capitolo 1

1.3K 9 0
                                    

Alice's Pov
i miei occhi non hanno mai visto la felicità. mai. neanche quando la persona che mi aveva abbondata, era morta davanti ai miei occhi. diciamo che per me fino ai quattro anni è stato tutto buio; preferivo isolarmi, che non stare insieme agli altri bambini dell'orfanotrofio. essi ridevano di me, e di quello che facevo. l'ansia sociale nel tempo si era sviluppata e a poco a poco cominciai a fidarmi a malapena di me stessa. fino a quando, però, vidi la luce. era un silenzioso giorno, uno come tutti gli altri. ma quando all'entrata si affacciarono cinque ragazzi dagli occhi buoni e sinceri, il mio cuore, in un certo senso, sorrise. vidi casa nei loro sguardi e nelle loro risate, fin dal primo momento.

decisero di adottare me, la bambina di cui tutti avevano paura. quella che aveva assistito alla morte della propria madre, quella che non si era dispiaciuta dell'accaduto. all'inizio pensavo che fosse uno scherzo, ma quando uno di loro mi abbracciò, vidi il paradiso. "andiamo a casa" pronunciò un altro, lo stesso che dopo pochi secondi mi prese per mano e mi accompagnò all'uscita.

e da lì cominciai a vivere. avevo una casa, persone a cui volere bene, amici e tutto quello che un'orfana possa desiderare. stavo meglio.

ormai è da un anno che sono qui e loro per me sono la mia famiglia, gli unici che mi hanno salvata da quell'inferno. là dentro venivo maltrattata, picchiata, frustata, presa in giro e tanto altro. e tutto questo perché una volta mi ero "ribellata" agli occhi degli altri bambini, e avevo fatto una semplice linguaccia alla direttrice. da lì abbassai la cresta e capii con chi avevo a che fare.

tralasciando il mio macabro e schifoso passato, ora mi trovo nella mia stanza; la sto sistemando sotto ordine di diego, dato che dobbiamo uscire. i ragazzi lavorano in un'agenzia a cui capo c'è corinne, la loro manager e la mamma della mia migliore amica, clarissa.

immersa nei miei pensieri sento aprire la porta, così appoggio ciò che avevo raccolto da terra sulla scrivania. "vieni amore, dobbiamo andare" mi dice tancredi, facendo un cenno con la testa verso le scale. annuisco e mi stropiccio gli occhi, a causa dell'ora. "stanca?" mi chiede sorridendo e continuando a masticare la gomma che aveva in bocca. "è prestissimo" mi giustifico io facendogli dare un'occhiata all'orologio. annuisce a sua volta e mi spinge dolcemente con una mano sulla schiena mentre lascio la mia cameretta.

"puoi già uscire tata, ci sono lele e gian che ti aspettano alla macchina, io arrivo subito" dice avviandosi verso la camera di valerio. così, scendo da sola le scale e mi dirigo a passo lento a prendere la giacca dall'appendiabiti. dopodiché, esco di casa, ponendo attenzione a non far cadere le piante fuori dalla porta. comincio a correre, dopo aver visto la macchina dei due che mi guardano sorridendo. "ciao cucciola" mi urla gian non appena gli arrivo di fianco. ricambio il saluto e con l'aiuto di lele salgo in auto. "come stai amore?" mi domanda quest'ultimo.

"sono stanchissima mi avete svegliata troppo presto" dico, scoccandogli uno sguardo offeso.
"mica decidiamo noi quando andare a lavoro" mi confessa gianmarco dal posto di guida. "ma io non devo andare a lavoro!" ribatto io. "cosa vuoi restare a casa da sola?" nego con la testa, facendo posto a valerio, poiché si sedeva sempre di fianco a me. gli altri due, tancredi e diego, si accomodarono a quelli dietro di noi. iniziò un brusio di voci che chiacchieravano e io, stanca, mi appoggio alla spalla del ragazzo seduto di fianco a me.

"ho fame" gli dico guardandolo con occhi supplicanti. "e me lo dici ora?" mi chiede lui, incrociando le braccia. mugugno qualcosa e giro la testa verso il finestrino. "è inutile che fai così, appena scendiamo vediamo se cori ha qualcosa" mi dice, continuando a fissarmi. annuisco e torno con la testa sopra alla sua spalla, è molto comoda.

ogni sabato dovevo accompagnare i ragazzi al lavoro perché non avevo nessuno con cui stare a casa, però gli altri giorni, escludendo la domenica, andavo a scuola. facevo esattamente la prima elementare e andavo in classe con clarissa.

