Capitolo 63 - Chiudi gli occhi

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«Te l'hanno mai detto che il nero non ti dona per niente?»

Kolt la squadrò in una smorfia delusa, portando la sigaretta accesa alle labbra. Chloe si avvicinò al letto su cui stava malamente disteso, come se quella camera d'albergo fosse casa sua e non dovesse presenziare all'appuntamento con Arturo Soleni tra meno di mezz'ora.

In quel momento invidiava il suo atteggiamento rilassato: lei avrebbe dovuto mostrare compostezza, ma gli insegnamenti che avevano dominato la sua infanzia sembravano sfuggirle; le mani erano gelide, i muscoli troppo tesi ed era certa che, se non avesse avuto il viso coperto dalla maschera di stoffa, l'espressione avrebbe tradito il suo nervosismo.

Non si sentiva più a suo agio nelle vesti scure da Tessitrice. I pantaloni dal taglio morbido stretti alle caviglie non erano mai stati così scomodi, la fascia che assicurava alla vita la casacca in stile kimono era soffocante, e sopportava a malapena il cappuccio calato sul capo. Persino la posizione del tanto sembrava sbagliata: era abituata alla presenza del pugnale legato dietro la sua schiena, ma ora lo reputava ingombrante.

«Fammi indovinare, preferiresti il rosa pelle?» borbottò in risposta, sistemando le fasce nere che le proteggevano le mani lasciando scoperte le dita.

«Pensavo più al giallo oro: staresti una favola con quello addosso. O anche sotto. Ancora meglio dietro.» Kolt sghignazzò, sbuffando un refolo di fumo verso di lei. Si alzò dal letto e indossò le bretelle nere che aveva lasciato pendere ai suoi fianchi, sistemandole sulle spalle. Insieme alla camicia bianca e ai pantaloni antracite formavano il più classico dei completi roumberghiani: niente andava di moda come la scala di grigi e un contrasto netto tra le parti. «Vuoi davvero seguirmi? È solo un'altra chiacchierata, non mi serve la babysitter. Credevo avessimo superato la fase della diffidenza.»

«Non è di te che non mi fido: proporre a Soleni un'offerta così diretta è stato un azzardo, potrebbe averti invitato per concludere l'accordo oppure perché si è insospettito. Non posso escludere nulla finchè non ti vedrò firmare i termini del finanziamento.» E forse, a quel punto, quell'ansia opprimente che le stilettava lo stomaco le avrebbe finalmente concesso un po' di tregua. «Se tutto va bene non ti accorgerai neppure della mia presenza, ma se le cose andassero male...»

«... verrai a salvarmi, oh mio aitante cavaliere?» Kolt si portò le mani al petto, la sigaretta stretta nell'angolo delle labbra. «Non credo di essere portato per interpretare la donzella in difficoltà, ma prometto di impegnarmi.»

«Dico sul serio, Kolt: tutto dipende da quest'incontro. Non abbassare la guardia.»

«Dovresti averlo già capito, no? Non la abbasso mai, il vero trucco è non farlo sapere a nessuno.» Le rivolse un occhiolino beffardo, superandola per raggiungere l'ampio specchio che sovrastava la scrivania. Sfilò con cura ogni orecchino che indossava, lasciandoli ricadere nello svuotatasche di vetro, poi si armò di cera per pettinare all'indietro le ciocche bionde.

Gli ultimi preparativi prima di andare. Gli ultimi istanti di quiete prima di quella che sarebbe stata - così Chloe aveva deciso - la sua ultima missione da Tessitrice. Doveva solo resistere un paio d'ore, riferire a Chen-Yi il risultato e poi...

Non aveva un piano, per quello. Avrebbe dovuto prepararsi ad affrontare un discorso così importante, ma ragionare sulle possibili reazioni la terrorizzava; non osava neppure pensare alle complicazioni che avrebbe portato un eventuale fallimento di quella sera, dato che il successo sarebbe stato a malapena sufficiente a concederle una speranza.

"Devo farlo e basta", si disse. Avrebbe esposto la sua anima così com'era; avrebbe pronunciato la verità a voce alta, accettando qualunque conseguenza; e si sarebbe affidata agli Dei, pregando per la loro misericordia.

BluebirdWhere stories live. Discover now