Capitolo 32 - Semplice precauzione [Revisionato]

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Chloe atterrò sul terrazzo con cautela, nascosta dai fumi violacei che i comignoli di Lenwish sbuffavano senza sosta. Due settimane di riposo e Rimedi avevano cancellato ogni dolore al bacino, ma faceva ancora attenzione a non gettare tutto il peso sul piede destro.

Le abitazioni nel quartiere di Uproar erano ammassate l'una contro l'altra in un bizzarro intreccio architettonico che sembrava frutto del disegno di un ubriaco, con palazzine alte più di sei piani che non avevano nulla in comune l'una con l'altra. Mattoni dalle sfumature variegate si mescolavano a sostegni metallici e tubature, culminando in tetti di angolazioni differenti che alternavano tegole a lamiere. I balconi erano sfalsati su livelli disarmonici e le finestre cambiavano forma senza seguire alcuno schema, passando da vetrate alte e sottili a lucernari rotondi.

Come riuscivano a vivere lì dentro? Era difficile persino comprendere dove finiva un appartamento e ne iniziava un altro. Per trovare quello giusto Chloe fu costretta a sgattaiolare tra tetti e balconi, saltando da un portale all'altro. Non le piaceva esporsi a quel modo durante il giorno, pur con le vesti bianche da Tessitrice a coprirla da capo a piedi, ma non aveva scelta: Kolt non era mai a casa dopo il tramonto.

Chloe scivolò su un balcone dalla ringhiera divelta per metà e si acquattò alla parete, sbirciando oltre la tenda malamente tirata sulla finestra. Le righe sulla carta da parati facevano sembrare la camera ancora più piccola; a occhio e croce, non era possibile aprire le ante senza farle scontrare contro la pediera metallica del letto. Le coperte erano sfatte e gli abiti pendevano dallo schienale della sedia su cui erano stati abbandonati senza cura, ma la stanza era vuota. Chloe proseguì oltre, avanzando a ridosso del pavimento fino alla finestra della cucina. Trovò Kolt seduto al tavolo, intento a consumare il... pranzo?

Erano le quattro del pomeriggio, ma sembrava essersi appena svegliato. La mano destra – ogni dito ad eccezione del mignolo sfoggiava un diverso anello a fascia – era premuta contro la guancia a sorreggere il viso stanco, circondato da capelli arruffati, e indossava solo i pantaloni grigi del pigiama. Si era procurato una nuova arma, una rivoltella nera che giaceva sul tavolo senza alcuna fondina.

Chloe fece scorrere alcuni fili di Sihir tra le dita, aprendo un varco sulla finestra. Era abbastanza grande perché riuscisse a vederlo, ma Kolt non non diede cenno di essersene accorto. Continuò a mangiare la sua carne arrosto finché Chloe non superò il vortice e venne avanti; solo a quel punto la mano abbandonò la forchetta per raccogliere la pistola, puntandole la canna scura al petto.

«Cominciavo a temere che ti fossi dimenticata di me» Kolt si alzò, disegnando un sorriso beffardo sul volto. «Come va il fianco?»

«E la tua spalla?»

«Era il braccio» la corresse lui, mostrando la piccola cicatrice appena sotto la spalla destra. «Sapevi che un autentico coltello da lancio jiyano vale tre volte una spada bastarda? Avevo pensato di ringraziarti per il bottino, poi mi sono ricordato che mi hai rubato le pistole.»

Chloe fece un passo avanti e Kolt caricò il colpo, tirando indietro il cane della pistola. Non che avesse bisogno di farlo; quel click era solo un avvertimento, ma Chloe ignorò la minaccia e si avvicinò ancora, finché la bocca della pistola non toccò il suo sterno.

«So che non mi sparerai, sei troppo furbo per farlo» disse, mantenendo il tono neutrale. «Hai detto di conoscere l'Heiko Jun, perciò sai anche che uccidere un membro equivale a firmare la tua condanna a morte. Temi i nostri assassini abbastanza da tenerti fuori dagli affari dei Green Skull, non correrai il rischio di inimicarteli a meno che la tua vita non sia già in pericolo. Ma se lo fosse, non mi avresti vista arrivare.»

Kolt liberò un fischiò di apprezzamento. Fece roteare la rivoltella attrorno all'indice prima di posarla sul tavolo, sbuffando una risata.

«Che posso dire? Adoro le care, vecchie tradizioni roumberghiane: nulla esprime accoglienza come una pistola puntata al petto. O forse erano i cupcakes? Cazzo, mi confondo sempre» si giustifico, sollevando le spalle. «Perciò niente coltello alla gola, oggi?»

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