Capitolo 36 - Così semplice [Revisionato]

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La sartoria Toralov era tra le più grandi case-bottega di Kholod, seconda solo a quella dei tagliatori di Pietre. La struttura seguiva i canoni tradizionali, non quelli più moderni della capitale: ingressi chiusi e nessuna insegna, solo le rune del cognome incise sulla porta d'ingresso dipinta di amaranto. Nessuno si sarebbe avvicinato per sbirciare dalle finestre, oscurate da tendaggi colorati, né avrebbe osato accedere senza bussare.

Chloe restò al fianco di Mari mentre Jlenna si accostava alla porta. Due colpi sul battente intarsiato furono sufficienti a richiamare la figura di un domestico vestito di rosso – non l'indaco che i servitori sfoggiavano in casa Metsiz – che le scortò in un salotto di stoffe arabescate, più adeguato ad accogliere amici in visita piuttosto che clienti. Divani dalle linee dritte e cuscini di velluto erano disposti a cerchio su un tappeto variopinto, e le credenze che occupavano le pareti mettevano in mostra vini, liquori e cristalleria. Sul tavolino basso in pietra furono serviti tè e biscottini al formaggio che Jlenna rifiutò a nome di tutte, accettando il dono solo quando venne offerto una seconda volta.

Mari si accomodò accanto a Chloe, chinandosi su di lei per sussurrare al suo orecchio. «Mangiane tre esatti, con un sorso di tè prima e dopo ogni morso. Puoi inzupparli, ma lo sconsiglio: rompere un biscotto nel tè è cattivo presagio, Donna Mirjana ci chiederebbe di rimandare a domani.»

Chloe inarcò un sopracciglio, ma annuì. Provare a comprendere la superstizione zimea era uno sforzo vano quanto cercare una logica nelle innumerevoli regole dell'etichetta.

Donna Mirjana, la madre di Bethelie, giunse presto a porgere i suoi saluti in compagnia della figlia. Entrò per prima in sala, raggiante nel suo abito di velluto verde nonostante l'età disegnasse sul viso allungato un marcato reticolo di rughe.

«Donna Mirjana!» Jlenna si alzò per prima, afferrando le sue mani. «Siete splendida anche quest'oggi. Prego che Beyled vorrà concedere anche a me la grazia di invecchiare così bene.»

«Donna Jlenna, voi mi lusingate. E che dire di voi? Che gioia vedervi così piena di energia, è sufficiente un'occhiata per dire che straripate di salute.»

Scoppiarono in risatine allegre, abbandonandosi a chiacchiere dai toni vivaci e complimenti così stucchevoli da rendere ancor più evidenti i lampi d'odio che si scagliavano a vicenda. Era stata la separazione tra Brycen e Bethelie a generare quell'astio o le due si disprezzavano già da prima?

Dietro di loro, Bethelie avanzò in piccoli passi fino a raggiungere il fianco della madre. Chloe non poteva salutarla prima di presentarsi a Mirjana, ma non riuscì a trattenersi dal rivolgerle lo sguardo: labbra piene e rosee sbocciavano su un volto dagli zigomi alti, creando due graziose fossette ai lati della bocca con la curva del sorriso. Il taglio morbido del bunad rosso e oro non era in grado di nascondere le forme generose del seno che il corpetto conteneva a malapena, e l'ampia gonna blu che scivolava giù dai fianchi ampi donava alla sua figura una tale grazia da restarne incantati.

Chloe incrociò per un istante i suoi occhi, verdi come l'erba fresca, prima che Bethelie li rivolgesse altrove. La ammirò mentre arrossiva, rigirandosi tra le dita i boccoli castani che sfuggivano all'acconciatura di trecce che li teneva raccolti. Dèi, era così bella; delicata e pura come una fonte d'acqua cristallina.

«E voi dovete essere Donzella Chloe.» Mirjana si avvicinò, le mani sospese in una posa rigida. Si umettò le labbra sottili, l'espressione in bilico tra il sorriso cortese e un irritato stupore. «Conoscendo solo il vostro nome, mai avrei immaginato che foste jiyana. La mia Bethelie deve aver dimenticato di farne menzione.»

«Solo di padre, a onor del vero» la corresse Jlenna. «È una meticcia, nata e cresciuta a Sayfa. Vi accorgerete presto che di jiyano ha solo l'aspetto.»

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