Capitolo 68 - Soltanto una bugia

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Brycen aveva imparato a riconoscere Mindy dal modo in cui suonava il campanello. Premeva sul pulsante per cinque secondi prima di passare a suoni più rapidi e brevi, e nel contempo batteva le nocche con forza contro il legno. Se in quell'intervallo di tempo la porta non era stata aperta, ecco che lei ricominciava, ripetendo la serie come fosse un codice.

Brycen si accasciò sulla poltrona, passandosi una mano sul volto. Non aveva voglia di vederla, così come il giorno precedente e quello ancora prima. Correzione: aveva molta voglia di vederla, ma gli mancavano le energie per giustificare la sua evanescenza e il suo terribile aspetto, o ancor peggio per parlare di Chloe.

«Brycen, lo so che sei in casa!» urlò Mindy, bussando alla porta con più vigore. «Aprimi o giuro che spacco la finestra per entrare! Lo faccio, eh! Guarda che lo faccio!»

Dopo un lungo sospiro, Brycen si arrese: si issò controvoglia e trascinò il passo fino all'ingresso, indugiando prima di abbassare la maniglia.

Quel teatrino lo stava logorando. Odiava mentire ai suoi amici, odiava sentirsi a disagio in loro presenza e odiava dover improvvisare per proteggere il segreto di qualcuno che non si era neppure preoccupato di lasciare un misero biglietto, addossandogli il peso di quell'ingrato compito.

Ma qual era l'alternativa? Raccontare della fine improvvisa della loro relazione non avrebbe giustificato il fatto che Chloe fosse uscita dalle loro vite, e avrebbe funzionato solo se avessero accettato un non voglio parlarne come risposta, cosa improbabile.

Così, nel momento in cui aveva più bisogno dei suoi amici, Brycen era costretto a respingerli.

Drizzò le spalle e aprì la porta, racimolando quel poco di energia che ancora gli restava per abbozzare un sorriso sghembo. Tuttavia, del saluto che tentò di offrire a Mindy non venne fuori che una sillaba strozzata: Brycen ebbe appena il tempo di incrociare i suoi occhi, ridotti a due fessure irose sotto le sopracciglia aggrottate, che la piccola mano di Mindy impattò contro la sua guancia sinistra.

«Questioni di famiglia?!» sbottò lei, schioccando la lingua contro il palato. «Potevate almeno mettervi d'accordo sulla versione da dare!»

Brycen sgranò gli occhi, liberando un lamento confuso mentre si tastava il viso dolorante. Non si accorse del foglio spiegazzato che Mindy stringeva fin quando lei non glielo sbattè contro il petto, premendolo con rabbioso sdegno.

A Brycen fu sufficiente un'occhiata per riconoscere la calligrafia di Chloe, e il bisogno di leggere divenne così impellente che rischiò di strappare il foglio a metà mentre lo spiegava.


Cara Mindy,

Scusa se ti lascio solo una lettera, ma non ho davvero il tempo per passare a salutarti. Devo partire immediatamente per una questione urgente di lavoro di cui non posso parlarti - ma non è niente di preoccupante, tranquilla. Purtroppo ci sono stati degli imprevisti che ora devo risolvere e mi servirà almeno una settimana, ma se tutto va bene questo libro sarà l'ultimo che dovrò scrivere come "fantasma". Prometto che ti spiegherò meglio al mio ritorno! Avvisa tu gli altri, per favore. Ho mandato una lettera al bar, speriamo solo che Monchelli non decida di licenziarmi... Troverò un modo per farmi perdonare. Ci rivediamo presto!

Chloe ♥


Brycen soffermò lo sguardo su quel nome, e tanto bastò per fargli pizzicare gli occhi. Serrò le labbra, sforzandosi di mantenere il contegno, ma quelle parole incidevano solchi nel suo petto come se ogni lettera venisse scavata con forza nella carne viva.

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