Capitolo 3 - Valeva la pena sperare [Revisionato]

373 70 852
                                    

La Galleria Bouleau si ergeva tra gli edifici moderni del centro città, sfoggiando il classico stile architettonico lasyardeo. Si ergeva imponente su pilastri sottili di pietra scura, alleggerita da vetrate che correvano su ogni facciata. Sembrava che ogni colonna si arrampicasse verso l'alto, spingendo lo sguardo fino al cielo: le adiacenti costruzioni in vetro e metallo la superavano in altezza, eppure la Galleria non sfigurava con la sua linea slanciata e appuntita, costellata di archi e intricati dettagli che decoravano le colonne e le volte.

Brycen seguì i passi di Chloe oltre l'ingresso, osservandola volteggiare da un quadro all'altro con crescente entusiasmo nello sguardo. Il rosa pastello dell'abito che aveva scelto le donava più del rosso mattone della divisa da cameriera, illuminando il suo incarnato. Con i capelli azzurri che scivolavano lisci oltre la schiena, somigliava a un prato fiorito sotto il cielo d'estate; Brycen però non gliel'aveva detto, così come non le aveva chiesto che sport praticasse. L'attaccatura dietro il collo dell'abito di Chloe metteva in risalto la muscolatura tonica di spalle e braccia, e le gambe sotto la corta gonna a ruota mostravano la definizione di un'atleta. Più dettagli notava di lei e più la incuriosiva, ma si ostinava a tenere ogni domanda al sicuro nella sua mente.

«Tu che stile pittorico preferisci?» chiese Chloe, che non sembrava vittima di simili preoccupazioni.

«Non credo di apprezzarne uno più degli altri, ma posso dire che la pittura paesaggistica mi affascina particolarmente.»

«Io preferisco i soggetti umani: scene di vita quotidiana, in particolare, ma anche ritratti. Mi piace immaginare che tipo di persone sono quelle dipinte o figurarmi in mente ciò che sta accadendo, è divertente! Non che i paesaggi non mi piacciano: apprezzo tutto... tranne l'arte astratta.» Chloe avanzò, arricciando il naso di fronte a un dipinto di pure forme e colori, dove le linee si intrecciavano in trame all'apparenza casuali. «Non riesco a farmela piacere, è più forte di me. È come... Il tofu. Hai presente il tofu?»

«Sì, ma non l'ho mai assaggiato.»

«Non ti perdi nulla, è questo il punto» sbuffò Chloe, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. «Immagina che te ne venga offerto un pezzetto: magari hai sentito che ci sono numerose ricette che lo sfruttano, o che a Jiyu amano il tofu, perciò pensi: sarà squisito! Ti viene l'acquolina in bocca per le belle aspettative, poi lo assaggi e... niente. Assolutamente niente. Credimi! Se il nulla avesse un sapore, sarebbe tofu.»

«Sembra un'esperienza simile a quella di mangiare le rape mosadz. Emettono un profumo dolcissimo durante la cottura, ma all'assaggio hanno un gusto terribile.»

«Però delle rape puoi dire che non sono buone, no? Col Tofu è peggio: non puoi odiarlo e basta, perché effettivamente non è cattivo. È solo... insapore» replicò Chloe, arricciando il naso. «Ti senti tradito. Resti semplicemente lì, disilluso e perplesso, senza neanche sapere cosa dire: ti piace? Non ti piace? Sarebbe bello saperlo, se non fosse che hai assaggiato il nulla assoluto, ed è così frustrante! Ecco: per me l'arte astratta è tofu. Non la capisco e mi fa sentire stupida.»

«Sei tutt'altro che stupida» replicò Brycen, ammorbidendo il tono. «Hai un approccio che ricerca la narrazione e il sentimento attraverso l'empatia che solo la raffigurazione della realtà riesce a dare. È naturale che l'astrattismo ti disorienti, ma non c'è niente di male: l'arte non ha lo scopo di piacere a tutti. Vive di comunicazione, e le avanguardie sublimano questo concetto oltrepassando l'esperienza puramente estetica per introdurre un differente sottotesto cognitivo. È un tipo di arte che va capita e ragionata, poiché manchevole della chiave di lettura intrinseca che risiede nell'arte figurativa, privando la nostra mente di qualunque fondamento per spingerla a rielaborare la realtà in modo nuovo. Ciò tuttavia non pregiudica la capacità intellettuale di chi osserva, né la sua comprensione è sufficiente a renderla stimolante secondo il nostro gusto o il nostro pensiero, persino nel caso in cui riesca ad appagare il nostro occhio. Se l'arte astratta non riesce a emozionarti o a sobillare la tua mente, semplicemente non fa per te: non è necessaria alcuna spiegazione, ritengo. Non hai l'obbligo di mangiare tofu, né qualcuno dovrebbe giudicarti per questo.»

BluebirdWhere stories live. Discover now