Capitolo 6 - La Regina Dianne

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Non era ancora successo nulla, nessuna notizia, nessuna telefonata, nessuna richiesta di riscatto per riavere indietro la mia bambina.

Lei non era ancora tornata, chissà se era al corrente di quanto qui tutti desiderassero rivederla ancora, di quanto io morissi dalla voglia di riaverla al mio fianco. Il mio cuore incenerito batteva a stento e il mio stomaco affamato non vedeva cibo, la mia servitù aveva spento i colori del loro viso insieme al mio ormai pallido e trascurato. Non avevo motivo di nascondere quanto dolore provassi e quanta fatica facessi per anche solo alzarmi dal letto e tornare a camminare. Ciò che mi reggeva in piedi era la speranza di un suo ritorno, sana e salva come l'avevo sempre lasciata.

Da questa mattina ad ora che era primo pomeriggio, non ero più entrata nelle sue stanze. Mr. Gustav aveva ragione: era sbagliato anche solo averlo fatto.

Sentivo di aver violato fortemente la privacy di mia figlia, come se le avessi spostato uno degli oggetti che lei teneva sempre nello stesso posto per non perderlo mai di vista. Ma quale altra madre non lo farebbe? Quale donna al mondo chiuderebbe gli occhi dinanzi all'improvvisa scomparsa della loro figlia? In qualità di regina e madre, i miei occhi non si sarebbero chiusi per un solo istante fin quando non l'avrebbero vista rientrare da quella porta.

Seduta sul trono rosso al centro della sala, in attesa che qualcuno arrivasse per darmi delle notizie, iniziarono una sequenza di ricordi sfumati la cui protagonista era proprio Ellie. La vedevo piccola con indosso un vestitino rosa e bianco che le andava troppo lungo per essere della sua taglia, era comunque felice di indossarlo e non le importava di caderci quante più volte. Cresceva troppo in fretta, sembrava appena passato un giorno da quando le avevo comprato il suo primo paio di scarpette e in un attimo già indossava gli abiti di corte.

Nello sfogliare in solitudine le pagine immaginarie dei ricordi, sentii dei passi lenti avvicinarsi alla mia destra dove il bracciolo dorato del mio trono era nascosto totalmente dalla manica larga del mio abito bordeaux.

"Mia Regina".

La sua voce, così calma nonostante la situazione non lo fosse e così profonda anche nell'eco di una sala vuota, riaccese quel barlume di speranza che stava soffocando ogni mia più piccola scintilla di coraggio.

"Mr. Gustav, hai novità?" La mia voce era un tremore che cercai di calmare.

Ero la regina e nessuno più di me doveva sembrare forte, la mia debolezza avrebbe reso indifeso il mio regno e insieme ad esso l'intero popolo.

"No sua Maestà".

La sua voce dapprima accesa, si spense in un attimo.

Il timore di Mr. Gustav era quello di essere allontanato dal suo incarico, aveva sulla coscienza un peso cospicuo e il suo dovere sudava molto di più rispetto a quello degli altri. Era il mio fedele cavaliere, il mio miglior soldato, l'unico uomo vestito della mia piena fiducia... un piccolo sbaglio e poteva essergli fatale. Ma non quel giorno, magari in un altro tempo o in una situazione differente avrei reagito come sarebbe stato giusto fare. Ma non era trascorso molto tempo dalla scomparsa di Ellie, la mia rabbia era ancora dormiente rispetto all'irrequieta paura.

"Allora dimmi: cosa ti porta vicino al mio trono?"

Non lo stavo guardando, i nostri occhi non si erano ancora incontrati, temevo che se gli avessi permesso di impiantarsi nei suoi sarei crollata a piangere e non potevo permettermelo. Sapevo però che lui aveva il capo chino e fin quando non gli avrei dato ordine di alzarlo, lui lo avrebbe tenuto abbassato.

"Volevo chiederle, con suo enorme rispetto, se ha delle foto recenti di sua figlia", mi chiese.

Lasciai permettere alle mie spalle di fare un piccolo e impercettibile movimento:"A cosa ti servono?"

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