Capitolo 48 - Ti amo [Revisionato]

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Alexiej Dimiekov si presentò al lago ghiacciato fuori città a metà mattina, accompagnato da un servitore alla guida di una piccola carrozza scura. Dall'abitacolo venne fuori un uomo distinto, dai baffi sottili e capelli rossi intrecciati a incorniciare il viso tempestato di lentiggini, con un portamento rigido e l'espressione severa che si sciolse in un sorriso quando incrociò lo sguardo di Edvokin.

I loro occhi ardevano di passione, pregni di un'intesa così evidente che Chloe credeva fosse impossibile non capire quale fosse la natura della loro conoscenza, eppure Mari non sembrava sospettarlo. Fissava Alexiej con aria guardinga e tradì la sua diffidenza in un saluto freddo, stringendosi al fianco di suo cugino. Chloe non la biasimava per essere così diffidente, ma a lei bastò un istante per comprendere che la fiducia in lui era ben riposta: quando Alexiej si presentò a lei, le sue mani raccolsero quelle di Chloe con garbo e i suoi occhi non mostrarono alcun giudizio. Quello non era un uomo che progettava di tradirli.

Brycen salutò Edvokin e Mari tra sorrisi agrodolci e lacrime. Si abbracciarono a lungo, scambiandosi parole d'affetto e la promessa di scriversi appena possibile, che avrebbero esteso anche a Bethelie. Non poteva raggiungerli fuori città, perciò Chloe e Brycen sarebbero dovuti partire senza salutarla.

Brycen non pronunciò una sola parola sull'argomento. Mantenne il silenzio sia su quanto accaduto che su Maelstrom, parlando di qualunque altra cosa oppure di nulla. Chloe aveva pensato che la causa fosse la presenza di Alexiej, che viaggiò con loro fino alla capitale – lui per certo sembrava più a disagio per Brycen che per lei – ma il viaggio proseguì mesto e laconico anche quando restarono soli.

Brycen comprò una carrozza a due ruote da poter guidare personalmente, così da ridurre i tempi di percorrenza con Maesltrom. Per convincerlo Chloe dovette giurare di smettere di usarlo al primo accenno di malessere, ma giunsero a Mehtap con tre giorni di anticipo e senza troppe soste. Persino allora, nel confrontarsi con i loro amici, Brycen parlò poco e nulla della sua permanenza a Kholod, glissando sui motivi che li avevano portati a casa prima del tempo. Chloe pregò Mindy e gli altri di non insistere, e fece altrettanto.

Sarebbe stata lei, quella volta, a rispettare il suo silenzio.

***

Chlos si svegliò di soprassalto, riprendendo fiato in un sussulto. La sensazione di cadere nel vuoto scosse il suo corpo in uno spasmo violento, e si aggrappò al materasso nella disperata ricerca di appiglio mentre l'oscurità della stanza incombeva su di lei. Il battito incessante del suo cuore e il respiro in affanno furono gli unici suoni che riuscì a sentire per istanti infiniti, finché la mente non abbandonò il sonno per connettersi alla realtà.

Accadeva una notte su due da quando avevano lasciato Kholod. Non riusciva a dormire per più di quattro ore consecutive, e quand'era da sola faticava a riaddormentarsi. Ciò che più la infastidiva era non ricordare cosa stesse sognando: sapeva che c'era qualcosa, riusciva a percepirlo, ma più si sforzava di afferrarlo e più svaniva dalla sua mente.

Un tempo le sue notti erano prive di sogni. L'attività onirica si era risvegliata insieme alle sue emozioni, sebbene opaca e incostante, di cui rammentava a stento immagini, sensazioni. Non era assurdo perdere quella conoscenza al risveglio, eppure la innervosiva. Trovarsi di fronte a quel vuoto le dava l'impressione di aver fatto un passo indietro, come se la sua anima le fosse di nuovo preclusa.

Allungò un braccio e tastò il materasso al suo fianco, ma Brycen non era lì. La sua assenza le agitò lo stomaco in un presentimento fastidioso, che si arrampicò sulla pelle fino alla punta delle dita. Chiuse gli occhi e si girò di lato, rannicchiandosi con le ginocchia al petto, ma dopo pochi minuti – oppure molti, o forse era solo una manciata di secondi – si alzò, camminando scalza fino al corridoio. Seguì la luce accesa che filtrava dal piano terra e trovò Brycen seduto al tavolo del soggiorno, immerso nella lettura di un taccuino.

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