capitolo 27

265 10 0
                                    

Tancredi's Pov
attraversiamo la strada per raggiungere l'automobile. ci mettiamo ognuno al suo corrispondente posto e partiamo.
"quanto ci vuole?" chiede già ali, facendomi pentire di starla portando con noi.

"già cominci?" le chiede vale, allungandole una mano per farla sentire meno sola. abbassa lo sguardo, dispiaciuta, e mi fa sentire leggermente in colpa. ma devo resistere, dobbiamo educarla.

"stamattina ho fatto i compiti per il weekend e ho sistemato la camera" dice a vale, giocherellando con le sue dita. si gira e sorride complimentandosi. "quanto traffico" dice lele, mettendosi in coda.

impreco a bassa voce, ci sarebbe voluto il doppio del tempo se ci fosse stata tutta quella gente per strada. passano dieci minuti e non mento dicendo che mi stessi stufando anche io. "voglio scenderee" lagna la bambina ai sedili posteriori, cominciando a calciare.

"niente capricci, tra poco siamo arrivati" le ricorda lele, indicando da lontano l'agenzia. tiro un sospiro di sollievo e in non più di cinque minuti siamo già a piedi per fare quei cento metri di marciapiede.

allungo la mano senza le chiavi di casa a mia famiglia e quest'ultima non esita a prenderla. sorrido interiormente ma mantengo un lato duro nella vita reale. comincio a chiacchierare con i ragazzi del più e del meno ma sento subito tirarmi il braccio.

"no mani in bocca" dico togliendole bruscamente l'indice che aveva messo sulle labbra. mi fa segno di prenderla in braccio e a malincuore lo faccio, prendendola da sotto le ascelle e sostenendola con un braccio sotto al sedere. appoggia la testa nell'incavo del mio collo e si lascia completamente andare.

ma tanto tra poco dovrà scendere perché io dovrò lavorare e non mi è permesso tenermi una bimba capricciosa tra le braccia. all'entrata ci sono gli altri ragazzi e tra risate e lavoro passa la mattinata.

dopo pranzo ci rimettiamo ai computer ma poco dopo vengo interrotto dalle bimbe. "possiamo uscire?" mi chiede ali, facendomi gli occhi dolci. mi dispiace dirle di no e comunque non potrebbero fare altro, quindi cedo. "non allontanatevi" dico ricordando loro l'immensità del giardino dell'azienda.

annuiscono felici e corrono fuori a giocare. è bello vederla felice, ma sarà ancora meglio vederla rispettosa e felice. per ora è solo uno dei due.

nel pomeriggio spedisco alcuni ragazzi a fare delle commissioni, così all'azienda rimaniamo solo io e diego, e ovviamente anche corinne.
tra sedute parlate di roba complessa si fa tardi, così decidiamo di andare a casa.

"vai a chiamare le bambine" faccio a diego, dirigendomi con corinne all'uscita.
parliamo un po' nel mentre che aspettiamo, ma nel giro di due minuti lui è già lì accompagnato dalle bambine. ha ali in braccio e per fortuna questa volta non sarà il mio arto superiore ad andare in cancrena, bensì il suo.

poco dopo siamo già in macchina pronti per tornare a casa, ma optiamo per passare a comprare due cose al supermercato.
"voglio andare a casa" dice ali, inconsapevole del fatto che stessimo andando a fare una piccola e breve spesa.

"tra un po'" le rispondo, guardando fuori dal finestrino. arriviamo al centro commerciale nel giro di cinque minuti e cominciamo a comprare la roba. o almeno, diego comincia. io cerco di distrarre alice, che la sera non fa altro che lamentarsi anche dell'aria che respira.

mi volto un attimo e la perdo di vista, e benedetto il signore, non la trovo più. faccio due corsie e fortunatamente è alla terza. "oi, devi stare vicino a me, hai capito? è l'ultima volta che te lo dico" l'avverto, riportandola da diego. anche lui le lancia uno sguardo di fuoco e la piccola abbassa lo sguardo.

aiuto diego con l'acqua, e wow, cazzo. un'altra volta alice sparita. basta, questa volta le prende. giro cinque scaffali e comincia a salirmi l'ansia quando non la trovo più davvero, ma poi puff, sbuca dal nulla.

"non ti trovavo più, scusami" mi dice, aggrappandosi alla mia gamba. me la stacco di dosso e la prendo di forza, stringendo la presa sul polso. le rifilo due sculaccioni secchi e veloci, senza neanche darle il tempo di provare a fermarmi.

mi dispiace ma se lo merita, non può andare dove le pare in un posto così pieno di gente, rischiando di capitare davanti alla persona sbagliata e con brutte intenzioni. "non ti allontanare mai più, chiaro? quante volte te l'ho detto?" la sgrido, girandola verso di me per poterla guardare negli occhi.

continua a piangere, singhiozzando, e poi annuendo. sbuffo, rialzandomi alla mia altezza e  prendendole la mano poco dolcemente per andare a pagare. aiuto diego con le buste e siamo pronti per tornare a casa. nel viaggio di ritorno non sento neanche una volta la voce di ali, ma non mi faccio neanche sorprendere troppo da questa cosa.

arrivati a casa lascio a diego la spesa e io prendo ali. le allungo la mano e le vieto di venirmi in braccio, così la faccio un po' camminare. arrivati a casa, prendo ali in disparte, rendendomi conto che potrei non essere stato abbastanza chiaro.
"stai un po' qui così ti calmi, poi vengo io e parliamo, hm?" le chiedo, facendola sedere sul divano. annuisce, portando le ginocchia al petto e circondandole con le mani.

vado in soccorso di diego che stava riscontrando problemi col mettere via la spesa e i seguenti dieci minuti mi volano, così decido di tornare da alice.
"mi spieghi perché quando ti diciamo una cosa fai sempre l'esatto contrario?"le domando, guardandola negli occhi.

mugugna fortemente, stendendo le gambe. "lo sai che ci si può perdere? come facciamo a ritrovarti se non ti stai stare ferma cinque minuti e ci scappi da tutte le parti?" le chiedo ancora, appoggiandole una mano sulla coscia.

"non l'ho fatto apposta" sussurra, guardando attentamente la mia mano sul suo corpo. "ti avevo appena sgridata perché ti stavi allontanando, amore eri stata anche avvisata" le ricordo, spronandola a parlare.

mi avvicino a lei per scoccarle un bacio veloce sulla guancia, ma quando si accascia con la testa sul mio petto non posso far altro che prenderla fra le mie braccia. "hai capito perché ti ho sgridato?" le chiedo, massaggiandole la schiena.

annuisce, aggiungendo "perché mi sono allontanata ed è pericoloso", facendomi sorridere.

As Special As The World || Chill HouseWo Geschichten leben. Entdecke jetzt