Capitolo 33 - Rimuovere il velo [Revisionato]

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Chloe non aveva mai affrontato un viaggio così lungo. La sua esperienza con i mezzi di trasporto si fermava alle quattro ore necessarie a raggiungere Acamar, ed era uno spostamento piacevole: adorava osservare lo scenario cambiare a gran velocità fuori dal finestrino, cullata dal movimento mentre lasciava vagare la sua immaginazione.

Trascorse la prima parte del viaggio verso Kholod allo stesso modo, con l'euforia a curvare gli angoli delle labbra all'insù e un taccuino su cui scrivere le idee che il percorso in treno avrebbe stimolato. Ammirò la città lasciare il posto alle ampie pianure di Hedea fino alle dolci colline di Lasyard, scorgendo i profili dei piccoli paesi disseminati tra le campagne. Anche quando la pioggia cominciò a scrosciare oltre il vetro, gli occhi di Chloe si spinsero tra le fitte foreste e gli scorci cittadini, tra i campi coltivati e i ripidi pendii dei monti Teiluz che si perdevano nel cielo plumbeo, così fitto di nubi da inghiottire persino l'orizzonte.

Otto ore dopo la partenza l'entusiasmo si era già spento.

Brycen si era addormentato dopo aver superato i confini di Hedea, ma Chloe aveva un sonno troppo leggero per imitarlo. Era abituata a scuotersi dal torpore a ogni rumore sospetto, perciò riuscì a concedersi solo brevi attimi di riposo spezzati da continui risvegli. Dovette abbandonare anche i propositi di scrittura, ché la fantasia si attenuò man mano che l'interesse verso l'esterno si tramutò in noia: come Tessitrice era stata addestrata all'attesa, ma quando raggiunsero i confini di Zima erano trascorse già sedici ore e non restava altro che pigra inerzia.

Abbandonare il treno per la diligenza non offrì alcun miglioramento. L'abitacolo era foderato di velluto, provvisto di cuscini e Pietre di Sihir per il riscaldamento, ma il rumore di zoccoli non era meno fastidioso delle rotaie. La carrozza traballava ad ogni dislivello e i finestrini non avevano vetri, perciò Chloe fu costretta a chiudere il pannello di legno quando il vento si fece troppo violento. Neve e ghiaccio rivestivano le strade, tanto più dissestate quanto più ci si allontanava dai centri abitati, e le frequenti soste per far riposare i cavalli dilatavano i tempi di quel viaggio già lungo e sfibrante.

Chloe non disdegnava le stazioni di posta, che le concedevano di sgranchirsi le gambe e osservare i pittoreschi paesini di Zima, dove ogni edificio era una pennellata di colore vivido su una tela altrimenti bianca. Gli occhi dei suoi abitanti, però, erano sempre su di lei: le loro espressioni mutavano quando incrociavano il suo sguardo, e i volti si facevano freddi e scuri. Alcuni indietreggiavano, altri restavano a fissarla con smorfie di sdegno che contenevano a malapena. Nessuno le rivolse la parola. Brycen le assicurò che non avrebbero mostrato cattive intenzioni finché fosse rimasta al suo fianco, eppure non si allontanarono mai troppo dalla carrozza.

«Cosa sarebbe successo se fossi andata a Zima da sola, come turista?» domandò Chloe, abbandonandosi sui cuscini gialli e blu dell'abitacolo.

«In piccoli paesi come questo potrebbero persino aggredirti.» Brycen abbassò lo sguardo, tormentando la catenella dell'orologio tra le dita. «Le carovane turistiche però seguono un itinerario differente, fermandosi nei grandi borghi del sud per raggiungere Skeld. La capitale e le città del sud sono più tolleranti, lì saresti stata al sicuro.»

«Io però volevo andare a nord.»

«Nessuno ti avrebbe portata a nord. I mezzi turistici si fermano a Skeld e nessun cocchiere privato ti avrebbe portato con sé: quelli razzisti non avrebbero acconsentito a farti viaggiare sulle loro carrozze, gli altri ti avrebbero messa in guardia sui pericoli.»

"Dunque questa è Zima" pensò Chloe, ammutolendosi mentre la diligenza ripartiva.

Non avrebbe dovuto esserne stupita, ma più si addentrava nei territori zimei e più sentiva le nozioni che aveva appreso su quella terra premere con insistenza al centro del petto, come se le scoprisse per la prima volta.

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