Capitolo 35 - Le radici delle orchidee [Revisionato]

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Brycen sollevò una mano grondante d'acqua, aprendola dinanzi al viso. I polpastrelli raggrinziti suggerivano che fosse rimasto nella vasca da bagno troppo a lungo, ma per la sua mente non era ancora abbastanza.

Si alzò comunque. Liberò il viso dai capelli bagnati e li spinse all'indietro, inspirando a fondo. Il Sihir scivolò nel suo petto e fluì attraverso le dita, diminuendo l'umidità tra le ciocche fino a renderle asciutte. Brycen fece lo stesso con la pelle e indossò il pigiama di un blu acceso, poi si abbandonò sulla seduta della toletta. Quando alzò lo sguardo allo specchio, il suo riflesso sospirò insieme a lui.

Non aveva un bell'aspetto. I capelli spettinati incorniciavano un viso smunto, con guance infossate e occhi gonfi cerchiati da aloni scuri. La stanchezza accumulata durante il viaggio aveva provato il suo fisico, ma la cena aveva dato il colpo di grazia alla sua mente.

Sospirò di nuovo. Era appena arrivato e non vedeva già l'ora di andare via.

Afferrò la spazzola e cominciò a pettinare i capelli, districandone con cura i nodi. Era insolito farlo su quello sgabello, di fronte allo specchio che rifletteva la camera da letto alle sue spalle. Mettere piede nella sua vecchia stanza aveva il sapore di abitudine e smarrimento insieme: si muoveva per inerzia, per le consuetudini che gli anni passati tra quelle mura avevano inciso nei suoi muscoli e nella sua memoria, ma era come riscoprire un ricordo lontanissimo. Qualcosa che riconosceva, ma che non gli apparteneva più.

Se doveva associare un luogo al termine casa, l'unica immagine che riempiva la sua mente era la sua villetta a Mehtap. Le stanze minuscole rispetto a quelle della magione, ma che sentiva sue; la libreria che aveva costruito personalmente; la sua solitudine; la musica della sua stazione radio preferita; lo scrittoio su cui passava ore con la schiena china e la penna in mano; il letto in cui poteva addormentarsi e svegliarsi con Chloe al suo fianco.

Brycen sorrise a quel pensiero. Era scivolato nella sua mente in modo così naturale... Com'era possibile che qualcosa che aveva sperimentato per così poco tempo risultasse più spontaneo del modo in cui aveva vissuto per anni?

«Oh, Dèi. Sei così bello quando hai i capelli sciolti.»

Brycen trasalì, lasciando cadere la spazzola. Vide lo spavento negli occhi sgranati del suo riflesso, poi l'immagine di Chloe in camicia da notte che si avvicinava alle sue spalle.

«Scusa! Ero certa che mi avessi sentita.»

Brycen inspirò a fondo e gettò fuori l'aria in un lento sospiro, la mano premuta sul petto dove il cuore batteva a ritmo accelerato. Chloe mormorò nuove scuse e raccolse la spazzola, spingendo all'indietro le ciocche azzurre che erano scivolate oltre le spalle. Brycen le aveva raccomandato di legare i capelli e indossare anche una vestaglia per uscire dalla sua stanza, ma quei rimproveri erano in fondo alla lista delle priorità.

«Non dovresti essere qui.» Brycen si alzò dallo sgabello, affacciandosi oltre l'uscio del bagno. Rilassò i muscoli solo quando confermò che la porta di camera era ancora chiusa. «Ti ha vista qualcuno?»

«Oh no, non sono passata dal corridoio. Sono entrata da fuori.»

Brycen aggrottò le sopracciglia. «Dalla finestra?»

«Ovvio.»

«Ed era aperta?»

«Così pare.»

Brycen fissò le pesanti tende scure che coprivano l'accesso all'esterno. Erano già chiuse quand'era entrato in stanza; forse il domestico che si era occupato delle pulizie le aveva tirate senza controllare la finestra. Una persona normale avrebbe percepito il freddo eccessivo al suo ingresso, ma Brycen non sarebbe mai stato in grado di notare la differenza.

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