Capitolo 34 - Casa dolce casa (2/2) [Revisionato]

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La tavola imbandita per la cena era addobbata nei colori dell'autunno, un tripudio di arancione, verde e oro che dominava posate e stoffe. I sottili bracci d'argento dei dersvet, candelabri senza candele, si aprivano come rami d'albero per sostenere le Pietre di Sihir intagliate per l'illuminazione, abbracciati dai cesti di frutta di stagione che decoravano il centrotavola.

Molti dei suoi parenti erano già seduti. Rivolsero a Brycen occhiate fugaci mentre si avvicinava al tavolo, bisbigliando tra loro con sguardi divertiti e mani sollevate a nascondere le risa. Sua cugina Karamilla non si curò neppure di quello, scoppiando in una risata così acuta che le altre dovettero suggerirle di abbassare la voce.

Brycen inspirò a fondo. Quella cena si prospettava sfibrante e non voleva cedere al malumore prima ancora che iniziasse. Presi a piccole dosi e separatamente, persino gli zii o i cugini che meno sopportava sapevano essere una compagnia quantomeno accettabile; durante i pasti, riuniti tutti insieme ed ebbri di alcol, avrebbero messo a dura prova la pazienza della più moderata delle Sante.

«Se posso offrirti consiglio, fratello, dovresti mangiare un po' d'uva.» Mari scivolò al suo fianco con Chloe sottobraccio, occhieggiando verso le cugine. «Pare sia un ottimo disintossicante

Brycen soffiò uno sbuffo ilare. «Temo che non sarebbe sufficiente una piantagione intera.»

Offrì il braccio a Chloe, che abbandonò quello della sorella per il suo. Si era cambiata d'abito per la cena, indossando un elegante sarafan verde voglia e raccogliendo i capelli in una treccia che circondava il capo, com'era in voga tra le ragazze zimee della sua età. Era così graziosa che Brycen non poté fare a meno di sorridere.

«La visita della magione è andata bene?»

«Benissimo» disse Chloe, rivolgendo a Mari un'occhiata complice. «Abbiamo chiacchierato un po', tra una stanza e l'altra.»

Brycen drizzò il busto in un sussulto, cercando lo sguardo di sua sorella. «Cosa le hai raccontato?»

«Nulla di falso, parola mia.» Mari alzò le spalle e andò a sedersi, un sogghigno divertito sulle labbra.

Chloe tirò il braccio di Brycen e tese il collo per avvicinarsi al suo orecchio. «Davvero ti fingevi un testimone per infiltrarti in tribunale durante i processi? Quanto mi sarebbe piaciuto vederti!»

«A mia discolpa, ritengo che chiunque dovrebbe avere il diritto di assistere. Non c'è modo migliore per apprendere come funziona la legislazione all'atto pratico. Studiare giurisprudenza è—»

«Qualcosa che dovresti lasciare alla competenza di noi donne.»

Sua zia Ljudmilla lo superò, facendo scorrere gli occhi ametista su di loro in una smorfia sprezzante. Sollevò il mento mentre avanzava, come a volersi ergere ancora di più. Non che ce ne fosse bisogno: le donne zimee erano le più alte del continente e Brycen superava Ljudmilla solo di pochi centimetri.

«Se ti può essere di consolazione, temo non saresti comunque adatto alle professioni giuridiche» proseguì Ljudmilla, scoccando un'occhiata gelida a Chloe. «Parrebbe che tu sia eccessivamente facile da abbindolare.»

Curvò le labbra in un sorriso tanto ampio quanto fittizio, poi andò a sedersi.

«Che zietta amorevole. Tutto questo affetto mi commuove» sussurrò Chloe.

«Mi dispiace. Temo che sia solo l'inizio.»

Brycen la scortò al tavolo e le offrì il posto tra lui e Mari. Edvokin non tardò a occupare la sedia vuota alla sua destra, facendogli cenno di avvicinarsi a lui.

«Desolato di dover essere portatore di tristi novelle, Yce, ma la fortuna non ti arride» sussurrò, aprendo due bottoni della blusa per liberare il collo. «Kholod è stata insolitamente quieta, quest'oggi. Neanche la più piccola disgrazia o l'accenno di uno scandalo. Parrebbe che persino quella vipera di mia sorella sia a corto di pettegolezzi, un avvenimento a cui non avrei mai pensato di poter assistere.»

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