Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero [Revisionato]

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Erano passate settimane dall'ultima volta che Chloe aveva meditato. La missione sottraeva troppo tempo alle sue giornate, che erano diventate così dense di impegni da costringerla a lasciare indietro qualcosa: non poteva trascurare la preghiera, l'allenamento o il suo lavoro, né voleva rinunciare a passare del tempo con Brycen e i suoi amici, ma aveva già ridotto a sei le ore di sonno e interrotto la stesura dei suoi racconti – perciò la scelta era ricaduta sulla meditazione.

La sicurezza con cui aveva deciso di poterne fare a meno sembrava così sciocca, adesso che ne sentiva un disperato bisogno. Era indispensabile che la sua mente fosse sgombra da qualsiasi distrazione. Troppe cose dipendevano da quel giorno, dalla discussione che avrebbe affrontato; Chen-Yi sarebbe arrivato da un momento all'altro e Chloe doveva essere pronta.

Sistemò alcuni cuscini sul pavimento e si inginocchiò con le gambe raccolte sotto di sé, la schiena dritta e le mani abbandonate sulle cosce. Era più facile rilassarsi se poteva ascoltare il suono delle onde che accarezzavano la spiaggia, ma anche il fruscio del vento tra le foglie e il cinguettare di uccellini che la radio diffondeva nel suo appartamento era accettabile. Non voleva che Chen-Yi si mettesse in contatto con lei mentre era fuori casa: uno spazio piccolo, chiuso e familiare le dava l'impressione di avere un maggior controllo da poter esercitare, concedendole un piccolo vantaggio a cui non poteva rinunciare.

Così chiuse gli occhi e lasciò che i pensieri fluissero liberamente attraverso la sua mente, ma senza afferrarli: li sfiorò appena, liberandoli dalle gabbie in cui li teneva rinchiusi senza ragionare su di essi, senza concedere loro alcun potere su di lei. Erano lì, eppure non c'erano; la sua mente ne aveva consapevolezza, ma non vi prestava attenzione.

A poco a poco si abbandonò ai suoi sensi, smise di pensare e si limitò a percepire: si concentrò sul suono delle foglie, sul regolare ritmo del suo respiro, sulla morbidezza dei cuscini, sulla freschezza dell'aria che dalla finestra aperta soffiava sulla sua pelle. Un minuto, due, poi il tempo smise di avere importanza e il mondo si ridusse a quelle sensazioni.

Il sottofondo ambientale mutò, trasportandola in una fitta foresta durante un acquazzone, eppure sembrò il più naturale dei cambiamenti. Il tramonto fece scivolare il suo appartamento nella penombra, ma per i suoi occhi chiusi non fu che una carezza. Chloe sentì il profumo di carne alla brace che dall'esterno giungeva a soppiantare quello leggero dei fiori di ceropegia appesi alle mensole, ascoltò il vociare dei bambini che giocavano al piano superiore, i passi di una coppia che risaliva le scale, il distante scalpitare di cavalli che trainavano carrozze lungo la strada.

Infine sentì chiamare il suo vero nome.

Aprì gli occhi, inspirando un'ultima volta prima di incrociare quelli rossi del suo mentore. La maschera che gli celava il volto era attraversata dalle luci danzanti di un fuoco, le vesti sfoggiavano il verde chiaro del Ciclo dell'Aria per il consueto benvenuto alla primavera. Non disse nulla; restò immobile a fissarla, le mani congiunte a formare il vortice heikun, finché Chloe non piegò il busto, inchinandosi ai suoi piedi.

«Ho fallito, Maestro» disse, lasciando scivolare i lunghi capelli azzurri sul pavimento. «La mia idea per attirare l'attenzione di Tertius ha funzionato. Ho fatto la sua conoscenza e ho avuto modo di passare con lui tutto il tempo della cena, dopo mi ha invitata a visitare il palazzo e siamo rimasti da soli come previsto.»

Chen-Yi emise un lento mugugno. «Tuttavia...?»

«Mi ha rifiutata. Ho provato a farlo cedere, ma ha dichiarato espressamente di non avere simili intenzioni.»

Chloe si rialzò, sostenendo il suo sguardo. Aveva immaginato quella menzogna così tante volte che i ricordi reali sbiadivano al suo cospetto. L'aveva costruita in ogni dettaglio e in essa aveva affidato le sue convinzioni; aveva rifiutato tutto ciò che sapeva, abbandonando ogni connessione con la sua memoria per creare una nuova verità in cui credere.

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