Capitolo 18 - Liam

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Louisa mi aveva chiesto di parlare di mio padre, un uomo che avevo conosciuto molto poco e che probabilmente non avrei voluto conoscere più a fondo. Sapevo di lui quanto bastava per stargli lontano e denigrare il suo ruolo perché non in grado di rispettarlo. Mi chiamava poco, quando si ricordava di avere un figlio, quando l'alcol gli pesava meno nello stomaco per sentirsi ancora lucido. Mia madre era un capitolo chiuso da anni, era scappata quando ero solo un bambino e forse non lo avrei mai raccontato. Perché parlare di due persone che non hanno saputo prendersi le loro responsabilità?

Fossi diventato padre avrei dato a mio figlio tutto l'amore che non avevo ricevuto io, quello che tra uno schiaffo e l'altro mi era stato negato per disprezzo.
Forse non dovevo nascere, sarebbe stato meglio e tante volte ci avevo pensato quando abbassavo la cornetta dopo la sua rara telefonata.

"Avrei voluto saperlo da me che tipo di uomo era mio padre", sussurrò lei dopo che aveva negato il suo sguardo al mio.

E poi c'era Louisa il cui destino aveva strappato bruscamente un pezzo fondamentale della sua vita, avrebbe voluto conoscerlo e mai sarebbe stato possibile. Allora mi ero chiesto, quando era troppo silenziosa per aggiungere altro, perché a me era stato dato l'uomo sbagliato mentre a lei era stato levato?

"Ti manca?" Mi azzardai a chiederle.
"E a te?"

Sapevo la mia domanda sarebbe stata ignorata, non avrebbe di certo potuto inventare un sentimento che non provava per una persona che non aveva nemmeno mai incontrato.

"Dopo un po' che non vedi qualcuno, inizi a dimenticarla".

"Come può essere possibile una cosa del genere?"

Mi strinsi nelle spalle:"Non lo so, probabilmente ci fai l'abitudine".

"Potessi tornare indietro, qual è la cosa che rifaresti volentieri?" Mi chiese, stava cercando di spezzare quell'atmosfera triste che si era creata intorno a noi.
Incontrare te, avrei voluto risponderle:"Aprire il mio locale", ma fu questa la banalità che uscì rapida dalla mia bocca.

Lou sorrise:"Ci tieni molto?"

"Lì dentro ci sono anni di sacrifici, il mio locale ha lo stesso valore della mia casa".
"È davvero bello ciò che dici".
"E tu? Cosa rifaresti?"

Volevo saperne di più, l'amore per le rose o un padre che non aveva non bastavano a dissetare la mia sete. Avevo bisogno di mandar giù l'intera cisterna senza prendere fiato, avevo bisogno di conoscerla davvero.

"Esattamente quello che sto facendo adesso", sorrise.

Quella sua risposta mi aveva sorpreso:"E cosa stai facendo adesso?" Le chiesi.

Lei ci pensò:"Beh sto lavorando per la prima volta in un locale, è una cosa davvero piacevole. E ho trovato nuovi amici, non capita spesso".

Ed io come uno sciocco ci speravo davvero tanto che dicesse qualcosa che avevo sentito solo nei miei pensieri, qualcosa che aveva a che fare con il suo essere qui, vicino a me a consumare parole che non chiedevano altro che essere ascoltate.

Sorrisi per non farle capire quanto le mie aspettative fossero diverse da quelle che mi mostrava lei:"Sono contento che ti trovi a tuo agio con noi".

"Non potevo avere di meglio", aggiunse.

Tra un accenno di sorriso e l'altro, sospirai accarezzandomi le ginocchia nervosamente:"Se sei stanca, ti lascio andare a dormire".

Avevo seguito i suoi occhi in direzione
dell'orologio:"Effettivamente si è fatto tardi", si alzò dal divano:"Buonanotte Liam".

"Buonanotte". Ma non era questo che avrei dovuto dirle, che volevo farle sentire:"Ah Louisa", la fermai prima che sparisse nel corridoio.

"Dimmi".

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