Capitolo 9 - Ellie

162 56 18
                                    

Il magazzino in cui mi trovavo era abbastanza grande da poter diventare benissimo un'altra sala, conteneva scaffali ricolmi di scatoloni e un paio di pozzetti, c'era perfino un divano sopra cui Liam mi aveva fatta accomodare in attesa del suo ritorno. Lo sentivo borbottare nervosamente qualcosa che non riuscivo a capire e non sapevo spiegare a me stessa perché il mio trovarmi da sola con lui mi facesse uno strano effetto. Tremavo ma non per il freddo, sapevo che la sua presenza poteva frullare le mie emozioni a tal punto da renderle confuse e impazienti. Sì, impazienti di capire cosa fossero e perché le provassi. Io non conoscevo quel ragazzo e lui non conosceva me ma la mia bocca aveva sete di saperne di più anche se erano passate solo sei ore dal nostro incontro.

Ci avevo pensato e continuavo timidamente a farlo, gli ero finita addosso come una violenta tempesta si abbatte senza preavviso sulla città causando disastri irrecuperabili, probabilmente io ero una di quelle rovine che non potevano più essere riparate. Quando Liam tornò sovrastando i miei pensieri, reggeva in mano una valigetta verde con all'interno tutto l'occorrente per fare una perfetta medicazione.

Si accomodò al mio fianco rovistando maniacalmente, disordinando tutto ciò che prima di quell'attimo era sistemato con il giusto utilizzo.

"Non credo qui dentro ci sia ciò che serve per la tua mano", disse dispiacendosi di non aver trovato nulla.

"Lascia stare, non è niente".

Continuavo invano di tranquillizzarlo ma sembrava non sentirmi, era assorto nella sua rabbia per quanto accaduto che mi ignorò completamente.

"Forse questo può andare bene", disse prendendo una confezione di emostatici.

Li guardai:"Uhm no, questo serve per le ferite".
Girò la confezione leggendo il retro:"Cicatrizzante per ferite, hai ragione".

Mi avvicinai alla valigetta:"Aspetta un attimo", finalmente ero riuscita ad attirare la sua attenzione:"Questa dovrebbe andare bene", afferrai una piccola pomata:"Qui c'è scritto che è ottima per bruciature e rossori cutanei". Fui felice di averla vista, avevo evitato di rendere Liam ancora più nervoso:"Trovata", festeggiai.

Feci per svitare il tappo ma fui immediatamente fermata:"Per favore, lascia che te la metta io".

Quella richiesta mi bloccò, era un gesto carino da parte sua tanto che gli consegnai la pomata senza obbiettare. Ne fece uscire una punta sul polpastrello e iniziò a massaggiarla sulla mia mano, il contatto del suo dito sulla mia pelle era un solletico senza farmi ridere. Mi piaceva, era come essere accarezzata da una piuma.

"Mi dispiace, Lou".

I suoi occhi erano fissi sulla mano, sembrava quasi non riuscisse a guardarmi in viso, al contrario mio che volevo vedere ogni sua espressione.

"Non hai nulla di cui dispiacerti". Speravo che le mie parole potessero accarezzargli l'animo che lo aveva reso turbato, una veste che non stava bene addosso a lui.

"Smettila di dirmi così", il suo fu quasi un rimprovero:"Non avrei dovuto permetterti di salire su quella scala, sarei dovuto andare io non appena ti ho vista farlo".

"Così la scossa l'avresti presa tu", commentai.

"Non importa", mi guardò:"Sarebbe stata la mia mano e non la tua".

Rimasi in silenzio, non avevo parole da dire per potergli rispondere, il nostro modo di guardarci parlava più di quanto non riuscivamo a fare noi due.

Visti da così vicino i suoi occhi sapevano essere lo specchio perfetto dove riflettermi, non mi sarebbe bastato incontrarli per caso quando c'era l'occasione. 

E mi ero persino azzardata a chiedermi quali fossero i suoi pensieri, se il suo essersi ammutolito fosse per mancanza di cose da dirmi o perché come me stava trovando il modo giusto di vedersi attraverso il riflesso dei miei occhi. Poi però, come la nota scordata sulle corde di una chitarra spezza l'armonia della musica, lo squillo continuo di un cellulare aveva interrotto quel momento così mio che non avrei permesso a nessuno di rubarmi.

Princess on the runDove le storie prendono vita. Scoprilo ora