Capitolo 17 - Altocumuli [Revisionato]

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Quel giorno il cielo era attraversato a perdita d'occhio da altocumuli.

Chloe aveva difficoltà a ricordare altri dettagli: le sfuggivano il mese, l'ora, quali vestiti aveva addosso, persino la sua età – rammentava vagamente che aveva tredici anni, o forse quattordici; era difficile stabilirlo con precisione, dato che Chen-Yi non le aveva mai comunicato il giorno in cui era nata. Quel cielo chiazzato di soffici macchie bianche, però, riempiva la sua memoria con precisione.

Era certa che fossero altocumuli, perché teneva traccia dei suoi progressi nell'utilizzo di Maelstrom sfruttando le nuvole: Chen-Yi le aveva insegnato a riconoscerle e distinguerle, spiegandole a che altezza si trovavano dal suolo. Gli altocumuli, ad esempio, potevano svilupparsi tra i tremila e i quattromila metri d'altezza considerando il clima dell'isola di Hoshu – ma a Chloe non interessava definirlo con precisione: sapeva che gli altocumuli si formavano più in alto dei nembostrati, perciò se fosse riuscita a superarli o quantomeno raggiungerli sarebbe stato un netto miglioramento.

Chloe aveva atteso gli altocumuli per più di una settimana, e quando aveva finalmente posato gli occhi su quelle forme familiari si era sentita...

Quello non riusciva a ricordarlo. Euforica? Sollevata? Impaziente? Cosa si prova quando si ottiene ciò che si desidera dopo una lunga attesa? La mente era svelta a suggerirle risposte che si adattavano a quel contesto, eppure non riusciva a definire quale fosse quella vera. Rammentava di aver sentito il petto avvampare, i muscoli farsi più leggeri, il diaframma rilassarsi, ma il significato di quelle sensazioni era inaccessibile.

Gli altocumuli non si mantenevano mai a lungo, perciò Chloe corse subito fuori dal Tempio. L'isola di Hoshu era un minuscolo fazzoletto di terra pianeggiante, non dissimile dalla miriade di isolotti che abbracciavano le coste di Jiyu. Si estendeva per poco più di un chilometro quadrato e per i comuni cittadini di Jiyu era disabitata come tutti gli altri: in pochi sapevano che uno dei Templi dell'Heiko Jun sorgeva nel suo centro, perciò era semplice trovare un luogo solitario per allenarsi. Chloe superò il frutteto che si estendeva oltre la struttura e raggiunse una piccola radura erbosa, libera da alberi e cespugli per decine di metri.

Si concesse il tempo di regolarizzare il respiro e raggiungere lo stato di concentrazione necessario, poi alzò lo sguardo alle nuvole e sollevò le mani davanti a sé, racchiudendo quello scorcio di cielo tra le dita. Chloe canalizzava il Sihir attraverso le mani: quando percepiva l'energia pizzicarle i polpastrelli, le bastava muoverle per tirare i fili invisibili che costruivano il mondo. Distese le braccia e quei fili divennero rigidi e taglienti come lenze; poteva sentirli incidere una fenditura là dove non avrebbe dovuto esserci nient'altro che aria, piegando la realtà in un vortice scuro. Era troppo lontano per riuscire a vederlo, ma Chloe sapeva che un secondo portale si era aperto tra le nuvole sopra la sua testa: c'erano sempre un ingresso e un'uscita, sebbene fosse una descrizione fallace. Quelle che si vedevano non erano altro che due metà dello stesso passaggio; non una coppia ma un unico, singolo portale.

Chloe entrò nel vortice oscuro, e quando ne uscì il gelo investì la sua pelle in uno schiaffo d'aria fredda tanto intenso da farle dolere i muscoli. Sollevò le braccia a proteggere il viso, ma la gola venne attraversata da minuscoli aghi di ghiaccio quando provò a respirare. Lo stomaco si contorse nell'impossibilità di assimilare sufficiente ossigeno, e il corpo venne subito richiamato a terra dalla gravità, che lo tirava a sé come un amante possessivo. Chloe si ritrovò incapace di udire e faticò ad aprire gli occhi, ma riconobbe gli altocumuli nella densa nebbia di cristalli di ghiaccio e gocce d'acqua che l'abbracciava.

Sotto di lei, le isole sembravano residui di un territorio più vasto andato in frantumi. Chloe non era in grado di distinguere Hoshu dalle altre briciole di terra, né era sicura di riuscire davvero a vederla; forse gli scorci che intravedeva erano di Wen She, oppure di Nagae. Per il ritorno, la cosa migliore da fare era sfruttare le Gallerie: Chloe non faceva altro che spezzare il tragitto in piccoli segmenti, creando una serie di portali uno dietro l'altro, ma credeva che sarebbe stato più utile assegnargli un nome. Attraversando vortice dopo vortice in quel modo, avrebbe potuto raggiungere il confine più distante di Jiyu in poche ore – ma per un tratto così breve, dividere il percorso a metà sarebbe stato sufficiente.

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