capitolo 7

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Tanc's Pov
alzo lo sguardo dal telefono e noto gli occhi di quasi tutti i ragazzi rivolti verso alice. la guardo anche io e poi faccio una smorfia. non stavano guardando lei ma il suo piatto, pieno.
"quindi?" le chiede gian. in risposta scuote la testa, guardando poi nella mia direzione con occhi supplicanti. "no" ripeto io per la millesima volta, tornando a guardare il telefono.

la sento sbuffare rumorosamente e allontanare il piatto dal suo viso. "tanto finché non mangi non ti alzi" le dice valerio, rispedendole il piatto indietro. "mangiala tu" gli dice lei, guardandolo negli occhi.

"cosa scusa?" domanda valerio facendo finta di non aver sentito per farselo ripetere. aspetto che lei risponda, ma questa fatidica risposta non arriva. aspettiamo ancora qualche minuto ma lei non si spreca neanche a toccare la forchetta. "va bene-dico alzandomi- tu resti lì fino a quando non hai finito, io me ne vado" lascio la sala da pranzo e vado in salotto, seguito a ruota dai ragazzi.

ovviamente l'abbiamo fatto apposta; di sicuro ali preferiva stare con noi che in cucina da sola con un piatto di pasta. quindi per venire doveva per forza mangiare. aspettiamo il tempo necessario e nel mentre ci intratteniamo con qualche risata di lele, provocata dal solletico di diego. "che coglioni" sento pronunciare da gian, dietro di me.
"qualcuno oggi pomeriggio deve andare a comprare l'acqua, la stiamo finendo" dice valerio, cercando qualcuno che volesse andare a comprarla.

"ci vado io" mi propongo "con lele e ali" dico facendo annuire i ragazzi. "vado a vedere a che punto sta" faccio, alzandomi dal divano per andare dalla piccola. entro in cucina ed effettivamente sta mangiando, quindi la lascio fare con calma senza farmi vedere. torno dagli altri e annuisco sorridendo. ce la stiamo facendo.

aspettiamo circa venti minuti e finalmente la peste arriva. "finito?" le chiedo io prendendola sulle mie gambe. annuisce sorridendo. si mette a cavalcioni su di me e io sorrido a mia volta. le lascio qualche carezza sulla schiena e poi sento la mano di lele che accarezza la coscia della bambina.

non posso fare altro che sorridere e guardare come le sue dita circondano la ciccia della piccola, facendola così rilassare. prima che quest'ultima si possa appoggiare sul petto, valerio si affretta a venire da noi. si ferma in piedi di fianco ad ali e successivamente si abbassa alla sua altezza per baciarle la guancia più volte. "sei stata bravissima" dice accogliendola in un caloroso abbraccio.

poco dopo mi alzo e mi vesto per uscire. dovevamo andare al supermercato e poi passare velocemente da cori che mi doveva dare un documento stampato.
"amore vieni che ci prepariamo" dico ad alice allungandole una mano, che prende subito. "ma io non ho voglia" risponde lei piagnucolando.

"dai non farmi arrabbiare, vieni" ribatto nuovamente, tirandola verso di me. "no voglio stare qui" sento dire. mi volto verso di lei e la guardo male. "mi devo alzare?" sento chiedere severamente da valerio, in quale era ancora seduto sul divano. guardo la bambina e lei sbuffa, poi si lascia prendere. così la vesto e poi con lele ci affrettiamo ad uscire.

aperta la macchina, faccio salire per prima ali, così da poterla legare al seggiolino senza problemi. saliamo anche io e il moro e partiamo. "mi stringe la cintura" dice la bimba seduta dietro. "ed è proprio quello che deve fare, così ti stai un po' ferma" dico girandomi a guardarla.

"ma a me dà fastidio!" ribattei lei, oggi purtroppo stava in vena di capricci. non rispondiamo e io e lele ci mettiamo a parlare del più e del meno. non sentendola lamentarsi, mi giro a controllare.
tutto a posto, penso.

allungo una mano verso di lei e coccolo la coscia, cercando di distrarla dalla strada. dopo cinque minuti siamo arrivati, e così come l'ho aiutata a salire, l'aiuto a scendere.

mi dà la mano senza che io glielo chieda ed insieme attraversiamo la strada. a prendere l'acqua ci mettiamo davvero poco, e dopo aver pagato torniamo in macchina, direzione agenzia.
"andiamo a casa?" mi chiede alice mentre le sto allacciando la cintura. nego con la testa e mi siedo al mio posto, di fianco a quello di lele.

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