Capitolo 53 - Tempo, respiro, speranza

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Il porto di Lu Whae era buio, quella notte.

Le lanterne bruciavano Acqua di Sihir, emanando una luce diffusa lungo la scogliera, ma ora il pallido bagliore lunare era tutto ciò che illuminava gli scafi oblunghi delle imbarcazioni ormeggiate. La luna era piena, e anche quello era sbagliato: Chloe era certa che dieci anni prima fosse nascosta da stratocumoli, le prime nuvole che aveva imparato a superare con Maelstrom, eppure adesso si ergeva regina di un cielo scuro e privo di stelle.

C'era solo il suono dell'Acqua di Sihir che scorreva lungo le canalette a farle compagnia, e il ritmico toc-toc di una canna oscillante che batteva contro una roccia. Era progettata per riempirsi di Acqua di Sihir ogni trenta secondi, salvo poi soccombere al suo peso e rigettarla in una fontanella da cui avrebbe ricominciato a scorrere. Trenta secondi. Di quello Chloe era certa, eppure sembrava che il ritmo diventasse più sostenuto man mano che si avvicinava alla riva, più simile ad un irrequieto battito cardiaco.

Un uomo su una barca a vela stava mollando gli ormeggi. Il sangue della donna che aveva ucciso spiccava sulle vesti monacali blu e gli imbrattava le mani, macchiando di un rosso troppo brillante il legno e le corde che toccava. Forse aveva pensato che pulirsi avrebbe rubato tempo prezioso alla fuga o forse non gli importava affatto, difficile dirlo. L'unica emozione che Chloe riusciva a decifrare sul suo viso era il terrore: l'uomo ansimava in movimenti frenetici, guardandosi attorno con occhi sbarrati e muscoli tesi. Era in allerta, consapevole che dalle ombre sarebbe giunto qualcosa a rivendicare la sua vita.

Quel qualcosa non avrebbe dovuto essere una Tessitrice di Segreti, ma Chloe non poteva lasciarlo partire e rischiare di perdere le sue tracce. L'anima dell'uomo sarebbe rimasta corrotta per sempre, senza purificazione: un simile peccato non lasciava possibilità di redenzione in vita, solo il Giudizio poteva salvarlo.

«Shiranui Nori.»

Chloe scivolò fuori da un vortice oscuro e atterrò sul ponte senza fare rumore. L'uomo trasalì e soffocò un grido, indietreggiando fino a toccare il parapetto. Con una mano strinse il legno scuro del corrimano, con l'altra afferrò il vortice heikun inciso sulla placchetta del rosario che pendeva al suo collo. Era arancione, Chloe ne era certa, ma le piccole perle sembravano rosse come il sangue che colava dalle sue dita.

«Gli Dèi pretendono giustizia» proseguì, e l'espressione di Shiranui Nori si contorse in una smorfia di cordoglio mentre guaiva parole di cui Chloe non riusciva a comprendere il significato. «Ti sei arricchito fingendoti un Monaco della Vita e vendendo falsi Rimedi, disonorando il nome dell'Ordine monacale e raggirando chi cercava il tuo aiuto. Hai ucciso una donna per nascondere le tue colpe e hai premeditato la tua fuga per sfuggire alle conseguenze.»

Si abbassò la maschera di stoffa e liberò il capo dal cappuccio nero, lasciando scivolare i lunghi capelli azzurri dietro le spalle. Shiranui Nori smise di singhiozzare e la fissò perplesso. Chloe si era palesata come la ragazzina che era, ma sapeva che non era la sua giovane età a stranirlo. L'uomo fissava le sue guance, prive dei tatuaggi che ogni Purificatore portava impressi sul viso.

«Sei una Conciliatrice?» pregò l'uomo, un guizzo di speranza nella sua voce.

Speranza. Sembrava così ovvio, adesso. Al tempo quell'inflessione del tono le era sfuggita, così come il sollievo che gli aveva attraversato lo sguardo.

«Sono qui per il tuo Giudizio. la sentenza è già stata emessa, la tua condotta di questa notte l'ha confermata. Accetterai la punizione con onore, pagando il prezzo del tuo crimine con la vita?» Sfilò il pugnale che portava dietro la schiena e si inginocchiò al suolo, spingendo la lama infoderata ai piedi dell'uomo.

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