare.

"Ha detto davvero così?" Mi fermai di colpo corrugando la fronte.

Quindi questo non sarà l'ultimo nostro incontro?

Princess on the runWhere stories live. Discover now