Capitolo 67 - I frutti della negazione

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Chloe lanciò un ultimo sguardo alla buca delle lettere prima di voltarsi, sollevando gli occhi al cielo. Il sole aveva quasi raggiunto lo zenit, perciò Brycen sarebbe rientrato di lì a breve. Se avesse atteso solo qualche minuto, magari...

"No" si disse, scuotendo il capo. "Non così."

Rivederlo era una tentazione così grande che dovette lottare con il suo corpo per allontanarsi, ma si forzò comunque a camminare. Non avrebbe ceduto all'ennesimo atto di egoismo, non quella volta: non poteva trascinarlo di nuovo nella sua vita mentre era ancora in bilico, oscillante tra i suoi problemi irrisolti.

Alzò una mano a fatica, come se i muscoli cercassero di ribellarsi a quel comando. Il Sihir fu invece collaborativo: i fili di energia sfibrarono docilmente l'aria di fronte a lei, e un portale oscuro fu subito pronto ad accogliere la sua figura.

Forse era dovuto al fatto che aveva passato parecchie ore al suo interno, ma raggiungere Oblivion era diventato più semplice: le bastò concentrarsi su quel nero assoluto per ritrovarsi ancora una volta circondata dalle tenebre più fitte. Non sapeva dire se Brycen sarebbe stato più orgoglioso o preoccupato di quel progresso, ma l'avrebbe rallegrato sapere che la sua teoria su spazio e distanza era corretta.

Furono sufficienti due passi per raggiungere Jiyu. Una volta dentro la dimensione oscura, Chloe non dovette far altro che squarciare quella notte eterna con Maelstrom per raggiungere la sua camera al Tempio di Hoshu; se ci avesse provato, forse sarebbe riuscita a raggiungere Verlate o persino qualunque cosa ci fosse dall'altro lato di Halka.

Chloe si spogliò delle vesti di Tessitrice per indossare un comodo samue blu, avendo cura di nascondere i bendaggi. Abbandonò presto l'idea di raccogliere i capelli in una crocchia alta: ora che i Rimedi avevano finito il loro effetto, le ferite lanciavano scosse di dolore a seguito dei movimenti più bruschi o complessi. Erano sopportabili, ma optò per legare le ciocche azzurre in una coda bassa che lasciò scivolare oltre le sue spalle, come faceva Brycen.

Avrebbe voluto averlo al suo fianco. Avrebbe voluto sentire le voci dei suoi amici che la spronavano, dandole abbracci e pacche sulla schiena per incoraggiarla. Avrebbe voluto almeno poter contare sulla presenza di Yu-Zhay o Seojun - ma avevano già fatto la loro parte, tutti quanti; ognuno di essi aveva smosso i tasselli che l'avevano condotta lì.

Adesso era il suo turno.

Chloe scese l'ampia scalinata a chiocciola che portava al piano terra, setacciando il Tempio alla ricerca del suo mentore. Non si aspettava di trovarlo nella Sala dell'Heiko: Chen-Yi preferiva offrire le sue preghiere in giardino o nel privato dei suoi alloggi, eppure se ne stava in ginocchio su un morbido cuscino rosso al centro della stanza ottagonale, le mani congiunte a vortice sul suo grembo.

Indossava un lungo changpao bianco dagli orli ricamati, non le vesti da Senza Volto. La maschera gli copriva il viso, ma il capo era libero dal cappuccio e mostrava i corti capelli rossicci dalle radici ingrigite per via dell'età. Di fronte a lui un bastoncino d'incenso bruciava in equilibrio su un piatto di ghisa chiara, rilasciando una lieve scia di fumo odoroso che si perdeva nell'immensità della sala.

Il trono di giada destinato alla Madre era vuoto. Era difficile incontrarla lontano dalle celebrazioni, la sua era una presenza evanescente persino all'interno del Tempio stesso. Eppure, il solo trovarsi al cospetto di quello scranno era sufficiente a opprimere il petto di Chloe, come se avvertisse il peso della pietra di cui era composto gravare sul cuore.

Non abbassò lo sguardo, però. Lo lasciò vagare sulle colonne di marmo bianco screziate da spirali di ossidiana che ne avvolgevano il tronco, lungo il legno rosso che sosteneva innumerevoli lanterne di rame, tra i tendaggi blu e gli affreschi che mostravano le forme più evidenti in cui l'equilibrio degli Dei si manifestava in natura: giorno e notte, terra e cielo, acqua e fuoco, vita e morte. Quel luogo era pregno di una sacralità soffocante, eppure Chloe non aveva mai sentito di appartenergli tanto come oggi.

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