Capitolo 23 - La Regina Dianne

230 36 9
                                    

Un giorno, più di ventiquattro ore e una manciata di secondi erano trascorsi da quando lei era scomparsa, da quando nessuno mi aveva ancora portato notizie della mia bambina. In quel momento, affacciata alla finestra della mia camera senza mettere il naso all'esterno per non sentire i rumori di chi lavorava per il regno, immaginavo di vederla nel giardino ai piedi del palazzo a passeggiare per quel poco che le era permesso.

Dirlo così sembrava un rapimento, io avevo rinchiuso la mia stessa figlia in una bolla di vetro perché avevo paura potesse succederle qualcosa. Era sempre stata la mia paura più grande, sin dalla sua nascita: Ellie era una bambina che cresceva bene, bella già dalla sua infanzia, sarebbe stato facile farla diventare il bersaglio di qualcuno che l'avrebbe rubata a me per farle vivere una vita infelice. E me lo chiedevo altrettanto se fosse felice di stare insieme a me, era l'unico affetto reale rimasto nella mia vita, non potevo permettere a nessuno di portarmela via.

Lasciandomi torturare dai pensieri di una madre stremata all'idea di aver appena perso il suo stesso sangue, qualcuno bussò delicatamente alla porta.

Mi girai molto lentamente, lo avessi fatto con più carica ero certa mi sarebbe preso un forte capogiro:"Avanti".

Ad avanzare a piccoli passi nella stanza, con le mani congiunte in grembo e sul viso l'espressione di dolore c'era lei, l'unica che forse in questa situazione poteva aiutarmi più di chiunque altro:"Sua maestà, ho appreso la notizia. Ci sono novità della principessa Ellie?"

Sospirai senza distogliere lo sguardo:"Purtroppo no Gisy ma vorrei averne qualcuna anche io".

"Posso aiutare nelle ricerche?"

"Preferisco che tu rimanga qui", perché non volevo più rimanere da sola in attesa di un suo ritorno che chissà se ci sarebbe stato.

"Sono a sua completa disposizione", mi fece un piccolo inchino voltandomi le spalle.

"Gisy, aspetta". La fermai prima che potesse lasciarmi di nuovo in balia delle mie preoccupazioni:"Vorrei che tu parlassi con me".

"Di cosa vuole che io le parli, sua maestà?" Il suo viso non tradiva lo stupore.

Forse anche il mio aveva la stessa sua espressione, avevo sempre eretto un muro alto chilometri con i miei servi. Preferivo mantenere le distanze con ognuno di loro, perfino per Mr. Gustav ero un recinto di spine invalicabile nonostante era al mio servizio dai tempi in cui mio marito era ancora in vita.

Raggiunsi il letto con la stessa lentezza di un canarino a cui erano state ferite le ali, mi sedetti facendo cenno a Gisy di unirsi a me. Aveva mantenuto la giusta distanza di rispetto, ma potevo comunque sentire l'odore di pulito che emanava la sua veste un po' ingiallita.

Era stupido accostarlo al profumo della sicurezza, della tranquillità, la stessa che non avevo più io da quasi due giorni ma era esattamente questo che sentivo nell'averla accanto.

Ora capivo, in una piccola e lontana parte, perché mia figlia trovasse conforto nello stare insieme a questa donna che io non chiamavo mai se non per questa volta.

"Io so che Ellie parla molto con te", iniziai senza perdermi alcun suo movimento facciale dinanzi alle mie parole:"E so anche quanto sia sbagliato chiederti quali fossero le sue confidenze ma, ora più che mai vorrei sapere qualcosa in più su di lei". Mi fermai, giusto il tempo per trattenere in gola il tremolio della mia voce:"Sono sua madre ma la conosco meno della metà di quanto la conosci tu".

Gisy accennò un sorriso chinando il capo:"Mi sarebbe di grande aiuto se potesse rivolgermi qualche domanda".

"Ti ha per caso mai confidato qualcosa su di me?"

Princess on the runWhere stories live. Discover now