Capitolo 57 - Solo un essere umano

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Quattro giorni. Arturo Soleni gli aveva concesso solo quattro giorni per riflettere sulla possibilità di collaborazione, ma escludendo quello in cui l'incontro era avvenuto gliene restavano soltanto tre.

Brycen aveva trascorso il primo in uno stato di profonda riflessione che rasentava la catatonia, vagando tra libreria e salotto come uno spettro, lo sguardo perso nel vuoto e l'attenzione così rapita dalle sue ponderazioni da dimenticarsi persino di mangiare.

Fatta eccezione per la mattina, in cui la sua concentrazione era stata assorbita dalle lezioni tenute in Accademia, non era riuscito a distrarre la sua mente dalla proposta di Arturo in alcun modo. Aveva letto e confrontato così tanti tomi da svuotare uno scaffale intero; aveva scritto e accartocciato un numero indecifrabile di pagine, fino a quando le mani tremanti d'agitazione non riuscivano più a tener ferma la penna; era rimasto immobile per più tempo di quanto avrebbe mai creduto possibile, con lo sguardo che spaziava fuori dalla finestra ma non guardava nulla, e la mente così satura di pensieri che l'unica cosa su cui riusciva a porre la sua concentrazione era il suono di un vuoto silenzio.

Il secondo giorno si decise ad accogliere il consiglio di Chloe e cercare confronti e pareri con i loro amici. Brycen preferiva riflettere da sé e farsi un'idea chiara prima di esporre i suoi pensieri a terzi, ma era sempre stato lento nel farlo; si pentì di non aver abituato la mente a lavorare di più sotto la pressione di rigide scadenze, cullandosi nella possibilità di ragionare con la dovuta calma, in un tempo adeguato per l'analisi di ogni punto che la sua mente riusciva a sviscerare.

Non apprezzava l'idea di chiamare a raccolta le sue conoscenze solo per risolvere i suoi problemi, perciò la sua intenzione era quella di godersi il pranzo a Villa Duniè come meglio poteva e solo dopo, a pomeriggio inoltrato, esporre al gruppo i suoi dilemmi. Non aveva però fatto i conti con la paranoia di Mindy, a cui fu sufficiente una manciata di minuti per comprendere che qualcosa non andava, e la curiosità di Louis e Sabrina, che più di tutti fremevano di conoscere l'esito del suo incontro con Soleni.

La prima reazione che ottenne a seguito del suo racconto fu il silenzio. Seduti attorno al tavolo in sala da pranzo, i suoi amici lo guardavano con occhi sbarrati di stupore, che su ogni viso si mostrava mescolato a una diversa gradazione di entusiasmo o inquietudine.

Brycen non si soffermò a lungo su quelle espressioni, preferendo abbassare lo sguardo a puntare una piccola cassettiera a ridosso della parete, che Jessica aveva deciso di tappezzare con un pattern a scacchi per quella settimana. Così pacchiano da far male agli occhi, lo aveva definito Sabrina; lui invece trovava confortante poter seguire le linee di quei quadri e perdersi nel loro disegno senza fine.

«E tu cos'hai risposto?» azzardò Mindy, cauta. Da quando la conosceva, Brycen non ricordava di averle mai sentito pronunciare una frase con quel tono sottile, aspirato.

«Ancora nulla. Arturo gli ha concesso un paio di giorni per pensarci su» rispose Chloe, la mano di Brycen stretta tra le sue mentre gli accarezzava le dita con dolcezza. Brycen aveva la sensazione che se lei avesse sciolto quella presa, se l'avesse privato del tepore del suo conforto, non sarebbe riuscito neppure a raccontare cos'era successo.

«Non mi piace quel tizio» ammise Edward, incrociando le braccia al petto. «Tutto quest'ottimismo del cazzo è strano. La fa troppo facile, sembra che debba andare a comprare il pane al mercato!»

Jessica annuì al suo fianco e si accasciò sulla sedia, abbandonando le spalle contro lo schienale. «Davvero una passeggiata. "Scusate, possiamo irrompere nella tomba sacra della vostra figura storica più importante, nonché semi-divinità o roba simile?" "Ma certo, nessun problema, già che ci siete volete fermarvi per cena?"»

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