Capitolo 62 - Quando, non se

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A Brycen servirono meno di dieci minuti per pentirsi della sua decisione.

Non resistette alla tentazione di affacciarsi alla finestra, scorgendo Chloe meditare seduta in giardino. Fu solo quando la vide sparire, inghiottita dall'oscurità vorticante di un portale, che realizzò di aver commesso un grave errore.

Quando aveva accettato di lasciarle affrontare l'ignoto da sola, nella sua mente si era delineata una situazione semplice, comune - la immaginava raggiungere un qualche scorcio cittadino, o magari le silenziose vie della periferia - ma chi gli dava la certezza di quell'esito?

E se fosse finita in un quartiere malfamato? Se si fosse trovata in pericolo, una volta uscita dal portale? Se fosse riuscita a trovare il Dotai, ma questo si fosse rivelato ostile? Se il malessere che la coglieva con l'uso di Maelstrom l'avesse colpita in modo più rapido e violento, impedendole di difendersi e fuggire?

Brycen cominciò a vagare per la stanza, il battito del suo cuore accelerato che rimbombava tra le orecchie. Quell'attesa forzata gli attorcigliava le viscere, nonostante i suoi tentativi di tenere a bada i pensieri negativi. Forse aveva ragione Chloe e si stava preoccupando troppo; forse stava esagerando, ed era solo l'angoscia a far sembrare quelle minacce così incombenti. L'ultima volta che si era ritrovato in una situazione simile, però, Chloe era tornata con una scheggia di vetro conficcata nel fianco e Brycen non riusciva a smettere di pensarci.

Si precipitò giù dalle scale e cominciò a sistemare i libri che aveva lasciato sul tavolo, cercando di tenere la mente impegnata: se non poteva vincere quell'eccessiva apprensione con la logica, forse avrebbe funzionato avere una distrazione. Si sforzò di non controllare l'orologio, ma non riusciva a trattenere l'istinto di scrutare oltre la finestra: ogni volta alzava lo sguardo sperando di vedere la realtà accartocciarsi in un vortice e pregando che Chloe tornasse sana e salva, decretando una volta per tutte l'assurdità delle sue preoccupazioni; e ogni volta ne restava deluso, non trovando altro che una fitta pioggia a battere contro le vetrate. Così proseguì nel suo affancendarsi: rassettò casa anche se non ce n'era bisogno; si concesse un lungo bagno caldo; cucinò pesce e patate arrosto per entrambi, ma non si azzardò a toccare cibo neanche quando l'ora di cena era passata da un pezzo.

Poi, finalmente, riuscì a scorgere i contorni scuri di Maelstrom. Non in giardino, come si sarebbe aspettato, bensì sul soffitto del salone. Lo notò con la coda dell'occhio, quasi per caso, ed ebbe a malapena il tempo di razionalizzare quell'apparizione che Chloe ne venne fuori supina, cadendo a peso morto.

Brycen si gettò in avanti per accoglierla tra le braccia, riuscendo ad afferrarla a malapena. Barcollò all'indietro e la presenza del tavolo fu l'unica cosa che lo salvò da un impatto sgradevole contro il pavimento. Si scontrò invece con una delle sedie e si accasciò sul legno, sbattendo malamente schiena e gomito, ma quelle brevi fitte di dolore giunsero al suo cervello come informazioni marginali, tanto era concentrato su Chloe.

«Chloe!» chiamò, scostandole i capelli dal viso e sostenendole il capo dalla nuca. Lei annaspò e lo afferrò per la camicia, avvinghiandosi a lui come se temesse di cadere. Aveva gli occhi spalancati di confusione e terrore, ma nell'incrociare il suo sguardo si acquietò: l'affanno lasciò il posto a respiri più lenti, l'espressione si distese, e le mani abbandonarono la presa sulla sua stoffa per permettere a Chloe di circondargli il busto con le braccia.

«Beyled candida, stai bene?»

«Sì, io...» Chloe sospirò, cancellando le ultime tracce di preoccupazione dal suo viso. Distese le gambe e si rimise in piedi, offrendogli un sorriso come conferma delle sue parole. «Sto bene, non preoccuparti. Adesso sto bene.»

«Dea, sei così pallida...» Brycen le accarezzò il viso, sentendo l'apprensione azzannargli la gola. L'espressione di Chloe sembrava sincera, però le sue mani stavano ancora tremando e il viso era madido di sudore. Le appoggiò una mano sulla fronte, ma non riusciva a definire se fosse più calda del solito: percepire una simile variazione di temperatura era impossibile, con Subsidence che alterava il suo corpo. Avrebbe potuto avere la febbre alta e non se ne sarebbe accorto. «Quanti portali hai aperto?»

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