Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko [Revisionato]

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Chloe indossò il più appariscente tra gli abiti che aveva a disposizione. Un grembiule a quadri rossi e ocra sovrastava l'ampia gonna turchese, mentre la blusa bianca era racchiusa in un panciotto bordeaux che lasciava spazio ad una grossa spilla al centro del petto. Il suo bunad era una riproduzione sayfana, perciò la tonalità dei tessuti non era vivida come quella degli originali, ma l'elastico in vita e la stoffa morbida del corsetto lo rendevano più comodo. Non era l'ideale per un combattimento, come non lo erano gli stivaletti dal tacco quadrato, ma la libertà di movimento che le concedeva sarebbe stata sufficiente.

Una damigella le aveva raccolto i capelli in un reticolo di piccole trecce che Mari propose di abbellire con fiori di astro alpino. Come portafortuna, aveva detto. Gli heikun disprezzavano quel tipo di superstizione, però il sorriso di Mari era così allegro che Chloe non ebbe cuore di rifiutare.

Giunsero al luogo dello scontro che non erano ancora scattate le undici, ma era già presente un nutrito manipolo di spettatori in cui Chloe riconobbe volti già visti al matrimonio di Bethelie. Altri le erano sconosciuti, ma era certa che facessero parte dell'alta società di Kholod, abitanti del sesto e settimo anello, forse qualche curioso del quinto. Sia i Metsiz che i Toralov godevano di notevole importanza in città per la loro ricchezza e influenza commerciale, perciò non sarebbe venuto il popolino ad assistere, ma casati autorevoli quanto il loro.

Il Vakenstla di cui aveva parlato Vladimir era una mastodontica quercia millenaria che si ergeva solitaria con un tronco massiccio e lunghe fronde nodose. Le radici robuste spaccavano il terreno in più punti, insinuandosi e riemergendo dal manto innevato come serpenti, e il suo fogliame aveva già assunto i colori bruniti dell'autunno. Brycen le aveva detto che vakenstla in zimeo antico era traducibile come dal tronco pallido, e il motivo era evidente: il fusto della pianta aveva un'innaturale colorazione lattea che si screziava in tonalità di grigio là dove la corteccia si era sfogliata, creando diverse spaccature durante la crescita.

Una benedizione di Beyled aveva reso bianco il suo legno, sostenevano le leggende. Chloe però conosceva le piante abbastanza da riconoscere che quello non era il tronco di una quercia, ma di una betulla. Quella mescolanza doveva essere opera di un Dotai, come sosteneva Brycen, ma gli abitanti di Kholod avrebbero negato l'evidenza persino di fronte alla conferma.

L'arena per i duelli non era la sfarzosa costruzione che Chloe aveva immaginato. Una semplice cornice di pietra bianca abbracciava uno spiazzo circolare di terra battuta, priva di orpelli e forme complesse, con sette file di spalti gremite di spettatori. I duellanti e le rispettive famiglie sostavano vicino ai due ingressi, delimitati da archi a tutto sesto con una serie di rune incise lungo la sezione frontale. I Toralov sostavano di fronte a quello ovest, perciò Brycen condusse Chloe e i suoi familiari verso il lato opposto.

Gavriil li accolse con un ampio sorriso quando li vide arrivare, salutando per prima la sua promessa sposa.

«Dov'è il resto della famiglia?» domandò, guardandosi attorno.

Il gruppo doveva essere più scarno delle aspettative. Ad accompagnare Chloe, oltre Edvokin, Mari e Brycen, c'erano solo Sevre, Egvenya, Zenaida e suo marito Mykta. Anche Synne e Terje avevano mostrato interesse per lo scontro, ma Ljudmilla aveva vietato ai figli di uscire.

«Pare abbiano deciso di compiere un atto di benevolenza in nostro favore, liberandoci dalla loro fastidiosa presenza» disse Edvokin in un sogghigno.

«Suvvia, non essere meschino» lo rimproverò Zenaida, offrendo a Gavriil un decoroso sorriso. «I nostri parenti avevano altri impegni per la giornata.»

Edvokin arricciò le labbra. «Desolato, la mia resta una scusante più verosimile.»

Dall'altro lato dell'arena Vladimir era attorniato da un nutrito gruppo di familiari, ma Bethelie e Kristofer non erano tra loro. Mari aveva spiegato a Chloe che non presentarsi era la sua unica scelta: non voleva supportare suo fratello, ma i Toralov non le avrebbero permesso di schierarsi apertamente contro di loro. Sembravano rilassati, persino allegri, accompagnando Vladimir in vivaci risate per commenti che Chloe non riusciva a sentire. A giudicare dagli sguardi che volgevano spesso in sua direzione, però, era facile intuire l'oggetto.

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