dopo circa dieci minuti gian parcheggia la macchina e chiedo a diego, l'unico rimanente, di aiutarmi a slacciare la cintura. così, prima lo fa per sé e scende dalla macchina. successivamente apre lo sportello che dava sul mio sedile e mi libera da quella tortura. "vuoi venire in braccio?" mi propone aprendo le braccia. non me lo faccio ripetere due volte; affondo tra le sue braccia calde e con facilità mi mette una mano sotto la coscia per evitare di farmi cadere. sorrido all'idea di non dover camminare, data la mia stanchezza.

con passo svelto si avviano verso il posto di lavoro e già in lontananza si intravede. è sempre lo stesso, ogni domenica mattina. ma anche io, cosa mi aspetto? che cambi? non credo.
dopo pochissimi minuti, che mi sembrano essere secondi, siamo giunti a destinazione. diego mi appoggia a terra, e dentro di me lo maledico. sbuffo, porgendo la mano a lele. lui sorride e me la prende volentieri. io e lui siamo gli ultimi ad entrare, e dopo i saluti mi dice che deve andare. così gli lascio la mano e come risposta mi scocca un bacio umido e dolce sulla guancia. sorrido.

fanno lo stesso tancredi e valerio, mentre gli altri si limitano a salutarmi con semplici parole. vado verso clarissa, la mia amica, e ci abbracciamo, felici di vederci praticamente tutti i giorni.
parliamo del più e del meno, e poco dopo ci andiamo a sedere alla scrivania di sua madre, posta nella stanza di fianco a quella dei ragazzi. adocchiamo entrambe un computer, che era palesemente quello di corinne. esaminandolo bene, sì, era proprio il suo, dato il nome dell'account con cui era stato effettuato l'accesso.

"che abbiamo qui?" dice clari, aprendo una cartella rinominata "privata". mi avvicino di più allo schermo del computer, curiosando in giro. dinnanzi a noi si radunano delle foto di sua madre da giovane. niente di che da una cartella privata, mi aspettavo di più. deluse, torniamo indietro, prima che ci becchino con le mani nel sacco.

i ragazzi erano molto rigidi sull'educazione, e soprattutto a placare questa mia continua curiosità. "che facciamo?" chiedo guardandomi in giro. oltre a migliaia di computer e tantissimo, forse troppo, silenzio non vedo e non sento nulla. "che ne dici se facciamo un po' di compiti, io ho portato il libro di italiano. possiamo leggerci qualche testo se vuoi!" propone lei.

no. non ho proprio voglia di fare i compiti ora, dopo che ho passato tutto il pomeriggio di ieri sui libri. ma non posso contraddirla, quindi annuisco, pentendomene subito. comincia a ridere, indicandomi. faccio una smorfia, non capendo tutto questo sarcasmo. "e tu ci credi? pensi che di sabato io abbia voglia di fare i compiti?" chiede non riuscendo a smettere di ridere. mi unisco a lei, e dopo poco mi prende per mano.

mi trascina nella porta sul retro della stanza, quella che porta al giardino. "mi tolgo la giacca, tanto fa caldo" dico io, buttandola sul pavimento. lei segue la mia azione, ed entusiaste giochiamo a rincorrerci per tutto il giardino. con clarissa, ovviamente, ogni guaio era assicurato, ma era sempre bellissimo. lei riusciva sempre a scamparle tutte; era la regina delle scuse da utilizzare in caso di pericolo. io invece cedevo, non essendo credibile neanche agli occhi di un clown.

così passa tutta la mattina e io non me ne accorgo neanche. rientriamo che siamo tutte sudate e mi tremano le gambe dal freddo. poco dopo essere uscite, si era alzato il vento e sul momento non ci ho dato molto peso, ma già dopo poche ore stavo morendo di freddo.

sono ghiacciata. non so cosa mi abbia detto che in una fredda giornata di inverno potessi togliermi la giacca e correre fino a sudare.
torno dentro tossendo, accompagnata sempre dalla mia amica.

vediamo aprirsi la porta e io spero con tutta me stessa che non sia uno dei ragazzi. questa volta non ho scampo.

spazio autrice-
ciao! come state? spero tutto bene <3
in ogni caso devo dirvi delle cose
- in questa storia zoe non sarà presente, perché a parer mio era solo un personaggio in più da aggiungere e non avrebbe avuto un ruolo importante nella storia, ma probabilmente sarà presente come comparsa
- talvolta i punti di vista cambieranno anche durante lo sviluppo di un capitolo, per esempio questo è sotto quello di alice, la nostra piccola protagonista, e il prossimo sarà sotto quello di uno dei ragazzi. lascio indovinare a voi!

As Special As The World || Chill HouseWhere stories live. Discover now