Capitolo 37 - Chi sei davvero (1/2) [Revisionato]

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Karsel schiaffeggiò l'aria con la coda, nitrendo in uno sbuffo infastidito quando Chloe avvicinò la mano al suo muso. Agitò la testa e si tirò indietro in uno scalpiccio di zoccoli, borbottando finché lei non si arrese e abbassò il braccio.

«Mi sa che non gli piaccio proprio» disse Chloe, in sayfano.

Brycen le baciò la fronte corrucciata. «Non dartene pena: Karsel possiede una natura bisbetica, rifiuta chiunque tranne me. Mi sono occorsi mesi per convincerlo a far montare in sella anche Bethelie, e non lo faceva mai senza ribellarsi.»

Brycen sollevò una mano e Karsel sbuffò di nuovo, scompigliando le ciocche sottili che scivolavano ai lati del viso. Il resto dei capelli era raccolto in una treccia che partiva dall'attaccatura della fronte e accoglieva due trecce laterali più piccole, proseguendo fino al centro delle scapole. La pelle tirava in modo fastidioso quando aggrottava le sopracciglia o girava il collo; non era più abituato ad acconciature intricate come quella.

Anche la criniera di Karsel era intrecciata. Brycen la lisciò con le dita, ma il cavallo protestò con un nitrito che aveva il suono di un rimprovero.

«Pare sia ancora arrabbiato con me» sospirò Brycen. «Ha borbottato anche ieri. Suppongo di dovermi farmi perdonare per averlo trascurato così a lungo.»

Gli accarezzò il collo e lo massaggiò sotto le orecchie, attraversando il manto grigio con cautela. Quando i soffi lamentosi si chetarono, lasciò scorrere le mani lungo il muso. Karsel spinse la testa in avanti e Brycen vi appoggiò la fronte, respirando insieme a lui finché non lo sentì rilassare i muscoli.

«Siete adorabili» disse Chloe, liberando un mugolio intenerito. «Hai mai pensato di portarlo a Mehtap?»

«Karsel non è abituato a viaggi così lunghi.»

Brycen arricciò il naso. Era vero, ma quella giustificazione suonava più debole di quando l'aveva formulata anni prima. Karsel possedeva la stazza imponente e robusta tipica degli shire, in grado di sopportare sforzo e fatica. Aveva trainato carrozze, scalato montagne, raggiunto Brethstard al galoppo senza dare cenni di cedimento. Brycen avrebbe potuto tentare, ma aveva preferito arrendersi.

«Valuterò l'idea» si corresse, e le labbra di Chloe si curvarono in un sorriso soddisfatto. «È ancora giovane e in forze, potrebbe essere fattibile.»

«E magari col tempo diventeremo amici.» Chloe allungò piano il palmo verso il muso di Kalsel. Lui la scrutò guardingo, poi si scansò nell'ennesimo sbuffo.

«Su questo non assicuro nulla» disse Brycen, ridendo. Prese Chloe per mano e la guidò più avanti, mostrandole una piccola fjord dalla criniera bianca e nera. «Per il momento, sarà meglio farti cavalcare Lorelei.»

Si riunirono a Edvokin e Mari, già in sella ai loro destrieri, e attraversarono al trotto la periferia di Kholod. I sentieri boschivi e le pianure innevate lasciarono il posto al perimetro interno della città, dove gli edifici iridescenti cominciavano a radunarsi in strutture sempre più piccole e omogenee. Erano ancora troppo distanti tra loro per delimitare vere e proprie vie; le strade prendevano quel nome solo a partire dal quarto anello, riducendosi a corridoi sempre più sottili man mano che ci si avvicinava al centro cittadino.

La locanda in cui lavorava Gavriil era situata al confine tra il quinto e il sesto anello, adiacente alla stazione di posta che solo i viaggiatori più facoltosi potevano permettersi. Per i residenti era ritrovo di bevute, ma di rado vi si recavano anche per mangiare: pranzi e cene andavano condivisi con i parenti, salvo celebrazioni o inviti. Le famiglie più abbienti però accoglievano gli amici nelle proprie dimore, avvalendosi dei cuochi privati, mentre quelle più modeste preferivano le economiche taverne degli anelli interni. Gavriil stesso non avrebbe dovuto essere in grado di ospitare un pranzo in un locale così lussuoso, ma i suoi datori di lavoro sapevano che la sua situazione economica sarebbe migliorata dopo le sue nozze.

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